Un medico su quello che ha visto a Gaza. Ospedali in rovina. Di Dayton Dalton (New Yorker Daily, 18 aprile 2025)
Il 29 gennaio, due settimane dopo l’accordo tra Israele e Hamas sul cessate il fuoco, ho attraversato Gaza come componente di una missione medica di dodici persone. Dopo aver attraversato il sud di Israele in un convoglio delle Nazioni Unite, abbiamo seguito una scorta militare israeliana attraverso un labirinto di barriere di cemento. Poi siamo usciti dai nostri veicoli e abbiamo trascinato valige piene di cose essenziali – garze, antibiotici, cateteri, cesoie da trauma – attraverso una porta blindata. Abbiamo superato una terra di nessuno di filo spinato dove crescevano inverosimili piante di tarassaco. Infine, siamo montati su un furgoncino con un parabrezza in frantumi e ci ha portato a Khan Younis, una città di varie centinaia di migliaia di persone nella zona meridionale di Gaza. Il nostro guidatore sterzava di continuo per evitare i crateri; quasi tutte le strutture che superavamo erano danneggiate. Ad un incrocio, un minareto sorgeva su una moschea in rovina. Eppure la città era viva. Ho visto una famiglia che sorseggiava tè in un edificio senza tetto. Quasi la metà dei due milioni di residenti di Gaza sono bambini, e sono dappertutto – ridono, salutano, fanno volare aquiloni di carta. (prosegue nell'interno)