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L’impatto della austerità dei bilanci pubblici nell’eurozona, di Martin Wolf (17 aprile 102)

 

The impact of fiscal austerity in the eurozone

April 27, 2012 12:48 pm

By Martin Wolf

giu 25 l

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Paul Krugman has an interesting blog on the New York Times website on austerity and growth in the eurozone. I thought it would be interesting to examine the question, using the latest data from the International Monetary Fund’s World Economic Outlook database.

I have defined the fiscal tightening as the percentage point change in the structural general government deficit from 2008, the year of the crisis, to the forecast for 2012. The assumption is that this change represents the results of policy, rather then cyclical effects. I have taken growth as being the proportional change in GDP from 2008 to 2012.

The result is below. It is what I would have expected: the bigger the structural tightening, the larger the fall in GDP. The estimated fit is fairly good for this sort of calculation. Every percentage point of structural fiscal tightening is estimated to lower GDP by 1.5 per cent of its 2008 level. So the 8 percentage points of structural fiscal tightening in Greece lowered its GDP by 12 per cent.

Apart from the support this calculation gives to those who think austerity is contractionary, at least in current conditions, what else does it tell us about this relationship?

  1. First, the economies of Malta, France and Germany seem to be surprises: they have grown, despite fiscal contractions. But fiscal contraction of France and Germany is small and their growth is small, too. These are not significant surprises.
  2. Second, the economies of the Netherlands and Finland have contracted modestly, despite modest fiscal loosening. These are also modest surprises.

In all, then, of the fifteen countries, only five show a surprising relationship between fiscal tightening and economic growth and all but one of these (Malta) are only small surprises.

I would add that the fiscal contractions in Greece and Ireland have been very large indeed. It is no surprise that these economies have contracted sharply.

In all, there is no evidence here that large fiscal contractions bring benefits to confidence and growth that offset the direct effects of the contractions. They bring exactly what one would expect: small contractions bring recessions and big contractions bring depressions.

Moreover, the cumulative performance of eurozone economies between 2008 and 2012 is poor. Only six economies are forecast to grow at all: Austria; Belgium; France; Germany; Malta; and the Slovak Republic

Finally, since a large number of countries are expected to tighten their fiscal positions substantially in coming years, their economies are likely to contract. How long the political glue will hold in these circumstances is a really interesting question.

 

L’impatto della austerità dei bilanci pubblici nell’eurozona

 

Di Martin Wolf [1]

giu 25 l

 

 

 

 

 

 

 

 

Paul Krugman ha un interessante blog sul sito web del New York Times a proposito di austerità e di crescita nell’eurozona. Ho pensato che sarebbe stato utile esaminare la questione utilizzando i dati provenienti dall’archivio dell’Economic Outlook del FMI.

Ho definito la restrizione finanziaria pubblica come il cambiamento del punto percentuale nel complessivo governo strutturale del deficit a partire dal 2008 e sino alle previsioni per il 2012. L’assunto è che questo cambiamento rappresenti i risultati della politica, piuttosto che gli effetti derivanti dal ciclo. Esprimo la crescita nei termini del cambiamento proporzionale del PIL dal 2008 al 2012.

Il risultato è qua sotto [2]. Corrisponde a quello che mi sarei aspettato: più grande è la restrizione finanziaria strutturale, più larga è la caduta del PIL. La rispondenza della stime è abbastanza buona per questo genere di calcoli. Ogni punto percentuale di restrizione finanziario strutturale corrisponde ad PIL più basso dell’1,5 per cento, rispetto al livello del 2008. In modo tale che 8 punti percentuali della restrizione finanziaria della Grecia riducono il suo PIL del 12 per cento.

A parte il sostegno che questo calcolo fornisce a coloro che pensano che l’austerità abbia effetti di contrazione, almeno nella condizioni attuali, che cos’altro ci dice questa relazione?

1.    In primo luogo, le economie di Malta, Francia e Germania sembrano essere delle sorprese: nonostante le contrazioni finanziarie, sono cresciute. Ma le contrazioni finanziarie di Grancia e Germania sono piccole e la loro crescita è anch’essa piccola. Queste non sono soprese significative

2.    In secondo luogo le economie dei Paesi Bassi e della Finlandia si sono contratte modestamente, nonostante la modesta riduzione della finanza pubblica. Anche queste sono sorprese modeste.

Nel complesso dei quindici paesi, dunque, solo cinque mostrano una relazione sorprendente tra restrizione dei bilanci e crescita economica e tutti questi, ad eccezione di Malta, sono soltanto piccole sorprese.

Vorrei aggiungere che le contrazioni della finanza pubblica in Grecia e in Irlanda sono state in effetti assai rilevanti. Non è una sorpresa che queste economie abbiano avuto brusche contrazioni.

Nel complesso, non c’è in questi dati alcuna prova che ampie contrazioni della finanza pubblica comportino benefici di fiducia e di crescita tali da bilanciare gli effetti delle contrazioni. Esse comportano esattamente quello che ci si sarebbe aspettati: piccole contrazioni comportano recessioni e grandi contrazioni comportano depressioni [3].  

Inoltre, l’andamento complessivo delle economie dell’eurozona tra il 2008 e il 2012 è debole. Soltanto per sei economie è prevista una crescita effettiva: Austria, Belgio, Francia, Germania, Malta e la Repubblica di Slovacchia.

Infine, considerato che ci si attende che un certo numero di paesi operi restrizioni sostanziali negli anni avvenire nelle proprie finanze pubbliche [4], è probabile che le loro economie si contraggano. Quanto terrà in queste circostanze il ‘collante’ della politica è una domanda davvero interessante.



[1] Articolo apparso sul blog del Financial Times.

[2]

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[3] Come è noto, termini come crisi economica-recessione-depressione sono indicativi di casistiche che convenzionalmente si possono così riassumere: si ha crisi quando il PIL diminuisce rispetto all’anno precedente di un valore inferiore al punto percentuale; si ha recessione quando quella diminuzione è superiore al punto percentuale, si ha depressione quando la recessione, talora anche per effetto dell’aumento dei tassi di interesse, produce una crisi più ampia della occupazione, del credito e della domanda di beni e servizi. Negli Stati Uniti d’America si parla di recessione quando il PIL reale diminuisce per almeno due trimestri successivi.

[4]

giu 25 n

 

 

 

 

 

 

 

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