There will be two big stars at the Republican National Convention, and neither of them will be Mitt Romney. One will, of course, be Paul Ryan, Mr. Romney’s running mate. The other will be Chris Christie, the governor of New Jersey, who will give the keynote address. And while the two men could hardly look or sound more different, they are brothers under the skin.
How so? Both have carefully cultivated public images as tough, fiscally responsible guys willing to make hard choices. And both public images are completely false.
I’ve written a lot lately deconstructing the Ryan myth, so let me turn today to Mr. Christie.
When Mr. Christie took office in January 2010, New Jersey — like many other states — was in dire fiscal straits thanks to the effects of a depressed economy. Unlike the federal government, states are required by their constitutions to run more or less balanced budgets every year (although there is room for accounting gimmicks), so like other governors, Mr. Christie was forced to engage in belt-tightening.
So far so normal: while Mr. Christie has made a lot of noise about his tough budget choices, other governors have done much the same. Nor has he eschewed budget gimmicks: like earlier New Jersey governors, Mr. Christie has closed budget gaps in part by deferring required contributions to state pension funds, which is in effect a form of borrowing against the future, and he has also sought to paper over budget gaps by diverting money from places like the Transportation Trust Fund.
If there is a distinctive feature to New Jersey’s belt-tightening under Mr. Christie, it is its curiously selective nature. The governor was willing to cancel the desperately needed project to build another rail tunnel linking the state to Manhattan, but has invested state funds in a megamall in the Meadowlands and a casino in Atlantic City.
Also, while much of his program involves spending cuts, he has effectively raised taxes on low-income workers and homeowners by slashing tax credits. But he vetoed a temporary surcharge on millionaires while refusing to raise the state’s gasoline tax, which is the third-lowest in America and far below tax rates in neighboring states. Only some people, it seems, are expected to make sacrifices.
But as I said, Mr. Christie talks a good (and very loud) game about his willingness to make tough choices, making big claims about spending cuts — claims, by the way, that PolitiFact has unequivocally declared false. And for the past year he has been touting what he claims is the result of those tough choices: the “Jersey comeback,” the supposed recovery of his state’s economy.
Strange to say, however, Mr. Christie has told reporters that he won’t use the term “Jersey comeback” in his keynote address. And it’s not hard to see why: the comeback, such as it was, has hit the skids. Indeed, the latest figures show his state with the fourth-highest unemployment rate in the nation. Strikingly, New Jersey’s 9.8 percent unemployment rate is now significantly higher than the unemployment rate in long-suffering Michigan, which has had a true comeback thanks to the G.O.P.-opposed auto bailout.
Now, state governors don’t actually have much impact on short-run economic performance, so the skidding New Jersey economy isn’t really Mr. Christie’s fault. Still, he was the one who chose to make it an issue. And even more important, he’s still pushing the policies the state’s recovery was supposed to justify.
You see, all that boasting about the Jersey comeback wasn’t just big talk (although it was that, too). It was, instead, supposed to demonstrate that good times were back, revenue was on the upswing, and it was now time for what Mr. Christie really wants: a major cut in income taxes.
Even if the comeback were real, this would be a highly dubious idea. By all accounts, New Jersey still has a significant structural deficit, that is, a deficit that will persist even when the economy recovers. Furthermore, the Christie tax-cut proposal would do very little for the middle class but give large breaks to the wealthy.
But in any case, the good times are by no means back, and neither is the revenue boom that was supposed to justify a tax cut. So has the very responsible Mr. Christie accepted the idea of at least delaying his tax-cut plan until the promised revenue gains materialize? Of course not.
Which brings me back to the comparison with Paul Ryan. Mr. Ryan, as people finally seem to be realizing, is at heart a fiscal fraud, boasting about his commitment to deficit reduction but actually placing a much higher priority on tax cuts for the wealthy. Mr. Christie may have a different personal style, but he’s playing the same game.
In other words, meet the new boaster, same as the old boaster. And pray that we won’t get fooled again.
Un altro scivolone sulla scena, di Paul Krugman
New York Times, 26 agosto 2012
Ci saranno due grandi stelle alla Convenzione Nazionale del Partito Repubblicano, e nessuna di esse sarà Mitt Romney. Una sarà, ovviamente, Paul Ryan, il compagno di cordata di Romney. L’altra sarà Chris Christie, il Governatore del New Jersey, che terrà il discorso di apertura [1]. E mentre le due persone difficilmente potrebbero sembrare e parlare in modi più diversi, sotto la pelle sono gemelli.
Come è possibile? Entrambi hanno coltivato immagini pubbliche di persone severe, fiscalmente responsabili, intenzionate a fare scelte dure. Ed entrambe quelle immagini pubbliche sono completamente false.
Di recente ho scritto non poco per smontare il mito di Ryan, fatemi dunque adesso passare al signor Christie.
Quando Christie assunse il suo incarico nel gennaio del 2010, il New Jersey – come molti altri Stati – era in terribili ristrettezze finanziarie grazie agli effetti di un’economia depressa. Diversamente dal Governo Federale, gli Stati sono tenuti dalle loro costituzioni a gestire ogni anno bilanci più o meno in equilibrio (pur essendoci lo spazio per trucchi contabili), cosicché, come altri governatori, il signor Christie fu costretto ad impegnarsi a stringere le cinghie.
Fin qui tutto normale: mentre Christie faceva un gran chiasso sulle sue severe scelte di bilancio, altri governatori facevano più o meno lo stesso. Né egli rifuggì dai trucchi di bilancio: come i precedenti Governatori del New Jersey, il signor Christie chiuse i buchi di bilancio in parte rinviando i contributi dovuti ai fondi pensione dello Stato, la qualcosa in effetti è una forma di prestito sul futuro, e cercò anche di nascondere alcuni di quei buchi distraendo soldi da oggetti come il Fondo Fiduciario dei Trasporti.
Se c’è una caratteristica distintiva dell’austerità del New Jersey sotto il signor Christie, è la sua natura curiosamente selettiva. Il Governatore ha voluto cancellare il progetto terribilmente necessario della costruzione di un secondo tunnel ferroviario di collegamento dello Stato a Manhattan, ma ha investito fondi statali in un mega centro commerciale nei Meadowlands [2] ed in un casinò ad Atlantic City.
Inoltre, mentre gran parte del suo programma riguarda tagli alle spese, nei fatti egli ha alzato le tasse sui lavoratori a basso reddito e sui proprietari di case, riducendo i crediti di imposta. Eppure ha messo il veto su una temporanea sovrattassa sui redditi milionari mentre si è rifiutato di alzare le tasse dello Stato sulla benzina, che sono le terze più basse degli Stati Uniti ed assai inferiori alle aliquote degli Stati confinanti. A quanto sembra, ci si aspetta che i sacrifici li facciano solo alcuni.
Ma come ho detto, il signor Christie predica bene ma razzola davvero male quanto alla sua volontà di fare scelte severe, con grandi proclami sui tagli alle spese – proclami, sia detto tra parentesi, che PolitiFact [3] ha inequivocabilmente dichiarato falsi. E, nel corso dell’anno passato, egli ha reclamizzato quello che sostiene sia il risultato di quelle scelte severe: il “ritorno del Jersey”, il preteso rilancio dell’economia del suo Stato.
Strano a dirsi, tuttavia, il signor Christie ha riferito ai giornalisti che non userà il termine “ritorno del Jersey” nel suo discorso inaugurale. E non è difficile comprendere il motivo: il ritorno, o quello che sembrava tale, è andato a rotoli. In effetti, le più recenti statistiche mostrano il suo Stato con il quarto più elevato tasso di disoccupazione della Nazione. In modo impressionante, il tasso di disoccupazione del 9,8 per cento è oggi significativamente più alto del tasso di disoccupazione del Michigan, che è in cattive condizioni da molto tempo ed ha avuto una vera ripresa grazie al salvataggio del settore dell’automobile, nonostante l’opposizione del Partito Repubblicano.
Ora, i governatori degli Stati non producono in effetti grandi effetti sulle prestazioni economiche nel breve termine, cosicché il fatto che l’economia del New Jersey sia finita fuori strada non è una responsabilità di Christie. Tuttavia, è stato lui a scegliere di porre sul tavolo tale parola d’ordine. Ed ancora più importante, è lui che sta tuttora favorendo politiche che si pensava fossero giustificate dalla ripresa dello Stato.
Come vi potere render conto, tutto quel vantarsi sul ‘ritorno del Jersey’ non è stata soltanto una grande chiacchiera (sebbene sia stata anche quello). Si è, in realtà, creduto di poter dimostrare che erano tornate le vacche grasse, che le entrate erano in ripresa e che fosse adesso il momento per quello che il signor Christie realmente vuole: un importante taglio alle tasse sui redditi.
Anche se il ritorno fosse un fatto vero, si tratterebbe di un’idea assai dubbia. Tutto considerato, il New Jersey ha ancora un deficit strutturale significativo, ovvero un deficit destinato a persistere anche quando l’economia fosse in ripresa. Inoltre, le proposte di tagli fiscali di Christie cambiano molto poco per le classi medie, ma offrono grandi sgravi ai più ricchi.
In ogni caso, comunque, non siamo affatto tornati alle vacche grasse, e neanche si è in presenza di un boom delle entrate tale da giustificare tagli alle tasse. Ha dunque il molto responsabile signor Christie almeno accettato l’idea di una dilazione del suo programma di sgravi fiscali, sinché non si materializzeranno i promessi incrementi delle entrate? Niente affatto.
La qualcosa mi riporta al paragone con Paul Ryan. Il signor Ryan, come la gente finalmente sembra si stia accorgendo, è al centro di una frode fiscale, reclamizzando il suo impegno nella riduzione del deficit ma in effetti stabilendo una priorità assai maggiore agli sgravi fiscali per i più ricchi. Il signor Christie può avere un diverso stile personale, ma sta giocando la stessa partita.
In altre parole, si fa conoscenza con un nuovo sbruffone, in tutto simile a quello precedente. E preghiamo di non restare fregati ancora una volta.
[1] Chris Christie, Governatore repubblicano del New Jersey, è stato oggetto di alcuni articoli fortemente critici di Krugman (“The end of the tunnel”, del 8/10/2010; “Cannibalize the future” del 12/4/2012; “Prisons, privatization, patronage” del 21/6/2012).
[2] Il nome di un’area palustre del New Jersey.
[3] “PolitiFact” è una iniziativa messa in atto dal giornale “Tampa Bay Times”, con la quale giornalisti di varie testate operano una sorta di ‘messa ai raggi x’ di dichiarazioni di uomini politici, per dedurne il loro grado di veridicità o di tendenza alla falsificazione.
By mm
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