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Disprezzo per chi lavora (New York Times 20 settembre 2012)

 

Disdain for Workers

By PAUL KRUGMAN
Published: September 20, 2012

 

By now everyone knows how Mitt Romney, speaking to donors in Boca Raton, washed his hands of almost half the country — the 47 percent who don’t pay income taxes — declaring, “My job is not to worry about those people. I’ll never convince them that they should take personal responsibility and care for their lives.” By now, also, many people are aware that the great bulk of the 47 percent are hardly moochers; most are working families who pay payroll taxes, and elderly or disabled Americans make up a majority of the rest.

 

But here’s the question: Should we imagine that Mr. Romney and his party would think better of the 47 percent on learning that the great majority of them actually are or were hard workers, who very much have taken personal responsibility for their lives? And the answer is no.

For the fact is that the modern Republican Party just doesn’t have much respect for people who work for other people, no matter how faithfully and well they do their jobs. All the party’s affection is reserved for “job creators,” a k a employers and investors. Leading figures in the party find it hard even to pretend to have any regard for ordinary working families — who, it goes without saying, make up the vast majority of Americans.

Am I exaggerating? Consider the Twitter message sent out by Eric Cantor, the Republican House majority leader, on Labor Day — a holiday that specifically celebrates America’s workers. Here’s what it said, in its entirety: “Today, we celebrate those who have taken a risk, worked hard, built a business and earned their own success.” Yes, on a day set aside to honor workers, all Mr. Cantor could bring himself to do was praise their bosses.

 

Lest you think that this was just a personal slip, consider Mr. Romney’s acceptance speech at the Republican National Convention. What did he have to say about American workers? Actually, nothing: the words “worker” or “workers” never passed his lips. This was in strong contrast to President Obama’s convention speech a week later, which put a lot of emphasis on workers — especially, of course, but not only, workers who benefited from the auto bailout.

 

And when Mr. Romney waxed rhapsodic about the opportunities America offered to immigrants, he declared that they came in pursuit of “freedom to build a business.” What about those who came here not to found businesses, but simply to make an honest living? Not worth mentioning.

 

Needless to say, the G.O.P.’s disdain for workers goes deeper than rhetoric. It’s deeply embedded in the party’s policy priorities. Mr. Romney’s remarks spoke to a widespread belief on the right that taxes on working Americans are, if anything, too low. Indeed, The Wall Street Journal famously described low-income workers whose wages fall below the income-tax threshold as “lucky duckies.”

What really needs cutting, the right believes, are taxes on corporate profits, capital gains, dividends, and very high salaries — that is, taxes that fall on investors and executives, not ordinary workers. This despite the fact that people who derive their income from investments, not wages — people like, say, Willard Mitt Romney — already pay remarkably little in taxes.

 

Where does this disdain for workers come from? Some of it, obviously, reflects the influence of money in politics: big-money donors, like the ones Mr. Romney was speaking to when he went off on half the nation, don’t live paycheck to paycheck. But it also reflects the extent to which the G.O.P. has been taken over by an Ayn Rand-type vision of society, in which a handful of heroic businessmen are responsible for all economic good, while the rest of us are just along for the ride.

 

In the eyes of those who share this vision, the wealthy deserve special treatment, and not just in the form of low taxes. They must also receive respect, indeed deference, at all times. That’s why even the slightest hint from the president that the rich might not be all that — that, say, some bankers may have behaved badly, or that even “job creators” depend on government-built infrastructure — elicits frantic cries that Mr. Obama is a socialist.

 

 

Now, such sentiments aren’t new; “Atlas Shrugged” was, after all, published in 1957. In the past, however, even Republican politicians who privately shared the elite’s contempt for the masses knew enough to keep it to themselves and managed to fake some appreciation for ordinary workers. At this point, however, the party’s contempt for the working class is apparently too complete, too pervasive to hide.

The point is that what people are now calling the Boca Moment wasn’t some trivial gaffe. It was a window into the true attitudes of what has become a party of the wealthy, by the wealthy, and for the wealthy, a party that considers the rest of us unworthy of even a pretense of respect.

 

Disprezzo per chi lavora, di Paul Krugman

New York Times 20 settembre 2012

 

A questo punto ognuno sa come Mitt Romney, parlando a Boca Raton [1] ai contribuenti della sua campagna elettorale, si sia lavato le mani di quasi la metà del paese – il 47 per cento che non paga le tasse sul reddito – dichiarando: “Non è il mio compito preoccuparmi per questa gente. Non li convincerò mai che dovrebbero avere responsabilità personale e cura per l loro vita”. A questo punto, inoltre, molte persone sono al corrente che è assai difficile che la maggior parte di quel 47 per cento sia composta di scrocconi; sono soprattutto famiglie di lavoratori che pagano le tasse sugli stipendi, e americani anziani o disabili compongono la maggioranza di quelli che restano.

Ma qua è la domanda: dovevamo immaginarci che il signor Romney e il suo Partito avrebbero avuto un migliore giudizio su quel 47 per cento, una volta appreso che la grande maggioranza di loro  sono o sono state persone che hanno lavorato duramente, che si sono assunte grande responsabilità personale per le loro vite? E la risposta è no.

Perché il fatto è che il Partito Repubblicano dei nostri giorni proprio non ha rispetto per la gente che lavora per altra gente, non importa quanto facciano bene ed affidabilmente il loro lavoro. Tutta la passione del Partito si rivolge ai cosiddetti “creatori di posti di lavoro”, vale a dire impresari ed investitori. I personaggi a capo del Partito trovano difficile persino avere un qualche rispetto per le famiglie normali dei lavoratori – che, inutile dirlo, sono l’ampia maggioranza degli americani.

Sto esagerando? Si veda il messaggio spedito su Twitter da Eric Cantor, il leader della maggioranza repubblicana alla Camera, in occasione del Labor Day, una festività in particolare dedicata ai lavoratori americani. Ecco cosa ha detto, nella sua interezza: “Oggi celebriamo coloro che si sono presi un rischio, che hanno lavorato duramente, costruito un’impresa e si sono guadagnati il loro successo personale”. Ovvero, in un giorno prescelto per onorare i lavoratori, tutto quello che il signor Cantor si è spinto di fare sono stati i complimenti per i loro capi.

Nel caso pensiate che si sia trattato solo di una svista personale, andate al discorso di accettazione alla Convenzione Nazionale Repubblicana del signor Romney. Cosa ha avuto da dire sui lavoratori americani? In effetti, niente: le parole “lavoratore” o “lavoratori” non gli sono mai passate dalle labbra. Questo era in marcato contrasto con il discorso di Obama alla convenzione della settimana successiva, nel quale è stata messa molta enfasi sui lavoratori – specialmente, come è naturale, ma non soltanto, sui lavoratori che hanno tratto beneficio dal salvataggio del settore dell’auto.

E quando il signor Romney si è prodotto in una sviolinata sulle opportunità che l’America offre agli immigranti, ha dichiarato che essi vengono alla ricerca della “libertà di costruire un’impresa”. Che dire di coloro che arrivano qua non per mettere su impresa, ma semplicemente per vivere onestamente? Quelli non meritano di essere ricordati.

Non vale la pena di dirlo, il disprezzo del Partito Repubblicano per i lavoratori va oltre la retorica. Esso è profondamente radicato nelle priorità politiche del Partito. Le considerazioni di Romney si rivolgono ad un generale convincimento che le tasse sugli americani che lavorano, semmai, siano troppo basse. In effetti, The Wall Street Journal ha descritto i lavoratori a basso reddito i cui salari cascano sotto la soglia della tassazione sui redditi come “tesorucci fortunati”.

La destra ritiene che quello che veramente va tagliato sono le tasse sui profitti di impresa, sulle rendite di capitale, sui dividendi e sugli stipendi molto alti – vale a dire le tasse che riguardano gli investitori ed i dirigenti, non i lavoratori normali. Nonostante che la gente che derivano il loro reddito dagli investimenti, non dai salari – per intenderci, personee come Willard Mitt Romney – già paghi considerevolmente poco di tasse.

Da dove viene questo disprezzo per i lavoratori? In una certa misura, ovviamente, riflette l’influenza del denaro sulla politica: i contribuenti del grande capitale, come quelli a cui parlava Romney quando se l’è presa con la metà della nazione, non hanno la busta paga alla fine del mese. Ma esso riflette anche la misura nella quale nel Partito Repubblicano è subentrata una visione della società alla Ayn Rand [2], nella quale un pugno di imprenditori eroici sono responsabili di tutto il buono della società,    mentre i restanti semplicemente si godono lo spettacolo.

Agli occhi di coloro che condividono questa visione, la ricchezza merita un trattamento speciale, e non solo nella forma di una bassa tassazione. Essi devono anche ottenere in continuazione rispetto, vera e propria deferenza. Questa è la ragione per la quale persino il minimo accenno da parte del Presidente al fatto che i ricchi non possono essere considerati tutti in quel modo – che, ad esempio, alcuni banchieri si sono comportati pessimamente, o che anche i “costruttori di lavoro” dipendono dalle infrastrutture realizzate dallo Stato – provoca convulse lamentele sul socialismo di Obama.

Ora, sentimenti del genere non sono nuovi; “Atlas Shrugged” [3], dopo tutto, fu pubblicato nel 1957. Nel passato, tuttavia, persino i politici repubblicani che in privato condividevano il disprezzo per le masse delle classi dirigenti, sapevano tenerselo abbastanza riservato e riuscivano a fingere un qualche apprezzamento per i lavoratori normali. Ma a questo punto il rigetto del Partito per la classe lavoratrice sembra sia diventato troppo integrale, troppo  pervasivo per essere nascosto.

Il punto è che quello che le persone oggi chiamano il “Boca moment” non è stata una gaffe banale. Era una finestra sulle reali inclinazioni di quello che è diventato un Partito dei ricchi, composto da ricchi ed al servizio dei ricchi, un partito che ci considera, noi restanti, immeritevoli persino di finto rispetto.

 



[1] Amena località della Contea di Palm Beach, in Florida.

giu 18 2

 

 

 

 

 

 

 

 

[2] Vedi nota in calce all’articolo del 23 agosto.

[3] Il romanzo della Rand.

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