Articoli sul NYT

La cura dell’ottimismo (New York Times 23 settembre 2012)

 

The Optimism Cure

By PAUL KRUGMAN
Published: September 23, 2012

Mitt Romney is optimistic about optimism. In fact, it’s pretty much all he’s got. And that fact should make you very pessimistic about his chances of leading an economic recovery.

As many people have noticed, Mr. Romney’s five-point “economic plan” is very nearly substance-free. It vaguely suggests that he will pursue the same goals Republicans always pursue — weaker environmental protection, lower taxes on the wealthy. But it offers neither specifics nor any indication why returning to George W. Bush’s policies would cure a slump that began on Mr. Bush’s watch.

 

In his Boca Raton meeting with donors, however, Mr. Romney revealed his real plan, which is to rely on magic. “My own view is,” he declared, “if we win on November 6, there will be a great deal of optimism about the future of this country. We’ll see capital come back, and we’ll see — without actually doing anything — we’ll actually get a boost in the economy.”

Are you feeling reassured?

In fairness to Mr. Romney, his assertion that electing him would spontaneously spark an economic boom is consistent with his party’s current economic dogma. Republican leaders have long insisted that the main thing holding the economy back is the “uncertainty” created by President Obama’s statements — roughly speaking, that businesspeople aren’t investing because Mr. Obama has hurt their feelings. If you believe that, it makes sense to argue that changing presidents would, all by itself, cause an economic revival.

 

There is, however, no evidence supporting this dogma. Our protracted economic weakness isn’t a mystery; it’s what normally happens after a major financial crisis. Furthermore, business investment has actually recovered fairly strongly since the official recession ended. What’s holding us back is mainly the continued weakness of housing combined with a vast overhang of household debt, the legacy of the Bush-era housing bubble.

 

 

By the way, in saying that our prolonged slump was predictable, I’m not saying that it was necessary. We could and should have greatly reduced the pain by combining aggressive fiscal and monetary policies with effective relief for highly indebted homeowners; the fact that we didn’t reflects a combination of timidity on the part of both the Obama administration and the Federal Reserve, and scorched-earth opposition on the part of the G.O.P.

But Mr. Romney, as I said, isn’t offering anything substantive to fight the slump, just a reprise of the usual slogans. And he has denounced the Fed’s belated effort to step up to the plate.

 

Back to the optimism thing: It’s true that some studies suggest a secondary role for uncertainty in depressing the economy — and conservatives have seized on these studies, claiming vindication. But if you actually look at the measures of uncertainty involved, they’ve been driven not by fear of Mr. Obama but by events like the euro crisis and the standoff over the debt ceiling. (O.K., I guess you could argue that electing Mr. Romney might encourage businesses by promising an end to Republican economic sabotage.)

You should also know that efforts to base policy on speculations about business psychology have a track record — and it’s not a good one.

 

Back in 2010, as European nations began implementing savage austerity programs to placate bond markets, it was common for policy makers to deny that these programs would have a depressing effect. “The idea that austerity measures could trigger stagnation is incorrect,” insisted Jean-Claude Trichet, then the president of the European Central Bank. Why? Because these measures would “increase the confidence of households, firms and investors.”

 

At the time I ridiculed such claims as belief in the “confidence fairy.” And sure enough, austerity programs actually led to Depression-level economic downturns across much of Europe.

Yet here comes Mitt Romney, declaring, in effect, “I am the confidence fairy!”

Is he? As it happens, Mr. Romney offered a testable proposition in his Boca remarks: “If it looks like I’m going to win, the markets will be happy. If it looks like the president’s going to win, the markets should not be terribly happy.” How’s that going? Not very well. Over the past month conventional wisdom has shifted from the view that the election could easily go either way to the view that Mr. Romney is very likely to lose; yet markets are up, not down, with major stock indexes hitting their highest levels since the economic downturn began.

 

It’s all kind of sad. Yet the truth is that it all fits together. Mr. Romney’s whole campaign has been based on the premise that he can become president simply by not being Barack Obama. Why shouldn’t he believe that he can fix the economy the same way?

But will he get a chance to put that theory to the test? At the moment, I’m not optimistic.

 

La cura dell’ottimismo, di Paul Krugman

New York Times 23 settembre 2012

 

Mitt Romney è ottimista a proposito di ottimismo. In effetti, non è poco tutto quello che ha avuto. E quel fatto ci dovrebbe rendere pessimisti sulle sue possibilità di guidare una ripresa dell’economia.

Come molte persone hanno notato, il “programma economico” in cinque punti di Romney è praticamente esente da ogni sostanza. Esso vagamente indica che perseguirà gli stessi obbiettivi che i Repubblicani hanno sempre perseguito – una tutela dell’ambiente più debole, tasse più basse sui ricchi. Ma non offre né specificazioni né un qualche indizio del perché, tornando alle politiche di Bush, si curerebbe una depressione che è cominciata con Bush medesimo.

Nel suo incontro con i finanziatori a Boca Raton, tuttavia, Romney ha rivelato il suo piano reale, che si basa sulla magia. “La mia personale opinione”, ha dichiarato, “è che se noi vinciamo il 6 novembre, ci sarà una grande dose di ottimismo sul futuro di questo paese. Vedremo i capitali tornare indietro, e vedremo – senza effettivamente far niente – che concretamente daremo una spinta all’economia”.

Vi sentite rassicurati?

Bisogna riconoscere al signor Romney che la sua asserzione secondo la quale eleggendolo si susciterebbe spontaneamente un boom economico è coerente con l’attuale dogma economico del suo Partito. I dirigenti repubblicani insistono da molto sul fatto che la cosa che trattiene principalmente l’economia è l’ “incertezza” creata dai discorsi del Presidente Obama – il che è più o meno come dire che gli imprenditori non investono perché Obama ha ferito le loro sensibilità. Se si crede a ciò, ha senso sostenere che cambiando il Presidente si provocherebbe, di per sé, un rilancio dell’economia.

Non c’è, tuttavia, alcuna prova a sostegno di questo dogma. La nostra perdurante debolezza economica non è un mistero; è quanto normalmente succede dopo una importante crisi finanziaria. Inoltre, gli investimenti delle imprese sono in effetti risaliti in modo abbastanza consistente, dal momento che la recessione ufficiale è terminata [1]. Quello che ci condiziona è principalmente la prolungata debolezza del settore delle costruzioni insieme ad una ampia sovraesposizione al debito delle famiglie, eredità della bolla immobiliare dell’epoca di Bush.

Tra parentesi, dicendo che la nostra perdurante crisi era prevedibile, non sto dicendo che era necessaria. Avremmo potuto e dovuto ridurre grandemente le sofferenze combinando politiche aggressive della  moneta e della finanza pubblica ad un effettivo sostegno ai proprietari di abitazioni fortemente indebitati; non averlo fatto è stato il riflesso di una combinazione della timidezza della Amministrazione Obama e della Federal Reserve e di una opposizione da ‘terra bruciata’  del Partito Repubblicano.

Ma il signor Romney, come ho detto, non sta offrendo niente di sostanziale per combattere questa crisi, solo una ripresa degli slogans consueti. Ed egli ha denunciato il tardivo sforzo della Fed di prendere in mano la situazione.

Tornando alla faccenda dell’ottimismo: è vero che alcuni studi suggeriscono un ruolo secondario dell’incertezza nel deprimere l’economia – e i conservatori hanno fatto propri questi studi, portandoli a propria giustificazione. Ma se guardate effettivamente alle indicazioni di incertezza in gioco, esse non sono state provocate da timori su Obama, bensì da eventi come la crisi dell’euro e l’impasse sulla questione del tetto del debito [2] (ammetto che si potrebbe sostenere che eleggendo il signor Romney si potrebbero incoraggiare le imprese con la promessa di una fine del sabotaggio economico dei Repubblicani).

Si dovrebbe anche sapere che gli sforzi per basare la politica su speculazioni sulla psicologie delle imprese hanno un precedente tutt’altro che positivo.

Nel passato 2010, quando le nazioni europee cominciarono ad incrementare programmi selvaggi di austerità per placare i mercati dei bonds, era consuetudine degli operatori politici negare che questi programmi avrebbero avuto effetti depressivi. “L’idea che le misure di austerità possano innescare la stagnazione è infondata” affermò più volte Jean-Claude Trichet, allora Presidente della Banca Centrale Europea. Perché? Perché quelle misure avrebbero “accresciuto la fiducia della famiglie, delle imprese e degli investitori”.

A quel tempo ironizzai su quelle pretese, definendole una fede nella “fata turchina della fiducia”. E , come previsto, i programmi dell’austerità hanno effettivamente portato in gran parte dell’Europa a regressioni economiche al livello della depressione.

Tuttavia, ecco che arriva Mitt Romney che, in sostanza, dichiara “Sono io la fata turchina della fiducia!”

E’ lui? Si dà il caso che Romney abbia offerto una proposizione verificabile nelle sue considerazioni a Boca: “Come appare che io sia destinato a vincere, i mercati diventano di buon umore. Se sembra che il Presidente sia destinato a vincere, i mercati sono tutt’altro che di buon umore”. Sta andando così? Non esattamente. Nel mese passato il senso comune si è spostato dall’opinione per la quale le elezioni  potevano facilmente finire in tutti e due i modi, all’opinione per la quale era assai probabile che Romney perdesse; tuttavia i mercati sono saliti, non scesi, con importanti indici azionari che hanno battuto i loro livelli più alti dal momento in cui la crisi economica ebbe inizio.

E’ tutto un po’ triste. Tuttavia, la verità è che in tutto ciò c’è coerenza. L’intera campagna del signor Romney  è stata basata sulla premessa che egli possa diventare Presidente semplicemente perché non è Barack Obama. Perché non dovrebbe credere di poter sistemare l’economia nello stesso modo?

Ma riuscirà a mettere quella teoria alla prova? Sul momento non sono ottimista.




[1] Nel testo appare una connessione con uno studio della Fed di St Louis, che mostra questa tabella sull’andamento degli investimenti negli ultimi anni. Come si vede, siamo ora al punto più alto dell’ultimo ventennio:

giu 18 1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[2] Ovvero sugli episodi di crisi politico-economica che si vengono ripetendo da un po’ di tempo, allorquando la Camera deve approvare il provvedimento meramente tecnico della approvazione del superamento del tetto del debito, e l’ostruzionismo repubblicano apre un conflitto drammatico sul possibile blocco della spesa pubblica (conflitto che poi in qualche modo si risolve in modi abbastanza bizantini).

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"