Remember Rosie Ruiz? In 1980 she was the first woman to cross the finish line at the Boston Marathon — except it turned out that she hadn’t actually run most of the race, that she sneaked onto the course around a mile from the end. Ever since, she has symbolized a particular kind of fraud, in which people claim credit for achieving things they have not, in fact, achieved.
And these days Paul Ryan is the Rosie Ruiz of American politics.
This would have been an apt comparison even before the curious story of Mr. Ryan’s own marathon came to light. Still, that’s quite a story, so let’s talk about it first.
It started when Hugh Hewitt, a right-wing talk-radio host, interviewed Mr. Ryan. In that interview, the vice-presidential candidate boasted about his fitness, declaring that he had once run a marathon in less than three hours.
This claim piqued the interest of Runner’s World magazine, which noted that marathon times are recorded — and that it was unable to find any evidence of Mr. Ryan’s accomplishment. It eventually transpired that Mr. Ryan had indeed once run a marathon, but that his time was actually more than four hours.
In a statement issued by a spokesman, Mr. Ryan tried to laugh the whole thing off as a simple error. But serious runners find that implausible: the difference between sub-three and over-four is the difference between extraordinary and perfectly ordinary, and it’s not something a runner could get wrong, unless he’s a fabulist who imagines his own reality. And does suggesting that Mr. Ryan is delusional rather than dishonest actually make the situation any better?
Which brings us back to the real issues of this presidential campaign.
Obviously nobody cares how fast Mr. Ryan can run, and even his strange marathon misstatement wouldn’t be worth talking about in isolation. What makes this incident so striking is, instead, the way it resonates with the essential Rosie-Ruizness of Mr. Ryan’s whole political persona, which is built around big boasts about accomplishments he hasn’t accomplished.
For Mr. Ryan, as you may recall, has positioned himself as an icon of truth-telling and fiscal responsibility, while offering policy proposals that are neither honest nor responsible. He calls for huge tax cuts, while proposing specific spending cuts that, while inflicting immense hardship on our most vulnerable citizens, would fall far short of making up for the revenue loss. His claims to reduce the deficit therefore rely on assertions that he would make up for the lost revenue by closing loopholes that he refuses to specify, and achieve further huge spending cuts in ways that he also refuses to specify.
But didn’t the Congressional Budget Office evaluate Mr. Ryan’s plan and conclude that it would indeed reduce the deficit? I’m glad you asked that. You see, the budget office didn’t actually evaluate his plan, because there weren’t enough details. Instead, it let Mr. Ryan specify paths for future spending and revenue, while noting — in what sounds to me like a hint of snark — that “No proposals were specified that would generate that path.”
So Mr. Ryan basically told the budget office to assume that his plan would slash the deficit, then claimed the resulting report as vindication of his deficit-slashing claims. Sorry, but that’s the policy equivalent of sneaking into a marathon near the finish line, then claiming victory.
Still, Mitt Romney, not Mr. Ryan, is the presidential candidate, although that’s sometimes hard to remember. So how does Romney/Ryan differ from Ryan alone? It’s worse. Like the Ryan plan, the Romney plan offers huge tax breaks to corporations and the wealthy, while pledging to offset these cuts by closing unspecified loopholes; but Mr. Romney adds to the implausibility by also demanding higher defense spending and eliminating the Medicare cost savings contained in Obamacare. Realistically, the Romney plan would explode the deficit, not reduce it.
Yet Mr. Romney boasts about his fiscal responsibility; in Tampa he accused President Obama of hurting the economy with big deficits (while also declaring that Mr. Obama was destroying jobs by cutting military spending — go figure), then declared that “We will cut the deficit and put America on track to a balanced budget.” Yep, he’s another Rosie Ruiz Republican.
So what is this election about? To be sure, it’s about different visions of society — about Medicare versus Vouchercare, about preserving the safety net versus destroying it. But it’s also a test of how far politicians can bend the truth. This is surely the first time one of our major parties has run a campaign so completely fraudulent, making claims so at odds with the reality of its policy proposals. But if the Romney/Ryan ticket wins, it won’t be the last.
Repubblicani alla Rosie Ruiz, di Paul Krugman
New York Times 2 settembre 2012
Vi ricordate di Rosie Ruiz? Nel 1980 fu la prima donna a tagliare il traguardo alla Maratona di Boston – sennonché si scoprì che non aveva corso per davvero gran parte della gara, che si era infilata furtivamente nel circuito a circa un miglio dalla fine. Da quel momento divenne il simbolo di un particolare tipo di frode, nella quale le persone reclamano credito per aver realizzato cose che, in effetti, non hanno fatto.
E in questi giorni Paul Ryan è la Rosie Ruiz della politica americana.
Questo paragone sarebbe stato appropriato anche prima che la curiosa storia della maratona del signor Ryan venisse alla luce. Tuttavia, quello è proprio un fatto accaduto, dunque cominciamo da lì.
Ha avuto inizio al momento in cui Hugh Hewitt, un presentatore di programmi radiofonici di destra, intervistò il signor Ryan. In quella intervista, il candidato alla vicepresidenza si dette delle arie sulla sua forma fisica, sostenendo che in una occasione aveva corso uno maratona in meno di tre ore.
La affermazione suscitò l’interesse della rivista Runner’s World, che notò che i tempi della maratona sono registrati, e che non era possibile trovare alcun riscontro del risultato di Ryan. Venne così alla luce che effettivamente il signor Ryan aveva una volta partecipato ad una maratona, ma che in realtà il suo tempo era stato superiore alle quattro ore.
Con una dichiarazione diramata da un portavoce, Ryan ha provato a mettere in burla l’intera faccenda alla stregua di un semplice errore. Ma i corridori seri lo giudicano poco verosimile: la differenza tra meno di tre ore e più di quattro è la stessa che c’è tra una prestazione straordinaria ed una del tutto ordinaria, non è qualcosa su cui un atleta può sbagliarsi, a meno che non sia una raccontatore di balle capace di scambiare l’immaginazione con la realtà. Peraltro, l’idea che Ryan sia un illusionista anziché un disonesto, rende forse le cose migliori?
La qualcosa ci riporta ai temi reali della campagna elettorale per la Presidenza.
Ovviamente non interessa a nessuno quanto sia veloce il signor Ryan, e non sarebbe il caso neanche di parlare della sua strana falsa dichiarazione sulla maratona. Quello che rende questo incidente così impressionante, piuttosto, è il modo in cui esso si attaglia al fondamentale carattere alla Rosie Ruiz della complessiva personalità politica di Ryan, costruita attorno grandi vanterie su risultati mai ottenuti.
Perché il signor Ryan, come potete ricordare, si è presentato come un icona del dire le cose come stanno e della responsabilità fiscale, nel mentre ha avanzato proposte politiche che non sono né oneste né responsabili. Egli chiede grandi sgravi fiscali, nel frattempo prevedendo tagli specifici alla spesa pubblica che, mentre provocherebbero enormi traversie ai nostri concittadini più deboli, sarebbero del tutto insufficienti a pareggiare le entrate perdute. Di conseguenza, le sue pretese di riduzione del deficit si basano sulle affermazioni secondo le quali egli compenserebbe la diminuzione delle entrate con l’interruzione di elusioni fiscali che si rifiuta di specificare, nonché sulla realizzazione di ulteriori tagli alle spesa in modi che parimenti si rifiuta di chiarire.
Ma il Congressional Budget Office non ha fatto un stima del programma di Ryan, e non ha concluso che, in effetti, esso ridurrebbe il deficit? Mi fa piacere che lo chiediate. Sapete, l’ufficio del bilancio, in realtà, non ha valutato il suo programma, in quanto non c’erano specificazioni sufficienti. Piuttosto, esso ha lasciato che fosse Ryan ad indicare i percorsi per le entrate e le spese future, al tempo stesso osservando – la qual cosa secondo me fa pensare ad una sorta di sarcasmo – che “non è stata offerta alcuna proposta specifica che provocherebbe percorsi del genere”.
Dunque, fondamentalmente il signor Ryan ha detto all’ufficio del bilancio di partire dall’assunto secondo il quale il suo programma abbatterebbe il deficit, dopodiché ha preteso che il rapporto risultante fosse la conferma delle sue affermazioni sull’abbattimento del deficit. Spiacente, ma questo è l’equivalente politico dell’infilarsi in una maratona vicino al traguardo e poi di pretendere d’aver vinto.
Tuttavia, il candidato alla Presidenza è Mitt Romney, non il signor Ryan, per quanto talvolta sia difficile ricordarsene. Che differenza c’è tra la coppia Romney/Ryan e il solo Ryan? E’ anche peggio. Come il programma di Ryan, quello di Romney offre grandi sgravi fiscali alle imprese ed ai più ricchi, nel mentre promette di compensare questi tagli attraverso l’interruzione di elusioni fiscali non specificate; ma Romney è ancora meno plausibile, chiedendo anche una spesa più elevata per la difesa ed eliminando i risparmi di spesa su Medicare che sono contenuti nella riforma assistenziale di Obama. Realisticamente, il programma di Romney farebbe esplodere il deficit, piuttosto che ridurlo.
Tuttavia Romney si fa vanto della sua responsabilità fiscale; a Tampa egli ha accusato il Presidente Obama di arrecare danno all’economia con elevati deficit (e in contemporanea ha anche dichiarato che Obama ha distrutto posti di lavoro tagliando le spese militari – vallo a capire), dopodiché ha dichiarato: “Noi ridurremo il deficit e metteremo l’America sul percorso di un bilancio in equilibrio”. Eccoci, un altro repubblicano alla Rosie Ruiz.
Su cosa vertono, dunque, queste elezioni? Si può esser certi che esse riguardino due diverse concezioni della società – Medicare contro Vouchercare [1], difendere le reti della sicurezza sociale anziché distruggerle. Ma esse sono anche un test su come gli uomini politici possono distorcere la verità. E’ sicuramente la prima volta che uno dei nostri principali partiti ha condotto una campagna elettorale in modo così interamente fraudolento, avanzando pretese talmente agli antipodi della realtà delle sue proposte politiche. Ma se la coppia Romney/Ryan vince, non sarà l’ultima.
By mm
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