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Il trionfo dell’errore? (New York Times 11 ottobre 2012)

 

Triumph of the Wrong?

By PAUL KRUGMAN

Published: October 11, 2012

 

In these closing weeks of the campaign, each side wants you to believe that it has the right ideas to fix a still-ailing economy. So here’s what you need to know: If you look at the track record, the Obama administration has been wrong about some things, mainly because it was too optimistic about the prospects for a quick recovery. But Republicans have been wrong about everything.

 

About that misplaced optimism: In a now-notorious January 2009 forecast, economists working for the incoming administration predicted that by now most of the effects of the 2008 financial crisis would be behind us, and the unemployment rate would be below 6 percent. Obviously, that didn’t happen.

Why did the administration get it wrong? It wasn’t exaggerated faith in the power of its stimulus plan; the report predicted a fairly rapid recovery even without stimulus. Instead, President Obama’s people failed to appreciate something that is now common wisdom among economic analysts: severe financial crises inflict sustained economic damage, and it takes a long time to recover.

 

This same observation, of course, offers a partial excuse for the economy’s lingering weakness. And the question we should ask given this unpleasant reality is what policies would offer the best prospects for healing the damage. Mr. Obama’s camp argues for an active government role; his last major economic proposal, the American Jobs Act, would have tried to accelerate recovery by sustaining public spending and putting money in the hands of people likely to use it. Republicans, on the other hand, insist that the path to prosperity involves sharp cuts in government spending.

And Republicans are dead wrong.

The latest devastating demonstration of that wrongness comes from the International Monetary Fund, which has just released its World Economic Outlook, a report combining short-term prediction with insightful economic analysis. This report is a grim and disturbing document, telling us that the world economy is doing significantly worse than expected, with rising risks of global recession. But the report isn’t just downbeat; it contains a careful analysis of the reasons things are going so badly. And what this analysis concludes is that a disproportionate share of the bad news is coming from countries pursuing the kind of austerity policies Republicans want to impose on America.

 

O.K., it doesn’t say that in so many words. What the report actually says is: “Activity over the past few years has disappointed more in economies with more aggressive fiscal consolidation plans.” But that amounts to the same thing.

For leading Republicans have very much tied themselves to the view that slashing spending in a depressed economy — “fiscal consolidation,” in I.M.F.-speak — is good, not bad, for job creation. Soon after the midterm elections, the new Republican majority in the House of Representatives issued a manifesto on economic policy — titled, “Spend less, owe less, grow the economy” — that called for deep spending cuts right away and pooh-poohed the whole notion that fiscal consolidation (yes, it used the same term) might deepen the economy’s slump. “Non-Keynesian effects,” the manifesto declared, would make everything all right.

 

 

Well, that turns out not to be remotely true. What the monetary fund shows is that the countries pursing the biggest spending cuts are also the countries that have experienced the deepest economic slumps. Indeed, the evidence suggests that in brushing aside the standard view that spending cuts hurt the economy in the short run, the G.O.P. got it exactly wrong. Recent spending cuts appear to have done even more harm than most analysts — including those at the I.M.F. itself — expected.

 

Which brings us to the question of what form economic policies will take after the election.

If Mr. Obama wins, he’ll presumably go back to pushing for modest stimulus, aiming to convert the gradual recovery that seems to be under way into a more rapid return to full employment.

 

Republicans, however, are committed to an economic doctrine that has proved false, indeed disastrous, in other countries. Nor are they likely to change their views in the light of experience. After all, facts haven’t gotten in the way of Republican orthodoxy on any other aspect of economic policy. The party remains opposed to effective financial regulation despite the catastrophe of 2008; it remains obsessed with the dangers of inflation despite years of false alarms. So it’s not likely to give up its politically convenient views about job creation.

And here’s the thing: if Mitt Romney wins the election, the G.O.P. will surely consider its economic ideas vindicated. In other words, politically good things may be about to happen to very bad ideas. And if that’s how it plays out, the American people will pay the price.

 

Il trionfo dell’errore?, di Paul Krugman

New York Times 11 ottobre 2012

 

In queste settimane di chiusura della campagna elettorale, ogni parte vuol far credere di possedere  le idee giuste per porre rimedio ad un’economia ancora in sofferenza. Ecco dunque quello che vi occorre sapere: se guardate all’esperienza storica, la Amministrazione Obama ha sbagliato qualcosa, principalmente perché è stata troppo ottimistica sulle prospettive di una rapida ripresa. Ma i repubblicani hanno sbagliato tutto.

A proposito del malriposto ottimismo: in una ormai famigerata previsione del gennaio del 2009, economisti che operavano per conto della amministrazione entrata in carica avevano previsto che a quel punto gran parte degli effetti della crisi finanziaria del 2008 fossero alle nostre spalle, e che il tasso di disoccupazione sarebbe sceso al di sotto del 6 per cento. Non andò così, come è evidente.

Perché l’Amministrazione fece quello sbaglio? Non si trattò di una esagerata fiducia nel suo programma di sostegno; quel rapporto prevedeva una ripresa abbastanza rapida anche senza quelle misure. Piuttosto, i collaboratori di Obama non seppero valutare qualcosa che oggi è diventato senso comune tra gli analisti economici: le gravi crisi finanziarie [1] provocano danni economici prolungati, e occorrono tempi lunghi per riprendersi.

La stessa osservazione ovviamente, offre una parziale scusante per la perdurante debolezza dell’economia. E la domanda che dovremmo porre, data questa realtà spiacevole, è quali politiche offrirebbero le migliori prospettive per porre rimedio a quel danno. Lo schieramento di Obama sostiene un ruolo attivo dello Stato; la sua ultima importante proposta economica, l’ American Jobs Act [2], avrebbe cercato di accelerare le ripresa con il sostegno della spesa pubblica e mettendo i soldi nella mani delle persone che è verosimile che li usino. I Repubblicani, sul fronte opposto, insistono che la strada per la prosperità passi per tagli radicali alla spesa pubblica.

E i Repubblicani hanno torto marcio.

L’ultima clamorosa dimostrazione di quell’errore viene dal Fondo Monetario Internazionale, che ha appena pubblicato il suo World Economic Outlook, un rapporto che unisce previsione a breve termine con profonda analisi economica. Questo rapporto è un documento spiacevole e inquietante, che ci dice che l’economia mondiale sta andando significativamente peggio di quanto di prevedesse, con crescenti rischi di recessione globale. Ma il rapporto non è solo pessimistico; contiene un’analisi scrupolosa delle ragioni per le quali le cose stanno andando così male. E la conclusione di questa analisi è che una quota sproporzionata delle cattive notizie vengono dai paesi che perseguono quel genere  di politiche dell’austerità che i Repubblicani vogliono imporre in America.

E’ vero, per dirlo esso non spende molte parole. Quello che effettivamente il rapporto dice è: “L’attività negli anni recenti è stata maggiormente deludente nelle economie con programmi di consolidamento più aggressivi”. Ma questo significa la stessa cosa.

Il punto è che i Repubblicani più eminenti si sono molto legati al punto di vista secondo il quale abbattere la spesa in un’economia depressa – il “consolidamento delle finanze pubbliche”, nel linguaggio del FMI –  è utile e non negativo per la creazione di posti di lavoro. Subito dopo le elezioni di medio termine, la nuova maggioranza repubblicana alla Camera dei Rappresentanti ha messo in circolazione un manifesto di politica economica – dal titolo “spendere di meno, far meno debiti, far crescere l’economia” – che chiedeva nell’immediato profondi tagli della spesa pubblica e ridicolizzava l’idea stessa che il consolidamento della finanza pubblica (proprio così, usava lo stesso termine) potesse approfondire la caduta dell’economia. “Effetti non-keynesiani”, dichiarava il manifesto, avrebbero fatto andare tutto a meraviglia.

Ebbene, si scopre che questo non è neanche lontanamente vero. Quello che il Fondo mette in evidenza è che i paesi che hanno perseguito i maggiori tagli di spesa sono anche quelli che hanno conosciuto le cadute economiche peggiori. In effetti, i dati confermano che nel trascurare il punto di vista tradizionale secondo il quale i tagli alla spesa colpiscono nel breve periodo l’economia, il Partito Repubblicano ha sbagliato completamente. I recenti tagli alla spesa sembrano aver fatto un danno maggiore di quello che molti analisti – compresi quelli del FMI stessi – si aspettavano.

Il che ci riporta alla domanda di quale forma la politica assumerà dopo le elezioni.

Se Obama vince, presumibilmente egli tornare ad insistere per un modesto sostegno all’economia, mirando a convertire la graduale ripresa che sembra in corso in un più rapido ritorno alla piena occupazione.

I repubblicani, tuttavia, sono legati ad una dottrina economica che si è mostrata falsa, anzi disastrosa, in altri paesi. Né è probabile che cambino i loro punti di vista alla luce dell’esperienza. Dopo tutto, i fatti non hanno interferito con l’ortodossia dei Repubblicani su nessun altro aspetto della politica economica. Il Partito continua ad opporsi ad una efficace regolamentazione finanziaria nonostante la catastrofe del 2008; resta fissato sui pericoli dell’inflazione nonostante anni di falsi allarmi. Dunque, non è probabile che rinunci ai suoi politicamente vantaggiosi [3] punti di vista in materia di posti di lavoro.

E qua è il punto: se Mitt Romney vince le elezioni, il Partito Repubblicano sicuramente la considererà una conferma delle sue idee economiche. In altre parole, in politica buone cose possono capitare ad idee pessime. E se è quello quanto sta per accadere, il prezzo lo pagherà la gente di questo paese.



[1] Come è noto nel  2008 l’innesco della Grande Recessione fu prodotto da varie crisi in istituti finanziari, che provocarono un periodo di collasso finanziario generalizzato. Successivamente la crisi si estese alla cosiddetta economia reale.

[2] La proposta di legge sul “lavoro americano”.

[3] Vantaggiosi se …. vincesse.

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