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Puntare alla prosperità (New York Times 25 ottobre 2012)

 

Pointing Toward Prosperity?

By PAUL KRUGMAN
Published: October 25,

 

Mitt Romney has been barnstorming the country, telling voters that he has a five-point plan to restore prosperity. And some voters, alas, seem to believe what he’s saying. So President Obama has now responded with his own plan, a little blue booklet containing 27 policy proposals. How do these two plans stack up?

Well, as I’ve said before, Mr. Romney’s “plan” is a sham. It’s a list of things he claims will happen, with no description of the policies he would follow to make those things happen. “We will cut the deficit and put America on track to a balanced budget,” he declares, but he refuses to specify which tax loopholes he would close to offset his $5 trillion in tax cuts.

 

Actually, if describing what you want to see happen without providing any specific policies to get us there constitutes a “plan,” I can easily come up with a one-point plan that trumps Mr. Romney any day. Here it is: Every American will have a good job with good wages. Also, a blissfully happy marriage. And a pony.

So Mr. Romney is faking it. His real plan seems to be to foster economic recovery through magic, inspiring business confidence through his personal awesomeness. But what about the man he wants to kick out of the White House?

 

Well, Mr. Obama’s booklet comes a lot closer to being an actual plan. Where Mr. Romney says he’ll achieve energy independence, never mind how, Mr. Obama calls for concrete steps like raising fuel efficiency standards. Mr. Romney says, “We will give our fellow citizens the skills they need,” but says nothing about how he’ll make that happen, pivoting instead to a veiled endorsement of school vouchers; Mr. Obama calls for specific things like a program to recruit math and science teachers and partnerships between businesses and community colleges.

 

So, is Mr. Obama offering an inspiring vision for economic recovery? No, he isn’t. His economic agenda is relatively small-bore — a bunch of modest if sensible proposals rather than a big push. More important, it’s aimed at the medium term, the economy of 2020, rather than at the clear and pressing problems of the present.

 

Put it this way: If you didn’t know what was actually going on in the U.S. economy, you’d think from reading the Obama plan that America was a place where workers with the right skills were in high demand, so that our big problem was that not enough people have those skills. And five or 10 years from now, America might actually look like that. Right now, however, we’re still living in a depressed economy offering poor prospects for almost everyone, including the highly educated.

Indeed, these have been really bad years for recent college graduates, who all too often can’t find anyone willing to make use of their hard-won skills that were expensive to attain. Unemployment and underemployment among recent graduates surged between 2007 and 2010, while far too many highly trained young people found themselves working in low-skill jobs. The job market for skilled workers, like that for Americans in general, is now gradually improving. But it’s still far from normal.

 

The point is that America is still suffering from an overall lack of demand, the result of the severe debt and financial crisis that broke out before Mr. Obama took office. In a better world, the president would be proposing bold short-term moves to move us rapidly back to full employment. But he isn’t.

O.K., we all understand why. Voters have been told over and over again that the 2009 stimulus didn’t work (actually it did, but it wasn’t big enough), and a few days before a national election is no time to try to change that big a false belief. So all that the administration feels able to offer are measures that would, one hopes, modestly accelerate the recovery already under way.

 

It’s disappointing, to be sure. But a slow job is better than a snow job. Mr. Obama may not be as bold as we’d like, but he isn’t actively misleading voters the way Mr. Romney is. Furthermore, if we ask what Mr. Romney would probably do in practice, including sharp cuts in programs that aid the less well-off and the imposition of hard-money orthodoxy on the Federal Reserve, it looks like a program that might well derail the recovery and send us back into recession.

 

And you should never forget the broader policy context. Mr. Obama may not have an exciting economic plan, but, if he is re-elected, he will get to implement a health reform that is the biggest improvement in America’s safety net since Medicare. Mr. Romney doesn’t have an economic plan at all, but he is determined not just to repeal Obamacare but to impose savage cuts in Medicaid. So never mind all those bullet points. Think instead about the 45 million Americans who either will or won’t receive essential health care, depending on who wins on Nov. 6.

 

Puntare alla prosperità, di Paul Krugman

New York Times 25 ottobre 2012

 

Mitt Romney ha dato spettacolo in tutto il paese, dicendo agli elettori di avere un piano in cinque punti per recuperare la prosperità. E alcuni elettori, ahimè, sembrano credere a quello che viene dicendo. Così il Presidente Obama ora ha risposto con il suo piano, un libriccino blu che contiene 27 proposte politiche. Cosa indicano questi due piani a confronto?

Ebbene, come ho detto in precedenza, il ‘piano’ di Romney è un’impostura. E’ una lista di cose che lui sostiene avverranno, senza alcuna descrizione delle politiche cui si ispirerebbe per renderle possibili. “Noi taglieremo il deficit e metteremo l’America sulla strada di un bilancio in pareggio”, dichiara, ma si rifiuta di specificare quali scappatoie fiscali eliminerebbe per bilanciare i suoi cinquemila miliardi di dollari di sgravi fiscali.

Effettivamente, se descrivere quello che si vorrebbe accadesse senza indicare alcuna specifica politica per arrivarci costituisse un ‘piano’, io potrei facilmente inventarmi un piano che surclasserebbe ogni giorno il signor Romney. Eccolo: ogni americano avrà un buon posto di lavoro e un buon salario. Inoltre, un matrimonio infinitamente felice. E un cavallino [1].

Dunque, il signor Romney imbroglia. Il suo piano effettivo sembra consistere nella promozione della ripresa economica ricorrendo alla magia, ovvero ispirando fiducia nelle imprese tramite la sua personale fantastica personalità. Ma cosa dire dell’uomo che egli vorrebbe buttar fuori dalla Casa Bianca?

Ebbene, il libriccino di Obama si avvicina molto di più ad un piano effettivo. Dove Romney afferma che otterrebbe l’indipendenza energetica, non importa come, Obama si pronuncia per passi concreti come l’incremento degli standards di efficienza dei combustibili. Romney dice: “Daremo ai nostri concittadini le competenze di cui abbisognano”, ma non dice niente su come opererebbe per un tale risultato, e semmai lo fa dipendere da un velato sostegno a meccanismi di ‘vouchers[2] scolastici; Obama si pronuncia per un programma per assumere insegnanti di matematica e di scienze e per una collaborazione tra imprese e istituti tecnici [3].

In questo modo Obama offre una argomentata concezione di una ripresa dell’economia? No. La sua agenda economica è a scala ridotta – un complesso di proposte modeste anche se pratiche, anziché un grande impulso. Ancora più significativamente, esse sono rivolte al medio termine, all’economia del 2020, piuttosto che agli evidenti e pressanti problemi della attualità.

Mettiamola in questo modo: se non si sapesse cosa sta accadendo all’economia americana, dalla lettura del piano di Obama si potrebbe dedurre che l’America sia un posto con un’elevata domanda di lavoratori con competenze adeguate, cosicché il nostro grave problema si ridurrebbe ad essere quello del numero insufficiente di persone con tali competenze.  In questo momento, invece siamo ancora alle prese con un’economia depressa, che offre a quasi tutti prospettive modeste, compresi coloro che hanno una istruzione superiore.

In effetti, questi sono stati anni pessimi per coloro che si sono laureati di recente, che nel loro complesso anche troppo spesso non trovano nessuno che abbia voglia di far uso delle loro faticate competenze, peraltro raggiunte con costi elevati. La disoccupazione e la sottoccupazione tra i laureati recenti è cresciuta tra il 2007 ed il 2010, nel mentre fin troppi giovani altamente addestrati si ritrovano a lavorare in posti di lavoro di bassa qualificazione. Il mercato del lavoro per i lavoratori qualificati, come in generale quello per tutti gli americani, sta ora lentamente migliorando. Ma è ancora lontano dalla normalità.

Il punto è che l’America sta ancora soffrendo di una generale insufficienza della domanda, risultato del grave debito e della crisi finanziaria che scoppiò prima che Obama entrasse in carica. In un mondo migliore, il Presidente proporrebbe iniziative coraggiose nel breve termine per riportarci rapidamente alla piena occupazione. Ma non è quello che egli sta facendo.

E’ vero, conosciamo tutti la ragione. Agli elettori è stato raccontato in continuazione che lo stimolo del 2009 non ha funzionato (in effetti ha funzionato, ma non era grande a sufficienza), ed a pochi giorni dalle elezioni nazionali non è il momento di cercare di cambiare un convincimento talmente infondato. Dunque, tutto quello che la Amministrazione si sente capace di offrire sono misure che, si spera, accelererebbero modestamente la ripresa già in corso.

E’ chiaro che questo è deludente. Ma un lavoro fiacco è meglio di una fregatura [4]. Obama può non essere coraggioso come vorremmo, ma egli non sta intenzionalmente fuorviando gli elettori come Romney. Inoltre, se ci chiediamo quello che in pratica Romney probabilmente farebbe, inclusi severi tagli ai programmi che aiutano i meno fortunati e l’imposizione alla Federal Reserve dell’ortodossia della ‘moneta-forte’, esso sembra un programma che potrebbe per davvero far deragliare la ripresa e rispedirci nella recessione.

E non dovete scordarvi del contesto politico più generale. Obama non ha un programma economico entusiasmante, tuttavia, se rieletto, si impegnerà a mettere in atto [5]una riforma sanitaria che costituisce il più grande miglioramento nei sistemi di sicurezza sociale americani dall’epoca di Medicare. Romney non ha per niente un programma per l’economia, ed inoltre è determinato non solo ad abrogare la riforma sanitaria di Obama, ma anche ad imporre tagli selvaggi a Medicaid. Dunque, non fate caso a tutte quelle liste di intenzioni [6]. Pensate invece ai 45 milioni di americani che riceveranno o non riceveranno le cure sanitarie di base, a seconda di chi vince il 9 novembre.



[1] Ovvero, con chiara origine di Far West, un bel regalino. Ai tempi della mia infanzia dicevano “un trenino”.

[2] Lo strumento dei “buoni” è una costante delle proposte politiche repubblicane, dalla sanità alla Previdenza sociale, all’istruzione. In sostanza si tratta di smobilitare un Stato di (piuttosto deboli) diritti sociali, e di sostituirlo con meccanismi  che monetizzano i diritti – ovvero che letteralmente li sostituiscono con la concessione di contributi finanziari personali. Il punto è che quei compensi, che forse anche sono rivolti ad eccitare la fantasia di un popolo più sensibile ad avere soldi in tasca piuttosto che diritti pubblici, coprirebbero solo una parte modesta dei costi totali effettivi, soprattutto non ne coprirebbero gli incrementi inevitabili nel corso degli anni. Un modo di smontare il welfare state con la partecipazione degli interessati.

[3] Approssimativamente, perché in realtà negli Stati Uniti i “community colleges” sono istituti pubblici che forniscono in generale due anni di istruzione superiore di tipo tecnologico e che si concludono con il riconoscimento di diplomi. Talora proseguono con forme di educazione permanente o per adulti. Sono dunque forme di istruzione tecnica ulteriore alle scuole secondarie, specificamente rivolte alla professionalizzazione di lavoratori qualificati.

[4] “Snow job” (lett. “lavoro di neve”) è anche una espressione idiomatica per indicare una azione ingannevole. Non so dire se il significato idiomatico sia nato a seguito di una metafora (l’inganno sarebbe paragonabile al ‘falso’ lavoro del fabbricare pupazzi di neve ….).  In ogni caso  il comune termine  “job” consente un gioco di parole, non traducibile.

[5] “Implement”, nel senso che la riforma è stata sì approvata, ma i suoi effetti principali sono previsti nei prossimi anni.

[6] “Bullet points”, ovvero “elenchi puntati”.

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