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Gran vecchio pianeta (New York Times 22 novembre 2012)

 

Grand Old Planet

By PAUL KRUGMAN
Published: November 22, 2012

 

Earlier this week, GQ magazine published an interview with Senator Marco Rubio, whom many consider a contender for the 2016 Republican presidential nomination, in which Mr. Rubio was asked how old the earth is. After declaring “I’m not a scientist, man,” the senator went into desperate evasive action, ending with the declaration that “it’s one of the great mysteries.”

 

It’s funny stuff, and conservatives would like us to forget about it as soon as possible. Hey, they say, he was just pandering to likely voters in the 2016 Republican primaries — a claim that for some reason is supposed to comfort us.

But we shouldn’t let go that easily. Reading Mr. Rubio’s interview is like driving through a deeply eroded canyon; all at once, you can clearly see what lies below the superficial landscape. Like striated rock beds that speak of deep time, his inability to acknowledge scientific evidence speaks of the anti-rational mind-set that has taken over his political party.

 

By the way, that question didn’t come out of the blue. As speaker of the Florida House of Representatives, Mr. Rubio provided powerful aid to creationists trying to water down science education. In one interview, he compared the teaching of evolution to Communist indoctrination tactics — although he graciously added that “I’m not equating the evolution people with Fidel Castro.” Gee, thanks.

 

What was Mr. Rubio’s complaint about science teaching? That it might undermine children’s faith in what their parents told them to believe. And right there you have the modern G.O.P.’s attitude, not just toward biology, but toward everything: If evidence seems to contradict faith, suppress the evidence.

 

 

The most obvious example other than evolution is man-made climate change. As the evidence for a warming planet becomes ever stronger — and ever scarier — the G.O.P. has buried deeper into denial, into assertions that the whole thing is a hoax concocted by a vast conspiracy of scientists. And this denial has been accompanied by frantic efforts to silence and punish anyone reporting the inconvenient facts.

 

But the same phenomenon is visible in many other fields. The most recent demonstration came in the matter of election polls. Coming into the recent election, state-level polling clearly pointed to an Obama victory — yet more or less the whole Republican Party refused to acknowledge this reality. Instead, pundits and politicians alike fiercely denied the numbers and personally attacked anyone pointing out the obvious; the demonizing of The Times’s Nate Silver, in particular, was remarkable to behold.

 

What accounts for this pattern of denial? Earlier this year, the science writer Chris Mooney published “The Republican Brain,” which was not, as you might think, a partisan screed. It was, instead, a survey of the now-extensive research linking political views to personality types. As Mr. Mooney showed, modern American conservatism is highly correlated with authoritarian inclinations — and authoritarians are strongly inclined to reject any evidence contradicting their prior beliefs. Today’s Republicans cocoon themselves in an alternate reality defined by Fox News, Rush Limbaugh and The Wall Street Journal’s editorial page, and only on rare occasions — like on election night — encounter any hint that what they believe might not be true.

 

And, no, it’s not symmetric. Liberals, being human, often give in to wishful thinking — but not in the same systematic, all-encompassing way.

Coming back to the age of the earth: Does it matter? No, says Mr. Rubio, pronouncing it “a dispute amongst theologians” — what about the geologists? — that has “has nothing to do with the gross domestic product or economic growth of the United States.” But he couldn’t be more wrong.

We are, after all, living in an era when science plays a crucial economic role. How are we going to search effectively for natural resources if schools trying to teach modern geology must give equal time to claims that the world is only 6.000 years old? How are we going to stay competitive in biotechnology if biology classes avoid any material that might offend creationists?

 

And then there’s the matter of using evidence to shape economic policy. You may have read about the recent study from the Congressional Research Service finding no empirical support for the dogma that cutting taxes on the wealthy leads to higher economic growth. How did Republicans respond? By suppressing the report. On economics, as in hard science, modern conservatives don’t want to hear anything challenging their preconceptions — and they don’t want anyone else to hear about it, either.

So don’t shrug off Mr. Rubio’s awkward moment. His inability to deal with geological evidence was symptomatic of a much broader problem — one that may, in the end, set America on a path of inexorable decline.

 

Gran vecchio pianeta, di Paul Krugman

New York Times 22 novembre 2012

 

Agli inizi di questa settimana, la rivista GQ pubblicava una intervista con il Senatore Marco Rubio [1], che molti considerano un candidato possibile per la nomination presidenziale repubblicana del 2016, nella quale veniva chiesto al signor Rubio quanti anni avesse la Terra. Dopo aver dichiarato di non essere uno scienziato, il Senatore è diventato disperatamente evasivo, alla fine dichiarando che “questo è uno dei grandi misteri”.

E’ una faccenda bizzarra a ai conservatori piacerebbe che ce ne dimenticassimo prima possibile. “Ehi – dicono loro – voleva solo essere compiacente con i probabili elettori delle primarie repubblicane” – argomento che per qualche ragione pensano ci rassicuri.

Ma non dovremmo lasciarla passare così facilmente. Leggere l’intervista al signor Rubio è come guidare la macchina attraverso un canyon profondamente inciso: tutt’a un tratto si vede con chiarezza cosa sta sotto il paesaggio di superficie. Come le formazioni di rocce stratificate che parlano di un’era lontanissima, la sua incapacità nel riconoscere i fatti della scienza parla della mentalità anti-razionale che è prevalsa nel suo partito politico.

Per inciso, questa faccenda non è venuta fuori all’improvviso. Come speaker della Camera dei Rappresentanti della Florida, Rubio fornì un aiuto formidabile ai creazionisti nel cercare di innacquare l’educazione scientifica. In una intervista, paragonò l’insegnamento dell’evoluzione ai metodi di indottrinamento del Comunismo, per quanto aggiungesse graziosamente: “non sto dicendo che gli evoluzionisti siano la stessa cosa di Fidel Castro”. Caspita, grazie!

 

Di cosa si lamentava Rubio, a proposito dell’insegnamento delle scienze? Che esso potesse minare la fiducia dei bambini in quello in cui i loro genitori avevano loro detto di credere. Ed è proprio in questo che si vede l’atteggiamento odierno del Partito Repubblicano: se l’evidenza pare contraddire la fede, l’evidenza va soppressa.

L’esempio più evidente, oltre l’evoluzione, sono i cambiamenti climatici provocati dall’uomo. Da quando la prova del riscaldamento del pianeta è divenuta sempre più evidente – e sempre più impressionante – il Partito Repubblicano se è seppellito nel negazionismo più profondo, dentro giudizi secondo i quali l’intera faccenda sarebbe una bufala inventata da una ampia cospirazione di scienziati. E questo negazionismo è stato accompagnato da sforzi frenetici per zittire e punire chiunque fornisse resoconti di fatti scomodi.

Ma lo stesso fenomeno è visibile in molti altri campi. Le più recenti dimostrazioni sono arrivate in materia di sondaggi elettorali. Avvicinandosi alle recenti elezioni, i sondaggi al livello degli Stati indicavano chiaramente una vittoria di Obama – tuttavia più o meno tutto il Partito Repubblicano rifiutava di riconoscere questa realtà. Invece, i politici e gli addetti ai lavori repubblicani anche qua negavano i fatti con veemenza ed attaccavano personalmente chiunque facesse notare quello che era evidente; in particolare, la demonizzazione di Nate Silver, del New York Times, è stata impressionante.

Cosa giustifica questo genere di negazionismo? Agli inizi di quest’anno, lo scrittore di scienza Chris Mooney pubblicò “Il cervello repubblicano”, che non era, come si potrebbe pensare, una predica faziosa. Era invece una indagine completamente aggiornata della ricerca   delle connessioni tra le opinioni politiche e tipi caratteriali. Come aveva mostrato Mooney, l’odierno conservatorismo americano è altamente correlato con tendenze autoritarie –  ed i caratteri autoritari tendono a respingere ogni prova che contraddica i loro convincimenti principali. I repubblicani dei tempi nostri si auto racchiudono in una realtà immaginaria definita da Fox News, da Rush Limbaugh e dalla pagina degli editoriali del Wall Street Journal, e soltanto in rare occasioni – come la notte delle votazioni – si imbattono in qualche accenno secondo il quale le cose in cui credono potrebbero non esser vere.  

E niente affatto, in questo non c’è simmetria. I liberals, in quanto esseri umani, spesso cedono a forme di pensiero autoconsolatorie, ma non nello stesso modo sistematico ed onnicomprensivo.

Tornando all’età della terra: ha una qualche importanza? No, dice il signor Rubio, definendola una “disputa tra teologi” – mai sentito parlare di geologi? – che “non ha niente a che fare con il prodotto interno lordo o con la crescita economica degli Stati Uniti”. Ma egli non potrebbe commettere uno sbaglio più grande.

Dopo tutto, viviamo in un epoca nella quale la scienza gioca un ruolo economico cruciale. Come faremo a cercare con efficacia le risorse della natura se le scuole che cercano di insegnare la geologia moderna devono dare lo stesso spazio alla pretesa per la quale il mondo avrebbe soltanto sei mila anni? Come faremo ad essere competitivi nella biotecnologia se i corsi di biologia evitano ogni documentazione che possa offendere i creazionisti?

E poi c’è la questione dell’uso delle prove nel dare forma alla politica economica. Forse avrete letto qualcosa a proposito dello studio recente del Servizio di Ricerca del Congresso che non ha trovato alcun sostegno empirico al dogma secondo il quale tagliare le tasse ai più ricchi condurrebbe ad una crescita economica superiore. Come hanno risposto i repubblicani? Eliminando quel rapporto. Nell’economia, come nelle scienze sperimentali [2], gli odierni conservatori non vogliono sentir niente che sfidi i loro preconcetti – e neppure vogliono che li ascolti nessun altro.

Dunque, non si minimizzi quel passaggio maldestro del signor Rubio. La sua incapacità a misurarsi con le prove della geologia è stata sintomatica di un problema assai più vasto – un problema che, alla fine, può porre l’America sul sentiero di un inesorabile declino.



[1] Marco Antonio Rubio (Miami, 28 maggio 1971) è un politico e avvocato statunitense, membro del Partito Repubblicano ed attuale senatore dello stato della Florida. Di origine cubano-americana, è stato commissario della città di West Miami, prima di essere eletto alla Camera dei Rappresentanti della Florida nel 111º distretto. Dal novembre 2006 al gennaio 2009 fu Presidente della Camera.

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[2] “Scienza sperimentale” è una traduzione possibile per “hard science”, letteralmente “scienza dura/difficile”. In sostanza il termine inglese serve per distinguere le scienze fisico-biologiche dalle scienze economico-sociali. Ma è vero che anche queste ultime non dovrebbero disdegnare gli “esperimenti” (spesso Krugman insiste sull’importanza anche per la macroeconomia degli “esperimenti naturali” come le crisi economiche stesse …)

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