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Sandy a confronto con Katrina (New York Times 4 novembre 2012)

 

Sandy Versus Katrina

By PAUL KRUGMAN
Published: November 4, 2012

 

As Sandy barreled toward New Jersey, there were hopeful mutters on the right to the effect that it might become President Obama’s Katrina, with voters blaming him for the damage, and that this might matter on Tuesday. Sorry, guys: polls show overwhelming approval for Mr. Obama’s handling of the storm, and a significant rise in his overall favorability ratings.

 

And he deserves the bump. For the response to Sandy, like the success of the auto bailout, is a demonstration that Mr. Obama’s philosophy of government — which holds that the government can and should provide crucial aid in times of crisis — works. And conversely, the contrast between Sandy and Katrina demonstrates that leaders who hold government in contempt cannot provide that aid when it is needed.

So, about that response: Much of the greater New York area (including my house) is still without power; gasoline is scarce; and some outlying areas are feeling neglected. Right-wing news media are portraying these continuing difficulties as a disaster comparable to, nay greater than, the aftermath of Katrina. But there’s really no comparison.

I could do a point-by-point — and it’s definitely worth it, if you’re curious, to revisit the 2005 Katrina timeline to get a sense of just how bad the response really was. But for me the difference is summed up in two images. One is the nightmare at the New Orleans convention center, where thousands were stranded for days amid inconceivable squalor, an outrage that all of America watched live on TV, but to which top officials seemed oblivious. The other is the scene in flooded Hoboken, with the National Guard moving in the day after the storm struck to deliver food and water and rescue stranded residents.

 

The point is that after Katrina the government seemed to have no idea what it was doing; this time it did. And that’s no accident: the federal government’s ability to respond effectively to disaster always collapses when antigovernment Republicans hold the White House, and always recovers when Democrats take it back.

Consider, in particular, the history of the Federal Emergency Management Agency.

Under President George H. W. Bush, FEMA became a dumping ground for unqualified political hacks. Faced with a major test in the form of Hurricane Andrew in 1992, the agency failed completely.

Then Bill Clinton came in, put FEMA under professional management, and saw the agency’s reputation restored.

 

Given this experience, you might have expected George W. Bush to preserve Mr. Clinton’s gains. But no: he appointed his campaign manager, Joe Allbaugh, to head the agency, and Mr. Allbaugh immediately signaled his intention both to devolve disaster relief to the state and local level and to downgrade the whole effort, declaring, “Expectations of when the federal government should be involved and the degree of involvement may have ballooned beyond what is an appropriate level.” After Mr. Allbaugh left for the private sector, he was replaced with Michael “heckuva job” Brown, and the rest is history.

 

Like Mr. Clinton, President Obama restored FEMA’s professionalism, effectiveness, and reputation. But would Mitt Romney destroy the agency again? Yes, he would. As everyone now knows — despite the Romney campaign’s efforts to Etch A Sketch the issue away — during the primary Mr. Romney used language almost identical to Mr. Allbaugh’s, declaring that disaster relief should be turned back to the states and to the private sector.

 

The best line on this, I have to admit, comes from Stephen Colbert: “Who better to respond to what’s going on inside its own borders than the state whose infrastructure has just been swept out to sea?”

Look, Republicans love to quote Ronald Reagan’s old joke that the most dangerous words you can hear are “I’m from the government and I’m here to help.” Of course they’ll do their best, whenever they’re in power, to destroy an agency whose job is to say exactly that. And yes, it’s hypocritical that the right-wing news media are now attacking Mr. Obama for, they say, not helping enough people.

 

Back to the politics. Some Republicans have already started using Sandy as an excuse for a possible Romney defeat. It’s a weak argument: state-level polls have been signaling a clear and perhaps widening Obama advantage for weeks. But as I said, to the extent that the storm helps Mr. Obama, it’s well deserved.

 

The fact is that if Mr. Romney had been president these past four years the federal response to disasters of all kinds would have been far weaker than it was. There would have been no auto bailout, because Mr. Romney opposed the federal financing that was crucial to the rescue. And FEMA would have remained mired in Bush-era incompetence.

So this storm probably won’t swing the election — but if it does, it will do so for very good reasons.

 

Sandy a confronto con Katrina, di Paul Krugman

New York Times 4 novembre 2012

 

 Quando Sandy si diresse verso il New Jersey, ci furono borbottii di speranza a destra, che esso potesse diventare l’uragano Katrina del Presidente Obama, con gli elettori disposti ad incolparlo dei danni, e che questo avesse un peso sul voro di Martedì. Spiacente, signori: i sondaggi mostrano una schiacciante approvazione per il modo in cui Obama ha gestito l’emergenza, ed una crescita significativa dei suoi complessivi indici di accoglienza.

E si è meritato la promozione. Perché la risposta a Sandy, come il successo nel salvataggio del settore dell’automobile, sono la dimostrazione che la filosofia di governo di Obama – che si basa sull’idea che il Governo possa e debba offrire una aiuto cruciale in tempi di crisi – funziona. All’opposto, il contrasto tra Sandy e Katrina dimostra che i leaders che disprezzano il ruolo della pubblica amministrazione non possono fornire quell’aiuto quando è necessario.

Dunque, a proposito della risposta: gran parte dell’area metropolitana di New York (inclusa casa mia) è ancora senza elettricità; il carburante è scarso e alcune aree periferiche si sentono trascurate. I giornali della destra ritraggono queste perduranti difficoltà come un disastro paragonabile, anzi più grande ancora, delle conseguenze di Katrina. Ma in effetti non c’è proprio confronto.

Potrei fare un paragone dettagliato – e, se siete curiosi, vale certamente la pena di rivisitare lo svolgimento degli interventi su Katrina nel 2005, per avere un’idea di come essi furono davvero pessimi. Ma dal mio punto di vista, la differenza si concretizza in due immagini. Una è quella dell’incubo del centro congressuale di New Orleans, dove a migliaia vennero piantati in asso per giorni in uno squallore inconcepibile, una vergogna che tutti in America videro dal  vivo sulle televisioni, ma della quale i massimi dirigenti sembrarono inconsapevoli. L’altra è la scena dell’allagamento di  Hoboken [1], con la Guardia Nazionale intervenuta il giorno dopo l’uragano per consegnare cibo, acqua e soccorsi ai residenti isolati.

Il punto è che dopo Katrina il Governo sembrava non avere idea di cosa fare; questa volta l’aveva. E non si è trattato di un caso: la capacità del Governo di rispondere ai disastri collassa ogni volta che i repubblicani, con la loro ideologia antigovernamentale, hanno in mano la Casa Bianca,   e si riprende tutte le volte che i democratici la riconquistano.

Si consideri, in particolare, la storia della Federal Emergency Management Agency [2].

Sotto il Presidente George H. W. Bush [3], la FEMA divenne un ricettacolo per politicanti senza arte né parte. Dinanzi alla importante prova dell’uragano Andrew nel 1992, l’agenzia fallì miseramente.

Poi venne Bill Clinton, mise al comando della FEMA un gruppo di professionisti e il prestigio dell’agenzia venne recuperato.

Data quella esperienza, ci si sarebbe aspettati che George W. Bush avrebbe difeso i miglioramenti ottenuti da Clinton. Invece no: incaricò della direzione della Agenzia Joe Allbaugh,  l’organizzatore della sua campagna elettorale, e il signor Allbaugh immediatamente si distinse per la sua intenzione sia di delegare il soccorso nelle emergenze ai livelli statali e locali, sia di ridurre l’impegno complessivo, dichiarando: “Le aspettative su quando il Governo Federale dovrebbe intervenire e sul grado del suo coinvolgimento sono state gonfiate al di là di ogni ragionevole livello”. Dopo di che  Allbaugh lasciò per il settore privato e venne rimpiazzato da Michael Brown (anche soprannominato “lavoro portentoso” [4]). Il resto è storia nota.

Al pari di Clinton, il Presidente Obama ripristinò professionalità, efficacia e prestigio alla FEMA. E Romney distruggerebbe nuovamente l’Agenzia? Si, lo farebbe. Come quasi tutti sanno – nonostante gli sforzi dei propagandisti di Romney di  passare al silenziatore tale tema  [5]– durante le primarie Romney usò un linguaggio quasi identico a quello di Allbaugh, dichiarando che il soccorso nelle emergenze avrebbe dovuto essere spostato ai livelli degli Stati ed al settore privato.

L’ultima battuta su questo, lo devo ammettere, viene da Stephen Colbert [6]: “Chi può rispondere meglio a quanto succede dentro i propri confini se non lo Stato le cui infrastrutture sono appena ingoiate dal mare [7]?”

Si badi, i repubblicani amano citare una vecchia battuta di Ronald Reagan secondo la quale le parole più pericolose che si possono sentir dire sono “Io opero per conto del Governo e sono qua per aiutarvi”. Naturalmente essi faranno del loro meglio, ogni qual volta saranno al potere, per distruggere una agenzia che, per suo mestiere, deve esattamente dire ciò. E in effetti è ipocrita che i giornali della destra attacchino adesso Obama perché, dicono, non sta aiutando abbastanza la gente.

Torniamo alla politica. Alcuni repubblicani hanno già cominciato ad utilizzare Sandy come una scusa, nel caso di una sconfitta di Romney. E’ un argomento debole: i sondaggi al livello degli Stati venivano segnalando da settimane un chiaro e probabilmente crescente vantaggio di Obama. Ma, come ho detto, nella misura in cui la tempesta ha aiutato Obama, essa è stata ben meritata.

 

Il fatto è che se Romney fosse stato Presidente in questi ultimi quattro anni, la risposta federale alle emergenze di ogni genere sarebbe stata assai più debole di quanto non sia stata. Non ci sarebbe stato il salvataggio del settore automobilistico, giacché Romney si era opposto a quel finanziamento federale che è stato decisivo in quel salvataggio. E la FEMA sarebbe rimasta impantanata nell’approssimazione dell’epoca di Bush.

Questo uragano, dunque, probabilmente non sposterà il risultato elettorale – ma se lo farà, sarà stato per ottime ragioni.


 

 

 


[1] Cittadina del New Jersey colpita dall’uragano Sandy.

sandy 1

 

 

 

 

 

[2] La “Protezione Civile” statunitense.

[3] Ovvero, George Herbert Walker Bush, il padre di George Walker Bush.

[4] Il soprannome Brown se lo procurò proprio per un elogio che Bush gli rivolse, dopo averlo nominato nel 2003, niente di meno che all’indomani di Katrina. In quella occasione gli disse “Brownie, you’re doing a heck of job”, ovvero  “stai facendo un diavolo di lavoro”. Il che, sembra, fosse un’espressione tutt’altro che ironica, piuttosto un elogio.

[5] L’espressione “Etch A Sketch” si riferisce al famoso giochino, inventato e prodotto da una ditta francese, consistente in un tavoletta con un contenuto di materiale sabbioso, con manopole che consentono di redistribuire la sabbia sulla superficie, cancellando il disegno. Traduciamo, dunque, come se fosse un sinonimo della azione del “cancellare” (anche se, in realtà, il nome del gioco non era tanto riferito al cancellare, quanto all’ “imprimere” una immagine sulla superficie sabbiosa, “Etch A Sketch” letteralmente significa “Imprimi una immagine”). E questo è il famoso gioco che decenni orsono ognuno di noi ebbe a sperimentare:

sandy 2

 

 

 

 

 

 

 

[6] Stephen Tyrone Colbert (Washington, D.C., 13 maggio 1964) è un comico e presentatore televisivo statunitense.

[7] Letteralmente sarebbe “spazzate via al mare”.

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