Articoli sul NYT

Vita, morte e deficit (New York Times 15 novembre 2012)

 

Life, Death and Deficits

By PAUL KRUGMAN
Published: November 15, 2012

 

America’s political landscape is infested with many zombie ideas — beliefs about policy that have been repeatedly refuted with evidence and analysis but refuse to die. The most prominent zombie is the insistence that low taxes on rich people are the key to prosperity. But there are others.

And right now the most dangerous zombie is probably the claim that rising life expectancy justifies a rise in both the Social Security retirement age and the age of eligibility for Medicare. Even some Democrats — including, according to reports, the president — have seemed susceptible to this argument. But it’s a cruel, foolish idea — cruel in the case of Social Security, foolish in the case of Medicare — and we shouldn’t let it eat our brains.

 

 

First of all, you need to understand that while life expectancy at birth has gone up a lot, that’s not relevant to this issue; what matters is life expectancy for those at or near retirement age. When, to take one example, Alan Simpson — the co-chairman of President Obama’s deficit commission — declared that Social Security was “never intended as a retirement program” because life expectancy when it was founded was only 63, he was displaying his ignorance. Even in 1940, Americans who made it to age 65 generally had many years left.

 

Now, life expectancy at age 65 has risen, too. But the rise has been very uneven since the 1970s, with only the relatively affluent and well-educated seeing large gains. Bear in mind, too, that the full retirement age has already gone up to 66 and is scheduled to rise to 67 under current law.

This means that any further rise in the retirement age would be a harsh blow to Americans in the bottom half of the income distribution, who aren’t living much longer, and who, in many cases, have jobs requiring physical effort that’s difficult even for healthy seniors. And these are precisely the people who depend most on Social Security.

 

So any rise in the Social Security retirement age would, as I said, be cruel, hurting the most vulnerable Americans. And this cruelty would be gratuitous: While the United States does have a long-run budget problem, Social Security is not a major factor in that problem.

Medicare, on the other hand, is a big budget problem. But raising the eligibility age, which means forcing seniors to seek private insurance, is no way to deal with that problem.

It’s true that thanks to Obamacare, seniors should actually be able to get insurance even without Medicare. (Although, what happens if a number of states block the expansion of Medicaid that’s a crucial piece of the program?) But let’s be clear: Government insurance via Medicare is better and more cost-effective than private insurance.

 

You might ask why, in that case, health reform didn’t just extend Medicare to everyone, as opposed to setting up a system that continues to rely on private insurers. The answer, of course, is political realism. Given the power of the insurance industry, the Obama administration had to keep that industry in the loop. But the fact that Medicare for all may have been politically out of reach is no reason to push millions of Americans out of a good system into a worse one.

What would happen if we raised the Medicare eligibility age? The federal government would save only a small amount of money, because younger seniors are relatively healthy and hence low-cost. Meanwhile, however, those seniors would face sharply higher out-of-pocket costs. How could this trade-off be considered good policy?

 

The bottom line is that raising the age of eligibility for either Social Security benefits or Medicare would be destructive, making Americans’ lives worse without contributing in any significant way to deficit reduction. Democrats, in particular, who even consider either alternative need to ask themselves what on earth they think they’re doing.

 

But what, ask the deficit scolds, do people like me propose doing about rising spending? The answer is to do what every other advanced country does, and make a serious effort to rein in health care costs. Give Medicare the ability to bargain over drug prices. Let the Independent Payment Advisory Board, created as part of Obamacare to help Medicare control costs, do its job instead of crying “death panels.” (And isn’t it odd that the same people who demagogue attempts to help Medicare save money are eager to throw millions of people out of the program altogether?) We know that we have a health care system with skewed incentives and bloated costs, so why don’t we try to fix it?

 

 What we know for sure is that there is no good case for denying older Americans access to the programs they count on. This should be a red line in any budget negotiations, and we can only hope that Mr. Obama doesn’t betray his supporters by crossing it.

 

Vita, morte e deficit, di Paul Krugman

New York Times 15 novembre 2012

 

Il paesaggio politico americano è infestato da diverse idee zombi – convinzioni politiche che sono state ripetutamente confutate dai fatti e dalle analisi, ma che rifiutano di morire. Lo zombi più rilevante è la pretesa secondo la quale basse tasse sui ricchi siano la chiave per la prosperità. Ma ce ne sono altri.

E in questo momento l’idea zombi più pericolosa è probabilmente la pretesa che la crescita della aspettativa di vita giustifichi un innalzamento sia dell’età pensionabile della Previdenza Sociale che dell’età nella quale si è ammessi all’assistenza di Medicare. Persino alcuni democratici – incluso, secondo i resoconti, anche il Presidente – sono sembrati sensibili a quest’argomento. Ma è un’idea stupida e crudele – crudele nel caso della Previdenza Sociale, stupida nel caso di Medicare – e non si dovrebbe consentire che essa ci ‘mangi il cervello’ [1].

Prima di tutto si deve comprendere che se l’aspettativa di vita alla nascita è cresciuta molto, essa non è rilevante per il nostro tema; quello che conta è l’aspettativa di vita per coloro che sono vicini all’età della pensione. Quando, per fare un esempio, Alan Simpson – il co-presidente della Commissione sul deficit del Presidente Obama – dichiarò che la Previdenza Sociale [2] “non era mai stata considerata come un programma di pensionamento” perché, quando venne istituita, l’aspettativa di vita era soltanto di 63 anni, egli metteva in evidenza la sua ignoranza [3]. Persino nel 1940, gli americani che ci arrivarono a 65 anni, in genere ebbero molti anni di congedo [4].

Ora, inoltre, la aspettativa di vita a 65 anni è cresciuta. Ma la crescita è stata molto diseguale a partire dagli anni ’70, con forti guadagni soltanto  per le persone  relativamente ricche e ben istruite. Si tenga anche a mente, inoltre, che l’età effettiva di pensionamento  è già salita a 66 anni e con la legislazione attuale è previsto che salga a 67.

Questo significa che ogni ulteriore incremento nell’età di pensionamento sarebbe un duro colpo per gli americani che sono nella metà inferiore della distribuzione del reddito, i quali non vivono molto più a lungo e, in molti casi, fanno lavori che richiedono uno sforzo fisico difficile anche per adulti in buona salute. E queste sono le persone che in massima parte dipendono dalla Previdenza Sociale.

Dunque, ogni crescita dell’età di pensionamento della Sicurezza Sociale sarebbe, come ho detto, crudele, colpendo gli americani più indifesi. E sarebbe una crudeltà gratuita: mentre gli Stati Uniti hanno un problema di bilancio di lungo periodo, la Previdenza Sociale non è un aspetto importante di quel problema.

Medicare, d’altra parte, è un grande problema di bilancio. Ma elevare l’età dell’idoneità, che significa costringere le persone anziane a cercarsi assicurazioni private, non è il modo per affrontare quel problema.

E’ vero che, grazie alla riforma dell’assistenza di Obama, gli anziani dovrebbero essere capaci di avere l’assicurazione anche senza Medicare (sebbene, cosa accadrebbe se un certo numero di Stati bloccassero l’ampliamento di Medicaid, che è un pezzo cruciale di quel programma?) Ma, siamo chiari: la assicurazione pubblica attraverso Medicare è migliore e più efficace, sul lato del contenimento dei costi, della assicurazione privata.

Si potrebbe chiedere, in quel caso, per quale ragione la riforma sanitaria non ha semplicemente esteso Medicare a tutti, invece di metter su un sistema che continua a basarsi sugli assicuratori privati. La risposta, come si sa, è quella del realismo politico. Dato il potere del settore assicurativo, la Amministrazione Obama doveva continuare a tenere quel settore nel giro. Ma il fatto che Medicare per tutti possa essere da un punto di vista politico fuori dalla nostra portata, non è una ragione per espellere milioni di americani da un buon sistema  e per cacciarli in un sistema peggiore.

Che cosa accadrebbe se fosse innalzata l’età di ammissione a Medicare?  Il Governo federale risparmierebbe soltanto una piccola quantità di denaro, perché gli adulti più giovani sono relativamente in buona salute e di conseguenza hanno bassi costi sanitari. Di contro, tuttavia, questi adulti dovrebbero far fronte ad improvvise spese di tasca loro. Come si può far passare questo scambio per una buona politica?

La morale della favola è che innalzare l’età della ammissibilità sia per i benefici della Previdenza Sociale che per Medicare sarebbe distruttivo, renderebbe peggiore la vita degli americani senza dare un qualche significativo contributo alla riduzione del deficit. I Democratici in particolare,  anche coloro che considerano l’una o l’altra alternativa, dovrebbero chiedersi cosa diamine pensano di ottenere.

Ma cosa propongono di fare per la crescita della spesa pubblica le persone come me, chiedono i censori dei deficit? La risposta è: fare quello che fanno tutte le altre nazioni avanzate, e fare uno sforzo per avere il controllo sui costi della sanità. Dare a Medicare la possibilità di contrattare i prezzi dei medicinali. Consentire all’ Indipendent Payment Advisory Board [5], creato come parte della riforma di Obama per contribuire al controllo dei costi di Medicare, di fare il suo lavoro, anziché strillare alle “giurie della morte” [6] (e non è strano che le persone che cercano demagogicamente di aiutare Medicare a risparmiare soldi siano le stesse che sono impazienti di espellere completamente la gente dai suoi programmi?) Sappiamo di avere un sistema di assistenza sanitaria con incentivi distorti e con costi gonfiati, perché non cerchiamo di riformarlo?

Quello che sappiamo di sicuro è che non c’è alcun buon argomento per negare agli americani anziani l’accesso a programmi sui quali fanno riferimento. Questa dovrebbe essere una linea invalicabile in tutte le negoziazioni sul Bilancio, e possiamo solo sperare che Obama non tradisca i suoi sostenitori oltrepassandola.


 

 


[1] Traduzione letterale, perché il ‘mangiare il cervello’ è una prerogativa specifica degli zombie, che appassiona gli americani.

[2] Il Social Security Act è una legge degli USA, firmata il 14 agosto 1935 da Franklin Delano Roosevelt che introduceva, nell’ambito del New Deal, l’indennità di disoccupazione, di malattia e di vecchiaia. In quella circostanza nacque il programma di Aid to Families with Dependent Children (aiuto alle famiglie con figli a carico). Il provvedimento era finanziato dai contributi dei datori di lavoro e dei lavoratori nonché con i fondi del bilancio federale(Wikipedia).

[3] In realtà, il Social Security Act, come si è appena detto nella nota precedente, non era solo relativo al trattamento pensionistico, giacché riguardava anche i trattamenti di disoccupazione e di malattia, ed anche Medicare e Medicaid, quando furono istituite sotto il Presidente Johnson, furono emendamenti aggiuntivi alla originaria legge della Social Security. Ma la pretesa di Simpson – che non fosse un programma di pensionamenti perché la durata media della vita era solo di 63 anni – è evidentemente una sciocchezza. Nella durata media della vita influisce, soprattutto influiva negli anni ‘30, notevolmente la mortalità infantile; cosicché pure con una durata media di 63 anni, non erano affatto pochi quelli che potevano godere di un congruo periodo di pensione.

[4] Traduco – ma non ne sono certo – “left” con “congedo” sulla base del ragionamento nella nota precedente (l’intero paragrafo è un po’ involuto. In conclusione, lo interpreto in questo modo: che Simpson diceva una sciocchezza sostenendo che l’aspetto pensionistico era secondario perché la durata media di vita era bassa, tanto è vero che anche nel 1940 molti americani godettero per un buon periodo del ‘congedo’ previdenziale’.

[5] Comitato Indipendente di Consulenza sui Costi.

[6] L’espressione “death panels”, che traduciamo con “tribunali/giurie della morte” è stata frequentemente e demagogicamente usata negli anni passati dai conservatori (in particolare dal movimento del Tea Party) in occasione del dibattito sulla riforma della assistenza sanitaria. Era riferita, per l’appunto, a quelle disposizioni che puntavano ad un maggior controllo dei costi della sanità e, in particolare, ai casi di esagerato ‘accanimento terapeutico’ (in realtà non veniva escluso alcun “accanimento terapeutico”, si cercava di evitare che fosse caricato sui costi pubblici).

Il timore che venne diffuso era relativo al fatto che “tribunali/giurie” di burocrati avrebbero potuto, come si disse, prendere la decisione di “staccare la spina alla nonna”. Come è noto si trattò di una impostazione demagogica di una certa efficacia,  che contribuì alle fortune iniziali del movimento populistico denominato Tea Party.

 

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"