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Quel terribile migliaio di miliardi (New York Times 16 dicembre 2012)

 

That Terrible Trillion

By PAUL KRUGMAN

Published: December 16, 2012

 

As you might imagine, I find myself in a lot of discussions about U.S. fiscal policy, and the budget deficit in particular. And there’s one thing I can count on in these discussions: At some point someone will announce, in dire tones, that we have a ONE TRILLION DOLLAR deficit.

 

No, I don’t think the people making this pronouncement realize that they sound just like Dr. Evil in the Austin Powers movies.

Anyway, we do indeed have a ONE TRILLION DOLLAR deficit, or at least we did; in fiscal 2012, which ended in September, the deficit was actually $1.089 trillion. (It will be lower this year.) The question is what lesson we should take from that figure.

What the Dr. Evil types think, and want you to think, is that the big current deficit is a sign that our fiscal position is completely unsustainable. Sometimes they argue that it means that a debt crisis is just around the corner, although they’ve been predicting that for years and it keeps not happening. (U.S. borrowing costs are near historic lows.) But more often they use the deficit to argue that we can’t afford to maintain programs like Social Security, Medicare and Medicaid. So it’s important to understand that this is completely wrong.

Now, America does have a long-run budget problem, thanks to our aging population and the rising cost of health care. However, the current deficit has nothing to do with that problem, and says nothing at all about the sustainability of our social insurance programs. Instead, it mainly reflects the depressed state of the economy — a depression that would be made even worse by attempts to shrink the deficit rapidly.

 

So, let’s talk about the numbers.

The first thing we need to ask is what a sustainable budget would look like. The answer is that in a growing economy, budgets don’t have to be balanced to be sustainable. Federal debt was higher at the end of the Clinton years than at the beginning — that is, the deficits of the Clinton administration’s early years outweighed the surpluses at the end. Yet because gross domestic product rose over those eight years, the best measure of our debt position, the ratio of debt to G.D.P., fell dramatically, from 49 to 33 percent.

 

Right now, given reasonable estimates of likely future growth and inflation, we would have a stable or declining ratio of debt to G.D.P. even if we had a $400 billion deficit. You can argue that we should do better; but if the question is whether current deficits are sustainable, you should take $400 billion off the table right away.

That still leaves $600 billion or so. What’s that about? It’s the depressed economy — full stop.

 

First of all, the weakness of the economy has led directly to lower revenues; when G.D.P. falls, the federal tax take falls too, and in fact always falls substantially more in percentage terms. On top of that, revenue is temporarily depressed by tax breaks, notably the payroll tax cut, that have been put in place to support the economy but will be withdrawn as soon as the economy is stronger (or, unfortunately, even before then). If you do the math, it seems likely that full economic recovery would raise revenue by at least $450 billion.

 

Meanwhile, the depressed economy has also temporarily raised spending, because more people qualify for unemployment insurance and means-tested programs like food stamps and Medicaid. A reasonable estimate is that economic recovery would reduce federal spending on such programs by at least $150 billion.

 

Putting all this together, it turns out that the trillion-dollar deficit isn’t a sign of unsustainable finances at all. Some of the deficit is in fact sustainable; just about all of the rest would go away if we had an economic recovery.

 

And the prospects for economic recovery are looking pretty good right now — or would be looking good if it weren’t for the political risks posed by Republican hostage-taking. Housing is reviving, consumer debt is down, employment has improved steadily among prime-age workers. Unfortunately, this recovery may well be derailed by the fiscal cliff and/or a confrontation over the debt ceiling; but this has nothing to do with the alleged unsustainability of the deficit.

 

Quel terribile migliaio di miliardi, di Paul Krugman

New York Times 16 dicembre 2012

 

Come vi potete immaginare, mi trovo a fare molti dibattiti sulla politica della finanza pubblica degli Stati Uniti e sul deficit di bilancio in particolare. E c’è una cosa che posso mettere in conto in questi dibattiti: ad un certo punto c’è qualcuno che annuncia, con espressione tremenda, che abbiamo UN MIGLIAIO DI MILIARDI DI DOLLARI di deficit.

In effetti non penso che la gente che fa un annuncio del genere si renda conto che esso è proprio simile alla parte del Dottor Male nei films di Austin Powers [1].

In ogni caso noi abbiamo per davvero  UN MIGLIAIO DI MILIARDI DI DOLLARI di deficit, o almeno l’avevamo; nell’anno fiscale 2012, che è terminato a settembre, il deficit era in effetti 1.089 miliardi di dollari (quest’anno sarà più basso). La domanda è quale lezione dovremmo trarre da una cifra del genere.

Quello che i soggetti come il Dottor Male pensano, e vogliono che pensiate, è che l’attuale grande deficit sia una prova che la nostra situazione fiscale è completamente insostenibile. Talvolta argomentano che una crisi da debito è proprio dietro l’angolo, sebbene lo vengano dicendo da anni e continui a non accadere (i costi dell’indebitamento degli Stati Uniti sono ai minimi storici). Ma più spesso usano il deficit per sostenere che non possiamo permetterci programmi come la Previdenza Sociale, Medicare e Medicaid. Dunque è importante capire che questo è completamente sbagliato.

L’America ha per davvero un problema di bilancio di lungo periodo, per effetto della popolazione che invecchia e dei costi crescenti della assistenza sanitaria. Tuttavia, il deficit attuale non ha niente  che fare con quel problema, e non ci dice proprio niente sulla sostenibilità dei nostri programmi assicurativi. Esso piuttosto riflette principalmente lo stato depresso dell’economia – una depressione che sarebbe persino peggiore se si tentasse di restringere il deficit rapidamente.

Parliamo dunque dei numeri.

La prima cosa che abbiamo bisogno di chiedere è a cosa somiglierebbe un bilancio sostenibile. La risposta è che in una economia che cresce, i bilanci non devono essere in pareggio per essere sostenibili. Il debito federale era più alto alla fine degli anni di Clinton che non agli inizi – ovvero, i deficit dei primi anni della Amministrazione Clinton furono più pesanti degli avanzi di amministrazione alla fine. Tuttavia, poiché il prodotto nazionale lordo crebbe nel corso di quegli otto anni, la misura più idonea della nostra posizione debitoria, il rapporto tra debito e PIL, diminuì in modo spettacolare dal 49 al 33 per cento.

In questo momento, sulla base di stime ragionevoli sulla probabile crescita futura e sull’inflazione, noi avremmo un rapporto tra debito e PIL stabile o decrescente se anche  avessimo un deficit di 400 miliardi di dollari. Si può sostenere che si dovrebbe far meglio; ma se la domanda è se i deficit attuali sono sostenibili, in questo momento si dovrebbero togliere di mezzo 400 miliardi di dollari.

 Restano ancora 600 miliardi di dollari o giù di lì. Cosa rappresentano? Rappresentano l’economia depressa – punto e a capo.

Prima di tutto, la debolezza dell’economia ha portato direttamente ad entrate minori; quando il PIL cade, cadono anche gli incassi delle tasse federali, e di fatto cadono sempre sostanzialmente di più, in termini percentuali. Come se non bastasse, le entrate sono temporaneamente depresse per gli sgravi fiscali, in particolare per quelli sugli stipendi, che sono stati attivati per sostenere l’economia ma che saranno tolti appena l’economia sarà più forte (o, sfortunatamente, anche prima di quel momento). Se fate i conti, appare probabile che una piena ripresa economica aumenterebbe le entrate almeno di 450 miliardi di dollari.

Nel frattempo, l’economia depressa ha, anche in questo caso temporaneamente, accresciuto la spesa pubblica, perché più persone hanno avuto accesso alla assicurazione di disoccupazione ed ai programmi che dipendono da verifiche sul reddito, quali i sostegni alimentari e Medicaid. Una stima ragionevole dice che la ripresa economica ridurrebbe la spesa pubblica federale sui quei programmi di almeno 150 miliardi di dollari.

Mettendo tutto questo assieme, viene fuori che il deficit di un migliaio di dollari non è affatto il segno di una situazione finanziaria insostenibile. Una parte del deficit è in effetti sostenibile; all’incirca tutto il resto scomparirebbe se avessimo una ripresa economica.

E in questo momento le prospettive per una ripresa sono abbastanza buone – o sarebbero buone se non fosse per i rischi politici che derivano dalle politiche che i repubblicani attuano sulla pelle del paese. Il settore immobiliare dà segni di vita, il debito dei consumatori si abbassa, l’occupazione è migliorata stabilmente nella prima fascia di età dei lavoratori. Sfortunatamente, questa ripresa potrebbe finire fuori dai binari per il ‘precipizio fiscale’ e/o per lo scontro sul tetto del debito [2]; ma questo non ha niente a che fare con la pretesa insostenibilità del deficit.


 

 


[1] Sir Austin Pericolo Powers (Sir Austin Danger Powers nella versione originale) è il personaggio protagonista dei film Austin Powers (Il controspione, Austin Powers – La spia che ci provava e Austin Powers in Goldmember) dove è interpretato da Mike Myers, autore del soggetto e della sceneggiatura delle tre pellicole. Il nemico giurato di Austin è il Dottor Male, uno scienziato pazzo disposto a tutto pur di controllare il mondo. Quando il Dottor Male si iberna in maniera tale da poter tornare nel futuro, Austin decide di ibernarsi a sua volta in modo da poter essere risvegliato quando il Dottor Male ritornerà per conquistare il mondo. Passati trent’anni, Austin si risveglia dall’ibernazione per poter ostacolare i piani del Dottor Male (Wikipedia)

[2] Il “tetto del debito” è una espressione che si riferisce ad un provvedimento di autorizzazione al superamento dell’ammontare del debito dell’anno finanziario precedente, che in modo piuttosto burocratico ogni anno deve essere approvato dalla Camera dei Rappresentanti.  Nonostante che il superamento del debito storico sia già stato formalmente previsto nelle leggi finanziarie, il fatto che esso debba essere formalmente votato al termine di ogni anno teoricamente determina le condizioni – qualora la maggioranza alla Camera sia diversa da quella che ha eletto il Presidente – come minimo per una drammatizzazione dello scontro politico. In realtà non era quasi mai accaduto che questo passaggio fosse sfruttato dall’opposizione in modo spregiudicato. Accadde una prima volta sotto la Presidenza Clinton, quando il leader Repubblicano era Newt Gingrich. E’ poi accaduto in modi altrettanto clamorosi nel 2011 e, indirettamente, provocherà ulteriori effetti alla fine del 2012, giacché l’accordo che si trovò per superare la crisi dell’anno passato fu, per molti aspetti, niente di più che un “armistizio”. Dopodiché verosimilmente accadrà alla prossima scadenza dell’anno finanziario, nel 2013.

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