January 21, 2013, 11:21 am
Responses to my response to Joe Stiglitz have varied. Some are outraged that I might suggest that inequality isn’t the source of all problems — there are even some suggestions that I am acting as an apologist for the plutocrats, which will come as news to the plutocrats. But there have also been some interesting points raised.
About the first bit: I often warn on this blog about the pitfall of making economics into a morality play in which doing what you think is right is also the magic elixir that solves all problems. Usually I’m criticizing the kind of people who believe that deficits are terrible, awful, and therefore that slashing deficits now now now will promote recovery — when it would actually kill it. But progressives need to be careful too; if you find yourself telling a story in which the changes you want to see in American society just happen to be exactly what we need to improve economic performance in the next year or two, you should make a point of asking yourself whether you’re really being objective.
Personally and politically, I would have loved to write a piece blaming slow growth on inequality. But I couldn’t and can’t convince myself that the theory and evidence really support that view. Inequality is a huge problem — but not for employment growth in 2013 or 2014.
OK, there have been some interesting points made in relation to that statement, most of which I agree with.
Duncan Black suggests that there’s still a macroeconomic case for targeting economic aid on people with lower incomes; e.g, food stamps yes, cuts in the capital gains tax no. Very much so! In fact, in a way the same argument I made for not making too much of high-income saving and low-income dissaving also makes the case for aid right now to the bottom half of the distribution.
Here’s how it goes: at any point in time, those with lower incomes include a high proportion of people doing temporarily badly. Many of those people will be “liquidity-constrained” — out of liquid assets, and unable to borrow except at high rates. These are people who will spend a large fraction of any aid, and therefore transfers to that group will have a much bigger multiplier effect than, say, tax cuts for the rich.
It’s even better, of course, to target aid on those we know are in temporary distress — which is why unemployment insurance is an especially effective stimulus.
Dean Baker makes a couple of very good points, one on saving, one on the budget. I pointed out that saving seems to have declined, not increased, as inequality rose; Dean points out that sharply rising asset prices might be the explanation. Fair enough, although I think the burden of proof is on the other side: if your claim is that inequality causes a persistent shortage of consumer demand, you should find the actual strength of consumer demand problematic.
Dean also makes a terrific point about inequality and the budget: while taking from the poor and giving to the rich probably increases revenues, it also increases spending on means-tested programs, so the budget effect may be negative after all. Indeed: I should have remembered that the highest effective marginal tax rates in our system fall on low-income working families (pdf), who lose benefits as their incomes go up. I doubt that even so the effect can be large, but it’s always a good idea to remember that we have a tax-and-transfer system, not just a tax system.
So, interesting stuff — and it’s good to be having a real discussion about these issues. I still think that we need to fight inequality for long-run reasons, and that trying to shoehorn the post-financial-crisis weakness into the same framework just weakens our credibility. But it’s not a big deal.
Ancora sull’ineguaglianza
Le risposte alla mia risposta a Joe Stiglitz sono state diverse. Alcuni sembrano offesi che io abbia potuto suggerire che l’ineguaglianza non è la fonte di tutti i problemi – c’è persino l’impressione che mi stia comportando come un difensore dei plutocrati, la qualcosa sembrerà una novità ai plutocrati. Ma è stato sollevato anche qualche punto interessante.
Sul primo aspetto: io metto spesso in guardia su questo blog dal pericolo di far diventare l’economia una racconto edificante secondo il quale fare quello che pensate sia giusto diventa un elisir che risolve tutti i problemi. Di solito sono critico nei confronti di quel genere di persone che credono che i deficit siano tremendi, orribili, e che di conseguenza abbattere immediatissimamente i deficit promuoverà la ripresa – mentre di fatto la ammazzerebbe. Ma anche i progressisti debbono stare attenti; se vi ritrovate a raccontare una storia secondo la quale i cambiamenti che esattamente voi volete che si producano nella società americana siano esattamente quello di cui abbiamo bisogno per migliorare le prestazioni dell’economia nel prossimo anno o due, dovreste considerare importante chiedervi se siete realmente obbiettivi.
Personalmente e politicamente mi sarebbe piaciuto scrivere un pezzo dando la colpa della crescita lenta all’ineguaglianza. Ma non potevo e non posso convincermi che la teoria ed i fatti siano realmente un sostegno a quel punto di vista. L’ineguaglianza è un grande problema – ma non per la crescita dell’occupazione nel 2013 o 2014.
E’ vero, ci sono stati alcuni importanti argomenti in relazione a quella affermazione, sulla gran parte dei quali sono d’accordo.
Duncan Black [1] suggerisce che c’è anche un argomento macroeconomico a favore di aiuti economici rivolti a persone con redditi più bassi; ad esempio, sussidi alimentari si, sgravi sulle tasse sui profitti da capitale no. E’ proprio così! Di fatto, in qualche modo lo stesso argomento che ho avanzato per non dare troppa importanza al risparmio dei redditi più elevati ed al risparmio negativo dei bassi redditi introduce anche l’argomento a favore di aiuti immediati alla parte inferiore della distribuzione del reddito.
Ecco quello che accade: in un momento qualsiasi, coloro che hanno i redditi più bassi includono una fetta cospicua di persone che stanno andando male provvisoriamente. Molte di queste persone saranno “limitate-nella-liquidità” – senza beni liquidi ed impossibilitati a prendere prestiti se non ad alti tassi. Queste sono persone che spenderanno una larga parte di ogni aiuto, e di conseguenza i trasferimenti a quel gruppo avranno un effetto di moltiplicatore assai maggiore, diciamo, degli sgravi fiscali ai ricchi.
E’ anche meglio, ovviamente, indirizzare l’aiuto verso coloro che sono in sofferenza temporanea – che è la ragione per la quale l’assicurazione di disoccupazione è uno stimolo particolarmente efficace.
Dean Baker [2] avanza una paio di considerazioni molto importanti, una sui risparmi, l’altra sul bilancio. Ho sottolineato che i risparmi sembrano essere calati, non aumentati, nel mentre l’ineguaglianza è cresciuta; Dean mette in evidenza che la brusca crescita dei prezzi degli assets potrebbe essere la spiegazione. Abbastanza giusto, sebbene io ritenga che l’onera della prova dovrebbe essere sull’altra parte: se il vostro argomento è che l’ineguaglianza provoca una persistente scarsità di domanda di consumo, la forza effettiva della domanda di consumo dovrebbe sembrarvi problematica.
Dean avanza anche un magnifico argomento sull’ineguaglianza e sul bilancio: mentre prendere dai poveri e dare ai ricchi probabilmente aumenta le entrate, esso aumenta anche la spesa pubblica sui programmi basati sull’accertamento dei redditi, cosicché dopo tutto l’effetto di bilancio potrebbe essere negativo [3]. In effetti: avrei dovuto ricordare che le aliquote fiscali maggiormente efficaci nel nostro sistema ricadono sulle famiglie dei lavoratori a basso reddito (vedi pdf), che perdono i sussidi quando i loro redditi salgono. Dubito che anche in questo modo l’effetto possa essere ampio, ma è sempre una buona idea ricordare che noi abbiamo un sistema di “tasse e trasferimenti”, e non solo un sistema di tassazione.
Dunque, cose interessanti – ed è bene che si stia sviluppando un dibattito reale su questi temi. Io credo ancora che dobbiamo combattere l’ineguaglianza per ragioni attinenti al lungo periodo, e che cercare di far calzare la debolezza successiva alla crisi finanziaria nella stessa struttura precedente indebolisca davvero la nostra credibilità. Ma non è un affare da poco.
[1] Un breve post sul blog “Escathon”.
[2] Un post su Center for Economic and Policy Research
[3] Apparentemente un po’ contorto. Mi pare che il senso sia questo: se è vero che probabilmente togliere ai poveri e dare ai ricchi aumenta le entrate dello Stato (perché su quei mezzi i ricchi pagano tasse maggiori), fare ciò aumenta anche la spesa pubblica, perché una parte importante dei programmi sociali si basa su aiuti che dipendono dall’accertamento dei redditi. Se dunque lo Stato toglie ai poveri e dà ai ricchi, impoverisce ulteriormente i poveri e deve spendere maggiormente nel sostegno automatico agli stessi. Cosicché il risultato per il bilancio pubblico diventa negativo.
By mm
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