Blog di Krugman

Ancora una volta il Giappone è il paese del futuro? (11 gennaio 2013)

 

January 11, 2013, 8:48 am

Is Japan the Country of the Future Again?

In the broad sense, surely not, if only because of demography: the Japanese combine a low birth rate with a deep cultural aversion to immigration, so the future role of Japan will be severely constrained by a shortage of Japanese.

But something very odd is happening on the short- to medium-term macroeconomic front. For the past three years macro policy all across the advanced world has been dominated by Austerian orthodoxy; even where there haven’t been explicit austerity policies, as in the United States, fear of deficits has led to de facto fiscal tightening, while monetary policy has fallen far short of the kind of dramatic expectation-changing moves theoretical analysis suggests are crucial to getting traction in a liquidity trap.

Now, one country seems to be breaking with the orthodoxy — and it is, surprisingly, Japan:

The Japanese government approved emergency stimulus spending of ¥10.3 trillion Friday, part of an aggressive push by Prime Minister Shinzo Abe to kick-start growth in a long-moribund economy.

Mr. Abe also reiterated his desire for the Japanese central bank to make a firmer commitment to stopping deflation by pumping more money into the economy, which the prime minister has said is crucial to getting businesses to invest and consumers to spend.

“We will put an end to this shrinking and aim to build a stronger economy where earnings and incomes can grow,” Mr. Abe said. “For that, the government must first take the initiative to create demand and boost the entire economy.”

This is especially remarkable because Japan has been held up so often as a cautionary tale: look at how big their debt is! Disaster looms! Indeed, back in 2009 there were many stories to the effect that the long-awaited Japanese debt catastrophe was finally coming.

But, actually, not. Japanese long-term interest rates rose in the spring of 2009 because of hopes of recovery, not fear of bond vigilantes; and when those hopes faded, rates went back down, and are currently well under 1 percent.

Now comes Shinzo Abe. As Noah Smith informs us, he is not anybody’s idea of an economic hero; he’s a nationalist, a denier of World War II atrocities, a man with little obvious interest in economic policy. If he’s defying the orthodoxy, it probably reflects his general contempt for learned opinion rather than a considered embrace of heterodox theory.

But that may not matter. Abe may be ignoring the conventional wisdom on spending, and bullying the Bank of Japan, for all the wrong reasons — but the fact is that he is actually providing fiscal and monetary stimulus at a time when every other advanced-country government is too much in the thrall of the Very Serious People to do something different. And so far the results have been entirely positive: no spike in interest rates, but a sharp fall in the yen, which is a very good thing for Japan.

 

It will be a bitter irony if a pretty bad guy, with all the wrong motives, ends up doing the right thing economically, while all the good guys fail because they’re too determined to be, well, good guys. But that’s what happened in the 1930s, too …

 

Ancora una volta il Giappone è il paese del futuro?

 

 

In senso generale, sicuramente no, se non altro a causa della demografia: i Giapponesi combinano una tasso di nascite basso con una profonda avversione culturale all’immigrazione, cosicché il ruolo futuro del Giappone sarà  severamente limitato dalla scarsità di giapponesi.

Ma sta accadendo qualcosa di molto strano sul fronte del breve e medio termine dell’economia. Ni tre anni passati la politica economica è stata dominata, in tutto il mondo avanzato, dalla ortodossia ‘austriaca’ [1]; anche dove non ci sono state esplicite politiche di austerità, come negli Stati Uniti, la paura del deficit ha portato di fatto ad una restrizione della finanza pubblica, mentre la politica monetaria non è riuscita in quella sorta di iniziativa per il mutamento delle aspettative che l’analisi teorica indica come cruciale per fornire spinta in una trappola di liquidità.

Ora, un paese sembra essere ad una rottura con l’ortodossia, ed è, sorprendentemente il Giappone:

“Il Governo giapponese ha approvato  venerdì una spesa pubblica di sostegno di emergenza di 10 mila trecento miliardi di yen,  come parte di una spinta determinata del Primo Ministro Shinzo Abe [2]  per dare un impulso di crescita ad una economia da lungo tempo moribonda.

Abe ha anche riespresso il suo desiderio perché la Banca Centrale Giapponese metta un impegno più deciso nel fermare la deflazione trasferendo più denaro nell’economia, la qualcosa secondo il Primo Ministro è cruciale per ottenere che le imprese investano ed i consumatori spendano.

‘Noi metteremo fine a questo arretramento e puntiamo a costruire un’economia più forte, nella quale guadagni e redditi possano crescere’,  ha detto Abe. ‘A tale scopo, il Governo deve anzitutto prendere l’iniziativa per creare domanda e dare una spinta all’intera economia’.

Questo è specialmente rilevante perché il Giappone è stato spesso indicato come  esempio di ammonimento: guardate come è alto il loro debito! Presagio di disastri! In effetti, nel passato 2009 circolavano molte storie sul fatto che la tanto attesa catastrofe del debito giapponese fosse finalmente in arrivo.

In effetti, così non è stato. I tassi di interesse del Giappone crebbero nel 2009 per le speranze di una ripresa, non per paura dei guardiani dei bonds; e quando quelle speranze svanirono, i tassi tornarono a cadere, ed attualmente sono assai sotto l’1 per cento.

Ora arriva Shinzo Abe. Come ci informa Noah Smith, egli è tutt’altro che un campione dell’economia: è un nazionalista, uno che nega le atrocità della I Guerra Mondiale, un uomo con piccoli interessi banali nella politica economica. Se egli sfida l’ortodossia, questo probabilmente riflette il suo complessivo disprezzo per le opinioni istruite, piuttosto che un a adesione riflettuta ad una teoria eterodossa.

Ma ciò può non essere importante. Abe può non essere al corrente della saggezza convenzionale sulla spesa pubblica e può fare il gradasso con la Banca del Giappone, per ragioni del tutto scorrette – ma il fatto è che sta effettivamente  fornendo allo stesso tempo un sostegno di finanza pubblica e monetario,  nel mentre i Governi degli altri paesi avanzati  sono anche troppo alla mercé delle Persone Molto Serie nel fare cose del tutto diverse. E sino a questo punto, i risultati sono stati del tutto positivi: nessun picco nei tassi di interesse, ma una brusca caduta dello yen, che per il Giappone è un’ottima cosa.

Sarà un’ironia ancora più amara se un pessimo personaggio, con motivazioni del tutto negative, finirà per fare la cosa giusta dal punto di vista economico, nel mentre tutte le persone per bene non ci riescono perché sono anche troppo determinate, insomma, a fare le persone per bene. Ma anche questo accadde negli anni Trenta …


 

 


[1] Per “Austriaci” vedi le Note finali sulla traduzione.

[2] Nel dicembre scorso Shinzo Abe, leader del partito liberal-democratico, è stato rieletto Primo Ministro del Giappone, carica dalla quale si era dimesso nel 2007 per motivi di salute. E’ succeduto ad un relativamente breve interludio di governi di centro-sinistra, segnati da vari mutamenti dei primi ministri. Oltre a promettere una politica finanziaria e monetaria più determinata, ha caratterizzato la campagna elettorale anche per la annunciata volontà di un atteggiamento fortemente competitivo nei confronti della Cina, con la quale è aperto il problema della contesa sulle Isole Senkaku-Diaoyu.

giu 24 o

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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