Blog di Krugman

Cimeli barbarici (9 gennaio 2013)

 

January 9, 2013, 10:52 am

Barbarous Relics

I feel comfortable in my understanding of the economics of the platinum coin, but don’t claim any legal expertise. However, Laurence Tribe knows whereof he speaks — and he says that it’s quite legal. And so there you have it: if we have a crisis over the debt ceiling, it will be only because the Treasury department would rather see economic devastation than look silly for a couple of minutes.

There will, of course, be howls from the usual suspects if that’s how it goes. Some of these will be howls of frustration because their hostage-taking plan was frustrated. But some will reflect sincere horror over a policy turn that their cosmology says must be utterly disastrous.

Ed Kilgore says, in a somewhat different way, much the same thing I and people like Joe Weisenthal have been saying: what we’re looking at here is a collision of worldviews, one might even say of epistemology.

For many people on the right, value is something handed down from on high It should be measured in terms of eternal standards, mainly gold; I have, for example, often seen people claiming that stocks are actually down, not up, over the past couple of generations because the Dow hasn’t kept up with the gold price, never mind what it buys in terms of the goods and services people actually consume.

And given that the laws of value are basically divine, not human, any human meddling in the process is not just foolish but immoral. Printing money that isn’t tied to gold is a kind of theft, not to mention blasphemy.

For people like me, on the other hand, the economy is a social system, created by and for people. Money is a social contrivance and convenience that makes this social system work better — and should be adjusted, both in quantity and in characteristics, whenever there is compelling evidence that this would lead to better outcomes. It often makes sense to put constraints on our actions, e.g. by pegging to another currency or granting the central bank a high degree of independence, but these are things done for operational convenience or to improve policy credibility, not moral commitments — and they are always up for reconsideration when circumstances change.

Now, the money morality types try to have it both ways; they want us to believe that monetary blasphemy will produce disastrous results in practical terms too. But events have proved them wrong.

And I do find myself thinking a lot about Keynes’s description of the gold standard as a “barbarous relic”; it applies perfectly to this discussion. The money morality people are basically adopting a pre-Enlightenment attitude toward monetary and fiscal policy — and why not? After all, they hate the Enlightenment on all fronts.

The bottom line is that we aren’t really having a rational argument here. Nor can we: rationality has a well-known liberal bias.

 

Cimeli barbarici

 

Mi sento tranquillo nel mio ragionamento sulla economia della moneta di platino, ma non pretendo alcuna competenza legale. Tuttavia, Lawrence Tribe conosce le cose di cui parla – e afferma che è abbastanza legale. E dunque questa è la situazione: se avremo una crisi sul tetto del debito, sarà soltanto perché il dipartimento del Tesoro piuttosto sarebbe disposto ad assistere ad una devastazione economica che sembrare un po’ stupido per un paio di minuti.

Ci saranno, naturalmente, gemiti da parte dei soliti noti,  se le cose andranno in quel modo. Alcuni saranno gemiti di frustrazione perché il loro progetto di prendere in ostaggio la nazione sarà stato frustrato. Ma alcuni rifletteranno un sincero terrore per un corso politico che la loro cosmologia ritiene debba essere completamente disastroso.

Ed Kilgore afferma, in termini un po’ differenti, molte delle stesse cose che io stesso e persone come Joe Weisenthal  stanno dicendo: quello a cui stiamo assistendo è una collisione di concezioni del mondo, si potrebbe persino dire di epistemologie.

Per molte persone della destra, il valore è qualcosa che viene giù dall’alto dei cieli. Esso dovrebbe essere misurato nei termini di principi eterni, soprattutto oro; ho visto spesso, per esempio, persone che sostengono che i titoli azionari effettivamente sono scesi, non saliti, nel corso delle due passate generazioni perché il Dow [1] non si è tenuto al passo con il prezzo dell’oro, senza che abbia alcun valore quello che esso può acquistare in termini di beni e servizi che la gente effettivamente consuma.

E dato che le leggi del valore sono fondamentalmente divine, non umane, ogni intromissione umana in quel processo non è solo sciocca ma immorale. Stampare moneta che non sia collegata all’oro è una specie di furto, per non dire che è una bestemmia.

Per persone come me, d’altro canto, l’economia è un sistema sociale, creato da e per le persone. Il denaro è un espediente ed una utilità che consente al sistema sociale di funzionare meglio – e dovrebbe essere corretto, sia nella quantità che nelle sue caratteristiche, ogni qualvolta ci siano prove convincenti che questo porterebbe a risultati migliori. Esso spesso consiglia di porre limiti alle nostre azioni, ad esempio ancorandosi ad un’altra valuta o garantendo un elevato grado di indipendenza alla Banca Centrale, ma queste sono cose che si fanno per convenienza operativa o per migliorare la credibilità politica, non per assunti morali – ed è sempre possibile riconsiderarli quando mutano le circostanze.

Ora, gli individui della moralità monetaria cercano di ottenerlo in entrambi i modi: vogliono che si creda che la blasfemia monetaria produrrà risultati disastrosi anche in termini pratici. Ma i fatti hanno dimostrato che hanno torto.

E mi ritrovo davvero a pensare alla descrizione di Keynes del ‘gold standard’ come un ‘cimelio barbarico’; essa si adatta perfettamente alla nostra discussione. Gli individui della moralità monetaria stanno fondamentalmente adottando una concezione pre-illuministica della moneta e della politica della finanza pubblica – e perché no? Dopo tutto odiano l’Illuminismo su tutti i fronti.

La morale della favola è che  non troviamo in tutto questo alcun argomento razionale. Né potremmo: è ben noto che la razionalità è un pregiudizio liberal.


 

 


[1] Il Dow Jones (nome completo Dow Jones Industrial Average) è il più noto indice della borsa di New York (il NYSE – New York Stock Exchange) ed è stato creato negli Stati Uniti per valutare i ritmi di crescita dell’economia americana. Deve la sua paternità a Charles Dow, padre dell’analisi tecnica e fondatore del Wall Street Journal. L’indice è calcolato, a differenza di altri indici che tengono conto della capitalizzazione (e quindi del peso relativo delle varie società) soppesando il prezzo dei principali 30 titoli di Wall Street.

Quando si parla di Dow Jones si fa riferimento a uno degli indici di settore messi a punto da Charles Dow: il Dow Jones Industrial Average che replica l’andamento di un portafoglio composto dalle maggiori 30 imprese industriali statunitensi, raggruppate in un rapporto pesato in base al loro prezzo. La scelta di limitarne la composizione a solo 30 Blue Chips ha fatto sì che nel corso del tempo, l’indice abbia perso molta della sua importanza perché non è più in grado di riflettere l’intero andamento del listino azionario americano (Wikipedia).

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"