Blog di Krugman

Dalle “Regine dell’assistenza” ai disabili fannulloni (27 gennaio 2013)

 

January 27, 2013, 10:06 am

From Welfare Queens to Disabled Deadbeats

If you want to understand the trouble Republicans are in, one good place to start is with the obsession the right has lately developed with the rising disability rolls. The growing number of Americans receiving disability payments has, for many on the right, become a symbol of our economic and moral decay; we’re becoming a nation of malingerers.

As Jared Bernstein points out, there’s a factual problem here: a large part of the rise in the disability rolls reflects simple demographics, because aging baby boomers are a lot more likely to have real ailments than those same workers did when they were in their 20s and 30s. The Social Security Administration does a formal adjustment for this reality, and as Jared says, it looks like this:

giu 23 10

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

It looks a lot less dramatic, doesn’t it?

And as for the rest of what’s going on, CBO — which also concludes (pdf) that a lot of it is demographics — adds this description of policy changes:

In 1984, lawmakers enacted the Disability Benefits Reform Act, which expanded the ways in which people could qualify for the DI program. That legislation, in addition to reversing several of the cost-containment measures enacted as part of the 1980 Social Security Disability Amendments, shifted the criteria for DI eligibility from a list of specific impairments to a more general consideration of a person’s medical condition and ability to work. The legislation allowed applicants to qualify for benefits on the basis of the combined effect of multiple medical conditions, each of which taken alone might not have met the criteria. It also allowed symptoms of mental illness and pain to be considered in assessing whether a person qualified for admission to the DI program, even in the absence of a clear-cut medical diagnosis.

 

So yes, there has been some liberalization of the criteria — if you have multiple interacting conditions or mental illness, you may qualify in ways you didn’t before — but that liberalization is pretty reasonable. It’s still quite hard to qualify for DI.

What strikes me, however, isn’t just the way the right is trying to turn a reasonable development into some kind of outrage; it’s the political tone-deafness.

I mean, when Reagan ranted about welfare queens driving Cadillacs, he was inventing a fake problem — but his rant resonated with angry white voters, who understood perfectly well who Reagan was targeting. But Americans on disability as moochers? That isn’t, as far as I can tell, an especially nonwhite group — and it’s a group that is surely as likely to elicit sympathy as disdain. There’s just no way it can serve the kind of political purpose the old welfare-kicking rhetoric used to perform.

The same goes, more broadly, for the whole nation of takers thing. First of all, a lot of the “taking” involves Social Security and Medicare. And even the growth in means-tested programs is largely accounted for by the Earned Income Tax Credit — which requires and rewards work — and the expansion of Medicaid/CHIP to cover more children. Again, not the greatest of political targets.

 

The point, I think, is that right-wing intellectuals and politicians live in a bubble in which denunciations of those bums on disability and those greedy children getting free health care are greeted with shouts of approval — but now have to deal with a country where the same remarks come across as greedy and heartless (because they are).

And I don’t think this is a problem that can be solved with a slight change in the rhetoric.

 

Dalle “Regine dell’assistenza” ai disabili  fannulloni

 

Se volete capire in quale guaio sono i Repubblicani, un buon punto per cominciare è l’ossessione che la destra ha recentemente sviluppato sulle liste sempre più lunghe di disabili. Il numero crescente di americani che ricevono sussidi di disabilità, per alcuni della destra, è diventato un simbolo della nostra decadenza economica e morale; siamo diventati una nazione che “si dà malata”.

Come sottolinea Jared Bernstein, c’è qua un problema relativo ai fatti: una larga parte della crescita delle liste di disabilità riflette semplicemente la demografia, perché i “baby boomers” [1], invecchiando, è molto più probabile abbiano acciacchi veri di quelli che avevano quando erano ventenni o trentenni. La Amministrazione della Previdenza Sociale a seguito di questa realtà applica una formale correzione, e come dice Jared, questo è quello che viene fuori:

giu 23 10

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sembra un po’ meno drammatico, non è vero?

E, per il resto che sta succedendo, il CBO – che anch’esso conclude (pdf) che in gran parte è una problema demografico – aggiunge questa descrizione dei cambiamenti delle politiche:

“Nel 1984, i legislatori vararono la Disability Benefits Reform Act, che allargò i casi nei quali la gente poteva ottenere il riconoscimento per il programma di indennità per disabilità. Quella legislazione, oltre a fare marcia indietro su molte misure di contenimento dei costi che erano state approvate nell’ambito degli “Social Security Disability Amendments” del 1980 , modificò i criteri per la ammissione al programma delle disabilità da una lista di specifiche menomazioni ad una più generale considerazione della condizione sanitaria e della capacità di lavoro di una persona. La legislazione consentì ai richiedenti di far domanda per i sussidi sulla base degli effetti combinati di molteplici condizioni sanitarie, ciascuna delle quali, considerata da sola, non avrebbe soddisfatto i criteri. Essa permise di considerare anche i sintomi di disordine e di sofferenza mentale nello stabilire se una persona avesse diritto alla ammissione ai programmi di disabilità, anche in assenza di una diagnosi medica inequivocabile”.

Dunque è vero che ci sono state alcune liberalizzazioni dei criteri – se avete varie condizioni che agiscono tra loro o una malattia mentale, potete ottenere il riconoscimento in modi nei quali prima non era possibile – ma è stata una liberalizzazione abbastanza ragionevole. E’ ancora piuttosto difficile ottenere il riconoscimento per l’indennità di disabilità.   

Quello che mi impressiona, tuttavia, non è solo il modo in cui la destra sta cercando di trasformare una evoluzione ragionevole in una specie di bestemmia; è la sordità politica.

Voglio dire, quando Reagan inveiva contro le “regine dell’assistenza che guidavano le Cadillac”, si inventava un falso problema – ma la sua invettiva era in sintonia con gli elettori bianchi arrabbiati, che capivano perfettamente chi fosse l’obbiettivo di Reagan. Ma gli americani disabili come scrocconi? Questo non è, per quanto posso capire, un gruppo particolarmente composto da non-bianchi – ed è un gruppo che è quantomeno altrettanto  probabile che susciti  simpatia che disprezzo. Non c’è proprio modo di metterlo al servizio di quel proposito politico che la vecchia retorica del “dare un calcio all’assistenza”  era solita esibire.

La stessa cosa vale, più in generale, per l’intera questione della nazione di   ‘scrocconi’. Prima di tutto, una parte degli “scrocconi” hanno a che fare con la Previdenza Sociale e con Medicare. E persino la crescita dei programmi dipendenti dall’accertamento delle condizioni di reddito e determinata in gran parte dal credito di imposta sul reddito guadagnato – qualcosa che richiede e premia il lavoro –  ed è anche giustificata da un ampliamento di Medicaid-CHIP [2] per coprire un numero maggiore di  bambini. Anche questi non sembrano granché come bersagli della politica.

Il punto, penso, è che gli intellettuali e d i politici della destra vivono in una bolla nella quale le denunce di quegli scansafatiche di disabili  o di quei bambini che avidamente fruiscono di assistenza sanitaria gratuita sono salutate con grida di approvazione – ma oggi devono misurarsi con un paese nel quale quelle stesse notazioni sono percepite come segni di grettezza e di spietatezza (perché tali sono).

E non credo che questo problema possa essere risolto con leggeri adattamenti di linguaggio.



[1] “Baby boomers” è la generazione americana successiva alla seconda guerra mondiale, quando si ebbe per vari anni un picco di fecondità nelle famiglie, definito appunto “baby boom”. Naturalmente, quelle generazioni hanno transitato i cinquanta anni successivi provocando inevitabili problemi statistici, che ora sono più forti nel settore assistenziale, visto che i “baby boomers” stanno andando in pensione.

[2] Ovvero, dai programmi di Medicaid per “Children’s Health Insurance Program” (CHIP)m che è il programma per la ssicurazione sanitaria sui bambini.

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