January 12, 2013, 2:44 pm
Whatever else you can say about the new turn in Japanese policy, it’s offering a great demonstration of the peculiarities of zero-lower-bound economics. (JGBs meet the ZLB, OK!)
The key point here is that Japanese short-term rates are hard up against zero. Long-term rates aren’t, but they’re still constrained: the long rate is, to a first approximation, the average of expected future short rates; short rates can go up but not down; so the long rate is kept some ways above zero, no matter how bad the current economy, by this one-way option. Long rates are also, as part of this process, fairly sticky, responding only slightly to changes in economic fundamentals. (Serious econowonks may recognize the affinity with the old target zones literature).
As a result, Japanese long rates have dropped much less than rates in other advanced countries:
And now that Japanese policy makers have, at least for now, managed to persuade markets that deflation will give rise to mild inflation, this has not been reflected at all in a rise in nominal interest rates; instead, it’s all a fall in real rates. In the figure below, from here, the orange line is the nominal rate on 10-year Japanese bonds; the green line the rate on inflation-indexed bonds; and the red line the implied forecast of inflation:
It’s actually quite beautiful, if you have an economist’s warped aesthetic sense. And it’s also very good news for Japan.
Il momento istruttivo del Giappone
Qualsiasi altra cosa si possa dire della nuova svolta della politica giapponese, essa sta offrendo una grande dimostrazione delle peculiarità dell’economia del “limite inferiore di zero” (è così, JGB incontra ZLB! [1]).
Il punto chiave è che i tassi di interesse giapponesi a breve termine difficilmente sono alle prese con lo zero. Non accade ai tassi a lungo termine, ma essi sono pure condizionati: il tasso a lungo termine, ad una prima approssimazione, è la media dei tassi futuri attesi; i tassi a breve possono salire ma non scendere (rispetto allo zero); così in qualche modo il tasso a lungo ha continuato sopra lo zero, a prescindere da quanto andasse male l’economia, per questa opzione a senso unico. I tassi a lungo sono anche, come parte di questo processo, discretamente rigidi, rispondono solo leggermente ai mutamenti nei fondamentali (i seri studiosi di economia possono riconoscere l’affinità con le vecchie ‘aree obbiettivo’ della letteratura).
Come risultato, i tassi a lungo termine del Giappone sono calati molto meno che in altri paesi avanzati [2]:
Ed ora che gli operatori politici giapponesi hanno operato, almeno sinora, per convincere i mercati che la deflazione darà origine ad una lieve inflazione, questo non si è riflesso affatto in una crescita nei tassi di interesse nominali; semmai c’è stata proprio una caduta dei tassi reali. Nella figura sotto, che viene da qua (connessione), la linea arancione indica il tasso nominale sui bonds giapponesi decennali; la linea verde il tasso sui bonds indicizzati all’inflazione; e la linea rossa indica la previsione di inflazione:
In effetti è piuttosto bello; se possedete il senso estetico deformato di un economista. E sono anche buone notizie per il Giappone.
[1] Non so perché, ma sembra che nelle due sigle ci sia ironia. Esse stanno per i bonds del Governo del Giappone (JGB) ed il “limite inferiore dello zero” (ZLB). Per quest’ultimo concetto, vedi le note finali sulla traduzione.
[2] La Tabella indica con la linea rossa i tassi dei bonds decennali statunitensi, con la intrecciata linea verde i tassi dei bonds tedeschi, con la linea blu i tassi dei bonds del Giappone (questi ultimi, secondo il post, dovrebbero essere i tassi a lungo termine).
By mm
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