Blog di Krugman

Inesorabili allarmisti (22 gennaio 2013)

 

January 22, 2013, 9:28 am

Unappeasable Scolds

Mark Thoma is puzzled: if Larry Summers is going to write a piece about how we’re obsessing too much about the deficit, why begin with two paragraphs about how the deficit is a big problem?

But there’s no mystery: that’s the INK disclaimer — I’m Not Krugman. It’s supposed to establish Larry’s bona fides as a Serious Person, appeasing the deficit scolds so that he can get on with the substance of his argument.

I wish him luck, but don’t think he’ll get far. For the deficit scolds are unappeasable.

If you believed that the scolds were just honest citizens concerned about America’s long-run prospects, you might also believe that a careful, rational argument about how those prospects are better served by investing more, not less, while the economy is depressed could win them over. But to hold such beliefs, you’d have to have been living in a cave, reading nothing but the Washington Post editorial page, for the past four years.

The reality, first, is that the deficit scolds — who are, after all, making a living by scolding — depend on constant warnings of imminent fiscal crisis to drum up interest. Saying that it’s a longer-term issue, and not our first priority right now, is not something they can afford to hear.

Moreover, most of the deficit scolds don’t really care about the deficit; it’s all really about using deficit fears to bully us into downsizing government and tearing down the safety net. Remember, three of the leading deficit-scold organizations gave Paul Ryan an award for fiscal responsibility even though anyone who understood numbers could see that his plans would actually increase the deficit; and David Walker endorsed Mitt Romney despite his budget-busting proposals on taxes and military spending.

Or consider the deficit-scold habit of hectoring President Obama for failing to endorse a balanced combination of deficit reduction through tax increases and spending cuts, despite the fact that this is exactly what he has endorsed, many times. Why, you’d almost think that deficit-reduction doesn’t count if it comes from a Democrat.

So Larry is trying to curry favor with a segment of respectable opinion that, as far as I can tell, doesn’t actually exist. OK, it’s a big country; there may be somebody out there who’s persuadable, maybe even someone inside the Beltway. Maybe that person and Larry can have lunch.

 

Inesorabili allarmisti

 

Mark Thoma non capisce: se Larry Summers intende scrivere un pezzo su come siamo troppo ossessionati dal deficit, perché cominciare con due paragrafi su come il deficit sia un grande problema?

Ma non c’è mistero: si tratta della discolpa “INK” . ovvero “Io Non sono Krugman”. Si suppone sia un modo per stabilire la buona fede di Larry come Persona Seria, tranquillizzando gli allarmisti del deficit in modo da poter procedere alla sostanza della sua tesi.

Gli auguro fortuna, ma non penso che arriverà lontano. Perché gli allarmisti del deficit sono inesorabili.

Se credevate che gli allarmisti fossero soltanto dei cittadini onesti preoccupati delle prospettive di lungo periodo dell’America, potevate anche credere che uno scrupoloso, razionale argomento su come quelle prospettive siano meglio servite da un maggiore investimento, nel contesto di una economia depressa, li avrebbe persuasi. Ma per avere convincimenti del genere, nei quattro anno passati dovreste aver vissuto in una caverna, senza leggere niente se non la pagina degli editoriali del Washington Post.

La realtà, in primo luogo, è che gli allarmisti del deficit – che in fondo con l’allarmismo si guadagnano da vivere – fanno affidamento sui continui ammonimenti di una crisi fiscale per tener vivo l’interesse. Dire che esso è un tema di lungo periodo, e non la priorità di questo momento, non è qualcosa che possono sopportare di sentir dire.

Inoltre, gran parte degli allarmisti del deficit in realtà non si preoccupano del deficit; tutto in realtà riguarda l’utilizzo dei timori del deficit per intimidire il Governo a ridurre ed ad abbattere le reti della sicurezza sociale. Si ricordi, tre delle principali organizzazioni degli allarmisti del deficit consegnarono a Paul Ryan un premio per “responsabilità fiscale” anche se ognuno che capisse i numeri poteva rendersi conto che il suo piano in effetti aumentava il deficit; e David Walker aveva sostenuto Mitt Romney nonostante che le sue proposte sulle tasse e sulla spesa militare avrebbero fatto saltare il bilancio.

Oppure si consideri l’abitudine degli allarmisti del deficit di fare i prepotenti con il Presidente Obama per impedirgli di sostenere una combinazione equilibrata di riduzione del deficit attraverso incrementi fiscali e tagli alla spesa, nonostante che questo fosse quello che avevano sostenuto in più occasioni. Perché si deve più o meno pensare che la riduzione del deficit non conta,  quando viene da un Democratico.

Dunque Larry sta cercando di accattivarsi l’appoggio di un segmento di rispettabile opinione pubblica che, per quanto posso dire, in effetti non esiste. Va bene, siamo un grande paese: ci può ben essere fuori di qua qualcuno che si può convincere, forse addirittura qualcuno a Washington [1]. Forse Larry e quell’individuo potrebbero andare insieme a pranzo.



[1] “Beltway” è la “cintura, la circonvallazione, il raccordo anulare” …. Ma solitamente è riferito, in questo contesti, alla Beltway della Capitale, che è anche il centro dei palazzi del potere politico, dei media e delle lobbies.

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