Blog di Krugman

La prospettiva secondo l’accordo (1 gennaio 2013)

 

January 1, 2013, 8:48 am

Perspective on the Deal

To make sense of what just happened, we need to ask what is really at stake, and how much difference the budget deal makes in the larger picture.

So, what are the two sides really fighting about? Surely the answer is, the future of the welfare state. Progressives want to maintain the achievements of the New Deal and the Great Society, and also implement and improve Obamacare so that we become a normal advanced country that guarantees essential health care to all its citizens. The right wants to roll the clock back to 1930, if not to the 19th century.

There are two ways progressives can lose this fight. One is direct defeat on the question of social insurance, with Congress actually voting to privatize and eventually phase out key programs — or with Democratic politicians themselves giving away their political birthright in the name of a mess of pottage Grand Bargain. The other is for conservatives to successfully starve the beast — to drive revenue so low through tax cuts that the social insurance programs can’t be sustained.

 

The good news for progressives is that danger #1 has been averted, at least so far — and not without a lot of anxiety first. Romney lost, so nothing like the Ryan plan is on the table until President Santorum takes office, or something. Meanwhile, in 2011 Obama was willing to raise the Medicare age, in 2012 to cut Social Security benefits; but luckily the extremists of the right scuttled both deals. There are no cuts in benefits in this deal.

The bad news is that the deal falls short on making up for the revenue lost due to the Bush tax cuts. Here, though, it’s important to put the numbers in perspective. Obama wasn’t going to let all the Bush tax cuts go away in any case; only the high-end cuts were on the table. Getting all of those ended would have yielded something like $800 billion; he actually got around $600 billion. How big a difference does that make?

Well, the CBO estimates cumulative potential GDP over the next decade at $208 trillion.So the difference between what Obama got and what he arguably should have gotten is around 0.1 percent of potential GDP. That’s not crucial, to say the least.

And on the principle of the thing, you could say that Democrats held their ground on the essentials — no cuts in benefits — while Republicans have just voted for a tax increase for the first time in decades.

So why the bad taste in progressives’ mouths? It has less to do with where Obama ended up than with how he got there. He kept drawing lines in the sand, then erasing them and retreating to a new position. And his evident desire to have a deal before hitting the essentially innocuous fiscal cliff bodes very badly for the confrontation looming in a few weeks over the debt ceiling.

If Obama stands his ground in that confrontation, this deal won’t look bad in retrospect. If he doesn’t, yesterday will be seen as the day he began throwing away his presidency and the hopes of everyone who supported him.

 

La prospettiva secondo l’accordo

 

Per dare un senso a quanto è appena accaduto, dobbiamo chiederci cosa sia effettivamente in gioco, e quanta differenza l’accordo sul bilancio introduce in un quadro più ampio.

Dunque, attorno a cosa hanno effettivamente conteso i due schieramenti? La risposta con certezza è: il futuro dello Stato assistenziale. I progressisti vogliono mantenere le realizzazioni del New Deal e della Great Society, ed anche incrementare e migliorare la riforma assistenziale di Obama, in modo che si possa diventare un normale paese avanzato che garantisce le cure sanitarie essenziali a tutti i suoi cittadini. La destra vuole riportare l’orologio al 1930, se non al diciannovesimo secolo.

Ci sono due modi nei quali i progressisti possono perdere questa battaglia. Una è una diretta sconfitta sul tema della assicurazione sociale, con il Congresso che effettivamente voti per privatizzare e alla fine eliminare gradualmente programmi fondamentali – o con gli uomini politici democratici che da soli tolgono di mezzo la loro ragion d’essere politica nel nome di un  Grande Accordo (o di un minestrone immangiabile). L’altra è che i repubblicani abbiano successo nella strategia dell’ “affamare la bestia”  – spingere le entrate così in basso attraverso sgravi fiscali, che i programmi della sicurezza sociale non possano più essere sostenuti.

La buona notizia per i progressisti è che il primo pericolo è stato evitato, almeno sino a questo punto – e in un primo tempo non senza molta preoccupazione. Romney ha perso, dunque niente di simile al piano Ryan sarà sul tavolo, sinché Santorum non entrerà in carica, o qualcosa del genere. Nel frattempo, nel 2011 Obama aveva voglia di innalzare l’età dell’ingresso in Medicare, nel 2012 di tagliare i sussidi della Previdenza Sociale; ma fortunatamente gli estremisti della destra hanno messo in rotta entrambi gli accordi. E in questo accordo non ci sono tagli sui sussidi.

La cattiva notizia è che l’accordo è insufficiente a compensare le entrate perdute a seguito degli sgravi fiscali di Bush. In questo caso, tuttavia, è importante leggere i numeri in prospettiva. Obama non aveva in ogni caso l’intenzione di consentire che tutti gli sgravi fiscali di Bush uscissero di scena; soltanto gli sgravi più ‘esclusivi’ erano sul tavolo. L’interruzione di tutti gli sgravi avrebbe fruttato qualcosa come 800 miliardi di dollari; effettivamente ne ha ottenuti circa 600 miliardi. Quanto è grande la differenza che questo provoca?

Ebbene, le stime del CBO sul PIL potenziale cumulativo del prossimo decennio sono di 208 mila miliardi di dollari. Dunque, la differenza tra quello che Obama ha ottenuto e quello che presumibilmente avrebbe dovuto avere è di circa lo 0,1 per cento del PIL potenziale. Non è così fondamentale, per dire il minimo.

E in via di principio, si può dire che i democratici hanno tenuto fermi i loro punti essenziali – nessun taglio sui sussidi – mentre i repubblicani hanno davvero votato un aumento delle tasse per la prima volta da decenni.

Dunque, perché quell’amaro in bocca tra i progressisti? Esso ha più a che fare con il modo in cui Obama è arrivato ad una conclusione, che con la conclusione stessa. Egli ha cominciato a tracciare righe sulla sabbia, poi a cancellarle e a ritirarsi su nuove posizioni. E il suo chiarissimo desiderio di avere un accordo prima di sbattere in un precipizio fiscale essenzialmente innocuo è un pessimo presagio per lo scontro che si annuncia tra poche settimane sul ‘tetto del debito’.

Se in quello scontro Obama resterà fermo, questo accordo non apparirà negativamente, in retrospettiva. Se non lo farà, il giorno di ieri potremo considerarlo come quello in cui egli ha cominciato a buttar via la sua presidenza e le speranze di coloro che l’hanno sostenuto.

 

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