Blog di Krugman

Note sulle statistiche del Giappone (noioso) (13 gennaio 2013)

 

January 13, 2013, 11:28 am

Notes on Japanese Numbers (Boring)

 

A bit of a backup, utility post, for those trying to keep track of these things.

First, about Japanese employment performance. I’ve been getting some comments from people who look at the FRED numbers of the employment-population ratio, which look like this:

giu 24 c

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Catastrophe, right? Well, you want to read the fine print: the “working-age” population used here is everyone 16 and up — that is, it doesn’t correct for aging. If you use the ep ratio for Japanese aged 16-64, available from Eurostat, it looks like this:

giu 24 d

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Kind of a different story.

 

 

Second, some people have been pointing out that the Japan breakeven, the implied inflation forecast from the spread between ordinary and inflation-linked bonds, behaved very erratically in 2008-2009, and they suggest that this casts doubt on the measure’s usefulness. But this isn’t a uniquely Japanese phenomenon: the same thing happened to the US breakeven. And we know why: in the immediate post-Lehman environments, anything that wasn’t hugely liquid, including indexed bonds, sold at a huge discount. There’s no reason to believe that recent breakevens are anything like that unreliable.

And we have good reason to believe that something important really has happened to Japanese expectations — namely, the sharp depreciation of the yen:

giu 24 e

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In a way, recent developments can be seen as a demonstration of a point I’ve tried to make about bond vigilantes: even if they show up, they won’t drive interest rates up, they’ll drive the dollar down, which is a good thing. In Japan’s case, you can think of what’s happening as a growing belief on the part of investors that Japan will end up inflating away part of its debt. This has led to a currency drop; it has *not* led to an interest rate spike:

giu 24 f

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anyway, that’s what you need to know.

 

Note sulle statistiche del Giappone (noioso)

 

Facciamo un passo indietro, un post che può esser utile, per coloro che cercano di tener traccia di queste cose.

In primo luogo, l’andamento dell’occupazione nel Giappone. Mi sono giunti alcuni commenti da parte di persone che leggono le statistiche FRED [1] sulla percentuale occupazione-popolazione, che somigliano a questa:

giu 24 c

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ una catastrofe, vero? Ebbene, bisogna leggere l’edizione buona: in questo caso la popolazione “in età di lavoro”  utilizzata sono tutti i sedicenni ed oltre – ovvero non si corregge il fattore dell’invecchiamento. Se si utilizza il rapporto occupazione/popolazione per i giapponesi tra i 16 ed i 64 anni, disponibile da Eurostat, appare in questo modo:

giu 24 d

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una storia di tutt’altro genere.

In secondo luogo, alcune persone hanno sottolineato che il breakeven del Giappone, la previsione implicita di inflazione che deriva dalla differenza tra i bonds ordinari e quelli indicizzati dall’inflazione, si è comportato in modo assai variabile nel 2008-2009, e suggeriscono che questo getta dubbi sull’utilità di quel dato. Ma questo non è unicamente un fenomeno giapponese: la stessa cosa è accaduta al breakeven statunitense. E sappiamo perché: nelle situazioni immediatamente successive alla vicenda Lehman, tutto quello che non era ampiamente liquido, compresi i bonds indicizzati, pagò un grande sconto. Non c’è ragione di credere che i recenti breakevens siano nello stesso modo inaffidabili.

E abbiamo una buona ragione per credere che qualcosa di importante sia realmente accaduto nelle aspettative del Giappone – precisamente, la brusca svalutazione dello yen:

giu 24 e

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In un certo senso, i recenti sviluppi possono essere considerati come la dimostrazione di un aspetto che avevo cercato di esporre a proposito dei ‘guardiani dei bonds’: anche se questi ultimi si manifestassero, non spingerebbero in alto i tassi di interesse, spingerebbero in basso il dollaro, che sarebbe una buona cosa. Nel caso del Giappone, quello che sta accadendo può essere considerato come la crescente convinzione di una parte degli investitori che il Giappone finirà per risolvere con l’inflazione una parte del suo debito. Questo ha portato ad una caduta della valuta; non ha portato ad un picco dei tassi di interesse:

giu 24 f

 

 

 

 

 

 

 

 

In ogni caso, quello è quanto vi serve conoscere.



[1] La sigla sta per: Federal Reserve Economic Data (elaborati dalla Fed di St. Louis) .

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