January 10, 2013, 3:02 pm
The platinum coin discussion has moved with startling speed, from an idea nobody took seriously (and which, as I’ve mentioned, senior officials were unaware of just last month), to assertions that it’s ridiculous and illegal, to grudging acknowledgment that it’s almost surely legal coupled with strained attempts to dismiss it as an option nonetheless.
Ezra Klein has now opened up a new front, which I would consider a sort of progressive version of the shock doctrine: we shouldn’t invoke the coin option, he says, precisely because it would work too well, and therefore let us sidestep the real issues:
The argument against minting the platinum coin is simply this: It makes it harder to solve the actual problem facing our country. That problem is not the debt ceiling, per se, though it manifests itself most dangerously through the debt ceiling. It’s a Republican Party that has grown extreme enough to persuade itself that stratagems like threatening default are reasonable. It’s that our two-party political system breaks down when one of the two parties comes unmoored. Minting the coin doesn’t so much solve that problem as surrender to it.
The platinum coin is an attempt to delay a reckoning that we unfortunately need to have. It takes a debate that will properly focus on the GOP’s reckless threat to force the United States into default and refocuses it on a seemingly absurd power grab by the executive branch. It is of no solace that many of the intuitive arguments against the platinum coin can be calmly rebutted. It’s the wrong debate to be having.
This isn’t a stupid argument. We really do need to come to grips with Republican extremism. The question is whether refusing to use this escape hatch is the place and time to do that.
My own view is that I was willing to go over the brink on the fiscal cliff, but not here, for three reasons.
First, this is seriously risky business. The fiscal cliff would have been a known quantity: basically, a negative Keynesian shock to the economy, which is something we understand quite well, and furthermore something that would have built only gradually over time. The risks, in short, were somewhat contained.
By contrast, nobody really knows what happens if America defaults, even briefly. The whole structure of world financial markets is built around the use of Treasury bills as the ultimate safe asset; what happens if they lose that status? It would certainly be an interesting experiment, but one best carried out if you have plenty of bottled water and spare ammunition in your basement.
Second, if you’re going to have an epic political confrontation of this particular kind — that is, one that can inflict vast damage until somebody blinks — having it just a few weeks into a new Congress doesn’t seem optimal. Even if the confrontation causes voters to recognize GOP extremists for what they are, and a tidal wave of revulsion builds, it will be almost 2 years before we can change the cast of characters — and also 2 years for the crazies to try to spin the story differently.
Third, and relatedly, the idea that we can have the decisive confrontation and get the message across depends in large part on good reporting. If news media report this in he-said-she-said fashion: “Some Democrats say that Republicans are holding the country hostage, but Republicans say that it’s the other way around” — we are not going to get the kind of clarity Ezra wants. And to paraphrase his own depiction of the state of affairs, does the picture of clear, courageous news media that reject the spinners and give voters the straight story sound like the news environment we actually live in?
I like epic confrontation as much as the next guy, and probably more so. And if I were Treasury secretary — which mercifully is not going to happen — I’d be very cagey about the coin, the coupons, and all that until the day is really upon us, without ruling them out. But we need a strategy to deal with the crazies if they really do prove irredeemably crazy, which seems all too possible.
Pensieri al limite
La discussione sulla moneta di platino si è spostata con sorprendente velocità, da una idea che nessuno prendeva sul serio (e che, come ho ricordato, funzionari di primo piano neppure conoscevano il mese scorso) a giudizi secondo i quali sarebbe ridicola o illegale, al riconoscimento controvoglia secondo il quale sarebbe certamente legale, accompagnato da nervosi tentativi di svalutarla tuttavia come reale possibilità.
Ezra Klein ora ha aperto un nuovo fronte, che io considero una specie di versione più avanzata della tesi shock: noi non dovremmo invocare l’opzione della moneta, egli dice, precisamente perché funzionerebbe troppo bene, e di conseguenza ci permetterebbe di aggirare i temi veri:
“L’argomento contro il conio della moneta di platino è semplicemente questo: essa rende più difficile affrontare il problema che è di fronte al nostro paese. Quel problema non è in sé il tetto del debito, sebbene esso si manifesti con il massimo del pericolo nella forma del tetto del debito. E’ che il Partito Repubblicano è cresciuto talmente da convincersi che gli stratagemmi come quello del default siano ragionevoli. E’ che il nostro sistema politico basato su due partiti va a pezzi quando uno dei due partiti finisce con l’essere sradicato. Coniare la moneta non è una soluzione di quel problema, nello stesso modo che arrendersi ad esso.
La moneta di platino è un tentativo di rinviare una resa dei conti che sfortunatamente ci è necessaria. Occorre una dibattito che si concentri sulla minaccia avventata del Partito Repubblicano di costringere gli Stati Uniti al default e la rimetta al centro rispetto ad una occupazione del potere da parte dell’esecutivo che appare assurda. Non è di alcun conforto il fatto che molti argomenti spontanei contro la moneta di platino possano essere facilmente controbattuti. Quello è il dibattito sbagliato.
Questo non è un argomento stupido. Abbiamo effettivamente bisogno di arrivare al dunque con l’estremismo repubblicano. La domanda è se rifiutando di utilizzare questa uscita di sicurezza, sia il luogo ed il momento giusto per farlo.
Il mio punto di vista è che desideravo andare oltre quel limite in occasione del ‘precipizio fiscale’, ma non in questa occasione, per tre ragioni.
La prima, questo è seriamente un rischio per l’economia. Il ‘precipizio fiscale’ sarebbe stata una quantità conosciuta: fondamentalmente, uno shock negativo in senso keynesiano per l’economia, che è qualcosa che si comprende abbastanza bene, ed inoltre è qualcosa che si sarebbe costruito solo gradualmente nel tempo. I rischi, in breve, erano in qualche modo contenuti.
Al contrario, nessuno sa cosa accadrebbe se l’America andasse in default, seppure per un breve periodo. L’intera struttura dei mercati finanziari mondiali è costruita attorno all’uso dei buoni del Tesoro come assets di massima sicurezza; cosa accadrebbe se perdessero quello status? Sarebbe certamente un esperimento interessante, ma del genere di cose che è meglio procurarsi quando si ha una abbondanza di acqua in bottiglie e di munizioni di riserva in cantina.
La seconda ragione, andare verso uno scontro politico epico di questa particolare natura – vale a dire, qualcosa che può provocare un grandissimo danno finché qualcuno non strizza gli occhi [1]– a fronte di un Congresso eletto solo da poche settimane, non sembra una situazione ottimale. Anche se lo scontro spingesse gli elettori a riconoscere gli estremisti del Partito Repubblicano per quello che sono, e provocasse una marea di disgusto, ci vorrebbero almeno due anni prima di poter cambiare il cast degli attori – ed anche due anni per i matti nel cercar di imbastire un diverso racconto.
La terza ragione, l’idea che si possa avere uno scontro decisivo e trasmettere il relativo messaggio dipende in larga parte da un corretto giornalismo. Se i media forniscono un resoconto sullo stile del “lui-ha-detto-lei-ha-detto” [2]: “Alcuni Democratici dicono che i Repubblicani stanno prendendo il paese in ostaggio, ma i Repubblicani dicono che è tutto l’opposto” – non andremo nel senso di ottenere quel genere di chiarezza che Ezra desidera. E per parafrasare la sua stessa descrizione dello stato dell’arte, l’immagine di chiari e coraggiosi mezzi di informazione che rifiutano i racconta-favole e forniscono agli elettori i resoconti reali assomiglia all’ambiente nel quale attualmente viviamo?
A me piacciono gli scontri epici come a chiunque, e forse più ancora. E se fossi il Segretario al Tesoro – la qualcosa fortunatamente non è destinata ad accadere – sarei molto evasivo a proposito di moneta al platino, di coupons, e di tutte le cose del genere finché non venisse davvero il momento, pur senza escluderle. Ma abbiamo bisogno di una strategia che si misuri con i pazzi se essi effettivamente danno prova di essere irrimediabilmente pazzi, la qualcosa sembra anche troppo possibile.
[1] Suppongo che in questo caso “to blink” – “battere gli occhi” o anche “fingere di non vedere” – sia nel senso del nostro colloquiale “abbozzare”, oppure nel senso simile di “strizzare un occhio come se si fosse scherzato”. Ma non ho trovato conferme.
[2] E’ una frequente espressione di Krugman. Significa la falsa obiettività dei resoconti giornalistici, che anziché assumere la responsabilità di spiegare i fatti, se la cavano riportando gli opposti punti di vista dei protagonisti.
By mm
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