26, 2013, 10:46 am
The recent speech by Bobby Jindal, Louisiana’s governor, has drawn a fair bit of attention. Conservatives would have you believe that it marks the start of real GOP reform; but the reality, as Andy Rosenthal says, is that Jindal wants to change the jingle in the commercial without changing the product.
And if you want a clear demonstration of that point, compare Jindal’s words and deeds. Here’s what he just said:
We must not be the party that simply protects the well off so they can keep their toys. We have to be the party that shows all Americans how they can thrive. We are the party whose ideas will help the middle class, and help more folks join the middle class. We are a populist party and need to make that clear.
And here’s what he recently did:
Louisiana Governor Bobby Jindal (R) recently rolled out a plan to replace his state’s personal income and corporate taxes with an increased sales tax. Such a move would shift taxes from the rich to the poor, who are disproportionately hit by the sales tax.
According to an analysis by the Institute on Taxation and Economic Policy, Jindal’s plan will raise taxes on the bottom 80 percent of Louisianians, while cutting them for the richest 1 percent:
– The bottom 80 percent of Louisianans in the income distribution would see a tax increase from repealing the personal and corporate income taxes and replacing them with a higher sales tax.
– The poorest 20 percent of taxpayers, those with an average income of $12,000, would see an average tax increase of $395, or 3.4 percent of their income, if no low income tax relief mechanism is offered.
– The middle 20 percent, those with an average income of $43,000, would see an average tax increase of $534, or 1.2 percent of their income.
– The largest beneficiaries of the tax proposal would be the top 1 percent—a group with an average income
of well over $1 million. Louisianans in the top 1 percent would see an average tax cut of $25,423, or 2.3 percent of their income under the plan described above.
I guess there is some innovation here: finally, Republicans have stopped being the party that only want tax cuts, and have started becoming the party that wants to cut taxes for the rich while raising them on ordinary families. Populism!
Populismo, stile repubblicano
Il recente discorso di Bobby Jindal, Governatore della Louisiana [1], ha provocato un bel po’ di attenzione. I conservatori vorrebbero farvi credere che esso segni l’inizio di una reale riforma del Partito Repubblicano; ma la realtà, come dice Andy Rosenthal, è che Jindal vuole cambiare il ritornello commerciale senza cambiare il prodotto.
E se volete una chiara dimostrazione di questo punto, confrontate le parole di Jindal con le sue azioni. Ecco quanto ha appena detto:
“Noi non dobbiamo essere il Partito che protegge solo i benestanti in modo che possano continuare i loro giochi. Dobbiamo essere il Partito che mostra a tutti gli americani come possono prosperare. Noi siamo il Partito le cui idee aiuteranno la classe media, e ancora di più aiuteranno la gente a raggiungere la classe media. Siamo un partito populista ed abbiamo bisogno di renderlo chiaro.”
Ed ecco cosa ha di recente fatto:
“Il Governatore della Louisiana Bobby Jindal (repubblicano) ha di recente presentato un programma per sostituire le tasse sui redditi personali e di impresa del suo Stato con più alte tasse sulle vendite [2]. Con tale modifica si sposteranno tasse dai ricchi ai poveri, che sono colpiti in modo sproporzionato dalle tasse sulle vendite.
Secondo una analisi dell’Istituto sulla Tassazione e la Politica Economica, il piano di Jindal aumenterà le tasse sull’80 per cento dei redditi inferiori, mentre le diminuirà sui redditi più ricchi dell’1 per cento.
La parte inferiore della distribuzione del reddito corrispondente all’80 per cento dei cittadini della Louisiana, avrebbe dalla abrogazione delle tasse sui redditi personali e sulle imprese e dalla loro sostituzione con tasse sulle vendite più elevate, un aumento della imposizione.
Il 20 per cento dei contribuenti più poveri, quelli con un reddito medio di 12.000 dollari, vedranno un incremento medio delle tasse di 395 dollari, ovvero il 3,4 per cento del loro reddito, se non sarà offerto alcun meccanismo di attenuazione della tassazione per i redditi bassi.
Il 20 per cento di coloro che stanno in mezzo, con un reddito medio di 43.000 dollari, vedranno un incremento della tassazione di 534 dollari, ovvero l’1,2 per cento del loro reddito.
I maggiori beneficiari della proposta fiscale saranno l’1 per cento dei più ricchi – un gruppo con un reddito medio ben superiore ad un milione di dollari. I cittadini della Louisiana appartenenti a quell’1 per cento vedrebbero, con il piano sopra descritto, uno sgravio fiscale di 25.423 dollari, ovvero il 2,3 per cento del loro reddito.
Suppongo che questo ci indichi una qualche innovazione: finalmente i Repubblicani hanno smesso di essere solo il Partito che vuole sgravi fiscali, ed hanno cominciato a diventare il Partito che vuole sgravi fiscali per i ricchi e al tempo stesso aumenti fiscali per le famiglie normali. Populismo!
[2] Le “tasse sulle vendite” sono un complesso di misure fiscali sui beni e sui servizi, delle quali fanno parte le tasse sul valore aggiunto (per le quali la tassazione è applicata a cascata su ogni bene venduto, ovvero sulla differenza di valore tra il prezzo pagato dal primo acquirente ed i prezzi pagati da ogni successivo acquirente dello stesso articolo), le accise ed altre forme di tassazione sugli scambi. Negli Stati dell’Europa settentrionale, come è noto, le tasse sulle vendite si applicano in percentuali elevate (in Norvegia, Svezia e Danimarca l’IVA è al 25%). Negli Stati Uniti non esiste una tassazione generalizzata nazionale sulle vendite; le tasse federali sulle vendite sono imposte su particolari beni e servizi, ma anche gli Stati e le comunità locali possono applicare tasse sulle vendite. In quest’ultimo caso le tasse sono distribuite tra Stati, città, contee, autorità regionali dei trasporti etc.
By mm
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