Blog di Krugman

La “festa mobile ” della macroeconomia (1 febbraio 2013)

 

February 1, 2013, 6:58 pm

Moveable Feast Macroeconomics

Ah, Paris in the 1920s. It was the era of Hemingway and F. Scott Fitzgerald, Gertrude Stein and Alice B. Toklas, sovereign debt and stabilization. Wait, what?

OK, I’ve written before about the notion that France in the 20s offers the closest thing I can find in the historical record to a crisis of the kind the deficit scolds keep warning us about. We’re not at all like Greece; we have our own currency, and our debts are in that currency. So we can’t run out of cash, even if the bond vigilantes turn out to be real and lose faith in America. At worst, we’re something like France in the 1920s, with its floating exchange rate and large wartime debt — except that our debt isn’t nearly as bad as a share of GDP, and we don’t have the lingering gold standard mentality that prevailed across the Western world back then.

So, what actually happened to 1920s France?

France emerged from World War I with very large debts. Here’s a comparison, using the IMF debt database, with the country the deficit scolds use to scare us nowadays:

giu 23 3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

The striking thing, of course, is the sharp decline in the debt to GDP ratio. How did that happen? Actually, it happened thanks to speculators, who turned on France in 1926, sending the franc sharply lower (yay, FRED has NBER macrohistory data!):

giu 23 4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

This in turn led to a large rise in prices, eroding the real value of the debt:

giu 23 5

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

So, how did this affect the real French economy? Actually, France grew strongly during the 1920s. It suffered a severe but brief recession associated with the Poincare stabilization of the franc — largely, I believe, because of the sudden fiscal austerity — but it didn’t last:

giu 23 6

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Then came the Great Depression, but that’s another story.

Now, France was far deeper in debt than we are, and its politics were arguably even more dysfunctional than those of early 21st-century America. Even so, however, French debt didn’t cause anything like the kind of apocalypse that deficit scolds routinely promise unless we do what they say. There was no sustained economic downturn — nothing at all like the hell Greece, Spain, Portugal, and Ireland are going through; and while there was a burst of inflation, there was nothing like Weimar or Zimbabwe either.

I know that the scolds want their apocalypse; they really, really want to believe that unless we do their bidding incredibly terrible things will happen. But the most relevant historical example I can find offers no support at all for their scare-mongering.

 

La “festa mobile [1]” della macroeconomia

 

Ah, la Parigi degli Anni ’20!  Era l’epoca di Hemingway e di F. Scott Fitzgerald, di Gertrude Stein e di Alice B. Toklas [2], del debito sovrano e della stabilizzazione. Aspetta, che cosa?

E’ così, ho già scritto in precedenza sul concetto secondo il quale la Francia degli Anni Venti offre la situazione più vicina ad una crisi del genere di quella per la quale gli allarmisti del deficit continuano a metterci in guardia, che posso trovare nelle serie storiche. Noi non siamo affatto come la Grecia; abbiamo la nostra valuta ed i nostri debiti sono nella nostra valuta. Dunque non possiamo esaurire il nostro contante, anche se si scoprisse che i guardiani dei bonds sono veri e perdessero la fiducia nell’America. Nel peggiore dei casi, siamo qualcosa di simile alla Francia degli Anni Venti, con il suo tasso di cambio fluttuante ed i grandi debiti di guerra – a parte il fatto che il nostro debito non è affatto così negativo come percentuale del PIL, e che non abbiamo la ostinata mentalità da gold standard che prevaleva a quei tempi in tutto il mondo occidentale.

La Francia uscì dalla Prima Guerra Mondiale con grandi debiti. Ecco un confronto, utilizzando il database del FMI, con il paese che gli allarmisti del deficit usano per terrorizzarci ai nostri giorni [3]:

giu 23 3

 

 

 

 

 

 

 

 

La cosa sorprendente, naturalmente, è il brusco calo della percentuale del debito sul PIL. Come accadde? Effettivamente, accadde grazie agli speculatori, che si rivolsero alla Francia nel 1926, spedendo bruscamente il franco più in basso (evviva, la Federal Reserve Economic Data ha le statistiche della storia economica del National Bureau od Economic Research!):

giu 23 4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo, a sua volta, portò ad un grande aumento dei prezzi, che erose il valore del debito:

giu 23 5

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dunque, come tutto questo influenzò l’economia francese reale? In effetti la Francia crebbe fortemente durante gli Anni Venti. Subì una dura ma breve recessione in relazione alla stabilizzazione del franco di Poincaré – in larga parte, credo, a causa della improvvisa austerità della finanza pubblica – ma non durò:

giu 23 6

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Poi venne la Grande Recessione, ma quella è un’altra storia.

Ora, la Francia si trovava con un debito assai più profondo del nostro, e le sue politiche furono verosimilmente ancora più inappropriate di quelle dell’America degli inizi del 21° secolo. Anche così, tuttavia, il debito francese non provocò niente di simile a quella sorta di apocalisse che gli allarmisti del debito ci promettono in continuazione se non facciamo quello che dicono. Non ci fu alcuna prolungata depressione economica – niente di simile a quell’inferno che Grecia, Spagna, Portogallo ed Irlanda stanno attraversando; e se ci fu uno scoppio di inflazione, non ebbe niente a che fare con quelli di Weimar o dello Zimbabwe.

So che gli allarmisti vogliono la loro apocalisse, vogliono credere a tutti i costi credere che se incredibilmente non facciamo  nostra la loro scommessa, accadranno cose terribili. Ma l’esempio storico più rilevante che riesco a trovare non offre affatto alcun sostegno al loro diffondere la paura.

 



[1] “Festa mobile” (A Moveable Feast) è un libro di memorie dello scrittore americano Ernest Hemingway. Racconta del suo soggiorno a Parigi durante gli anni venti, un periodo felice in cui muove i primi passi nel mondo artistico, grazie all’incontro con Gertrude Stein e Ezra Pound. Oltre alla vita degli scrittori americani espatriati in Europa, sono descritti i momenti trascorsi al fianco della sua prima moglie, Hadley. In queste scene di vita vissuta compaiono i nomi di persone molto importanti come Aleister Crowley, F. Scott Fitzgerald, Ford Madox Ford, Hilaire Belloc, John Dos Passos e James Joyce. Hemingway si preoccupa, inoltre, di fornire continuamente all’interno del testo indirizzi di vario genere (hotel, bar, cafè, appartamenti) raggiungibili tutt’oggi. Uscì postumo nel 1964, grazie all’editing della sua quarta moglie, Mary (Wikipedia).

[2] Poiché gli altri sono più noti … una breve nota per Alice Babette Toklas. Nacque a San Francisco, da famiglia ebraica, nel 1877. Nel 1907 arrivò a Parigi e, sin dal primo giorno, conobbe Gertrude Stein. Aprirono assieme un locale che divenne il luogo di attrazione di vari scrittori americani, come Ernest Hemingway, Paul Bowles, Thornton Wilder, e Sherwood Anderson, e di pittori di avanguardia come Picasso, Matisse, e Braque. La Toklas rimase una persona sullo sfondo, rispetto alla sua convivente Gertrude Stein, e divenne più famosa solo a seguito delle pubblicazione del libro della Stein sulla biografia della Toklas. La Stein morì nel 1946, e la relazione tra le due donne non ebbe legale riconoscimento, cosicché vari dipinti di grande valore che erano stati di proprietà della Stein furono tolti alla Toklas dai parenti della sua compagna. La Toklas dovette vivere di aiuti degli amici. Scrisse anche alcuni libri di cucina, uno dei quali divenne famoso per la ricetta di una specie di macedonia che, tra l’altro, conteneva anche marijuana. Il libro di cucina venne tradotto in 17 paesi, alla faccia dell’omofobia. E questa è la vecchietta che morì nel 1967.

giu 23 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[3] Il confronto è con la Grecia, che nella tabella è indicata con la percentuale del debito sul PIL dell’anno 2009 (quasi il 130 per cento), mentre la linea blu della Francia mostra l’evoluzione di quel rapporto dal 1920 al 1929.

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"