February 23, 2013, 10:32 am
Some readers have been asking me for the data source for Paul De Grauwe’s measure of austerity. I’m working on it. Meanwhile, however — and partly for my own reference — I discovered that I can do a similar exercise over a somewhat longer time horizon, which I’m posting in large part as a note to myself.
Now, measuring austerity is tricky. You can’t just use budget surpluses or deficits, because these are affected by the state of the economy. You can — and I often have — use “cyclically adjusted” budget balances, which are supposed to take account of this effect. This is better; however, these numbers depend on estimates of potential output, which themselves seem to be affected by business cycle developments.
So the best measure, arguably, would look directly at policy changes. And it turns out that the IMF Fiscal Monitor provides us with those estimates, as a share of potential GDP, for selected countries from 2009 to 2012 (Table 15). What I’ve done is to plot those estimates (horizontal axis) against changes in real GDP from 2008 to 2012 (vertical axis). Here it is:
The implied multiplier is 1.2; the R-squared is 0.84.
In normal life, a result like this would be considered overwhelming confirmation of the proposition that austerity has large negative impacts. Yes, you can concoct elaborate stories about how it could be wrong; but it’s really reaching. It seems safe to say that what we have here is a case in which rival theories made different predictions, the predictions of one theory proved completely wrong while those of the other were totally vindicated — but in which adherents of the failed theory, for political and ideological reasons, refuse to accept the facts.
L’Europa dell’austerità
Alcuni lettori mi hanno chiesto la fonte dei dati delle misure di Paul De Grauwe sull’austerità. Ci sto lavorando. Nel frattempo, tuttavia – e in parte per mio proprio interesse – ho scoperto che posso fare un esercizio simile su un orizzonte temporale abbastanza più lungo, che è quello che mi accingo a riferire in gran parte come una nota per me stesso.
Ora, misurare l’austerità è complicato. Non potete usare i deficit o gli avanzi di amministrazione, perché questi sono influenzati dallo stato dell’economia. Potete – io lo faccio spesso – utilizzare gli equilibri di bilancio “corretti ciclicamente”, che si suppone tengano conto di quell’effetto. E’ una soluzione migliore; tuttavia queste cifre dipendono dalle stime del prodotto potenziale, e loro stesse sembrano influenzate dagli sviluppi del ciclo economico.
La migliore misura, dunque, probabilmente dovrebbe riferirsi direttamente ai mutamenti delle politiche. E viene fuori che il Fiscal Monitor del FMI ci fornisce quelle stime, come percentuali del PIL, per un numero ristretto di paesi dal 2009 al 2012 (Tabella 15). Quello che io ho fatto è sistemare quelle stime (asse orizzontale) a fronte dei cambiamenti del PIL reale dal 2008 al 2012 (asse verticale). Ecco cosa ne deriva:
Il moltiplicatore che ne deriva è 1,2; il coefficiente di determinazione è 0,82 [1].
In un mondo normale, un risultato come questo sarebbe considerato come una totale conferma del concetto secondo il quale la austerità ha impatti largamente negativi. E’ vero, potete escogitare storie complicate su come potrebbe essere sbagliato; ma in realtà ci si avvicina. Sembra che si possa dire con certezza che ci troviamo dinanzi ad un caso nel quale teorie diverse hanno fatto diverse previsioni, le previsioni di una teoria si sono dimostrate completamente sbagliate mentre quelle dell’altra sono state completamente confermate – ma nel quale gli aderenti alla teoria soccombente, per ragioni politiche ed ideologiche, rifiuta di accettare i fatti.
[1] “R-squared”, o R2, o coefficiente di determinazione, in statistica è una proporzione tra la variabilità dei dati e la correttezza del modello statistico utilizzato.
By mm
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