Blog di Krugman

Promemoria per gli allarmisti del deficit: io sento quello che state dicendo (1 febbraio 2013)

 

February 1, 2013, 8:57 am

Memo To Deficit Scolds: I Hear What You’re Saying

I just think it’s kinda dumb.

Neil Irwin has a very good piece on economists versus pundits on the deficit, which is however marred by a half-hearted attempt to squeeze the issue into a standard views-differ-on-shape-of-planet framework — neither side understands the other’s concerns, they’re talking past each other, etc..

Actually, I understand perfectly well where the deficit scolds are coming from; I just don’t think it makes any sense, for reasons I’ve explained at length, and which Irwin mostly lays out as well. (Missing from his analysis is the sheer difficulty of telling a story about how we get in trouble even if investors get worried about our debt).

There’s no comparable level of understanding on the other side; indeed, Joe Scarborough and, as far as I can tell, Bowles/Simpson/Peterson etc. are under the delusion that my views are way out of the economics mainstream, whereas the truth, as Irwin says, is that very similar if less colorfully expressed views are held by many and probably most economists in the business world, major policy institutions like the Fed and the IMF, and so on.

There isn’t any symmetry here; my side of the debate is actually paying attention both to the numbers and to the arguments of the other side, while the Very Serious People only listen to each other.

 

Una nota agli allarmisti del deficit: io sento quello che state dicendo

 

Penso proprio che sia abbastanza sciocco.

Neil Irwin ha scritto un articolo molto buono sugli economisti a confronto degli opinionisti in materia di deficit, che è tuttavia guastato da un tentativo piuttosto sciatto di infilare quel tema entro uno schema del genere “punti-di-vista-diversi-sulla-forma-del-pianeta” [1] – nessuno dei due gruppi comprende le preoccupazioni dell’altro, si parlano addosso etc.

Effettivamente, io capisco assolutamente bene da dove vengono fuori gli allarmisti del deficit; non penso proprio che ciò abbia importanza, per ragioni che ho spiegato nel dettaglio, e che anche Irwin in massima parte mette in evidenza (nella sua analisi manca la vera e propria difficoltà del raccontare una storia su come si finirebbe nei guai anche se gli investitori si preoccupassero del nostro debito).

Non c’è nessun livello confrontabile di comprensione dall’altra parte: in effetti, Joe Scarborough e, per quanto posso dire, Bowles/Simpson/Peterson etc. hanno la fissazione secondo la quale i miei punti di vista uscirebbero dalla corrente economica principale, mentre la verità, come afferma Irwin, è che punti di vista molto simili anche se meno coloriti sono stati sostenuti da molti, probabilmente dalla maggior parte di economisti   nel mondo degli affari, e da importanti istituzioni politiche come la Fed ed il FMI, e così via.

In questo caso non c’è dunque alcuna simmetria: dalla mia parte di questo confronto si sta effettivamente prestando attenzione ai dati ed agli argomenti dell’altra parte,   mentre le Persone Molto Serie si ascoltano soltanto tra di loro.



[1] Ovvero, uno schema falsamente imparziale. Questa espressione ironica fu usata per la prima volta da Krugman in occasione di una polemica su Bush e sui media; scrisse allora che anche se Bush avesse detto che la Terra era piatta, i giornali avrebbero riportato la notizia dicendo che esistevano punti di vista diversi tra i Repubblicani ed i Democratici sulla forma del Pianeta.

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