March 7, 2013, 1:06 pm
Busy day today, so no blogging until late. But a quick thought in passing: reading what the three tweeters of Brussels had to say, it struck me that they have a habit of mind that, to my mind, is more disturbing than a bit of incivility here and there. In fact, they sound remarkably like George W. Bush.
What do I mean? Well, one of the truly awful things about the Bush years was the deliberate conflation of the person sitting in the White House with the nation. If you criticized Bush, you were anti-American; if you denounced the Iraq war, you were attacking the troops.
And the reach of this kind of argument seemed limitless. Yes, there were Republicans arguing that you had to support Social Security privatization for national security reasons, because the president was advocating it, and the president’s credibility was essential to the War on Terror (TM).
Of course all that changed as soon as a Democrat was in the White House. But it was an object lesson in the wrongness of confusing respect for the institution with unthinking support of the people currently running the institution.
So, look at what the Brussels tweeters are saying — namely, that an attack on the wrongheaded economic doctrine of Olli Rehn is an attack on Europe, that anyone who criticizes the hash they are making of policy must be an American who hates Europe. Um, no.
As it happens, I’m very much pro-European; I consider the European project, the path of peace through prosperity and integration, one of the best things to have happened to humanity over the past century. I’ve seen the good work Europe has done in promoting democracy.
My problem isn’t with Europe, it’s with the bad policies that are ripping Europe apart, and with the officials who for whatever reason — intellectual inflexibility, ideological blinders, or, I suspect, sheer personal vanity, an unwillingness to admit that they were wrong — have refused to consider any modification of these policies despite years of disastrous results.
And the attempt of these officials to wrap themselves in the mantle of European unity is truly contemptible.
Berlaymont [1] come Bush
Gran daffare oggi, dunque niente blogging sino a tardi. Ma un rapido pensiero di passaggio: leggendo cosa i tre tweeters di Bruxelles avevano da dire, mi ha colpito il fatto che essi abbiano un modo di pensare che, per i miei gusti, è più fastidioso di una po’ di parole sopra le righe di quando in quando. Di fatto, assomigliano in modo impressionante a George W. Bush.
Cosa intendo? Ebbene, una delle cose davvero terribili degli anni di Bush era la intenzionale identificazione dell’individuo che sedeva alla Casa Bianca con la nazione. Se criticavate Bush eravate antiamericani; se denunciavate la guerra in Iraq, stavate attaccando i nostri soldati.
E la portata di questo generi di argomenti sembrava illimitata. Si, c’erano Repubblicani che argomentavano che si doveva sostenere la privatizzazione della Previdenza Sociale per ragioni di sicurezza nazionale, perché era il Presidente a sostenerla, e la credibilità del Presidente era essenziale nella Guerra al Terrorismo.
Naturalmente tutto cambiò appena un democratico arrivò alla Casa Bianca. Ma si trattò di una lezione dal vivo dell’errore del confondere il rispetto per l’istituzione con lo sconsiderato sostegno delle persone che temporaneamente sono al governo dell’istituzione.
Si guardi dunque a quello che stanno dicendo i tweeters di Bruxelles – in particolare, che un attacco alla fuorviante dottrina economica di Olli Rehn è un attacco all’Europa, che tutti coloro che criticano il pasticcio di politica che stanno facendo debbano essere americani che odiano l’Europa. Eh no!
Si da il caso che io sia molto filo europeo; io considero il progetto europeo, una strada di pace attraverso la prosperità e l’integrazione, una delle cose migliori che siano accadute all’umanità nel secolo trascorso. Ho riconosciuto il buon lavoro che l’Europa ha fatto nella promozione della democrazia.
Il mio problema non è con l’Europa, è con le cattive politiche che stanno strappando l’Europa a brandelli, e con i dirigenti che per qualsivoglia ragione – mancanza di flessibilità intellettuale, cecità ideologica, o, sospetto, mera vanità personale, indisponibilità ad ammettere di aver avuto torto – hanno rifiutato di prendere in considerazione queste politiche nonostante anni di risultati disastrosi.
E il tentativo di questi dirigenti di coprirsi col mantello dell’unità europea è davvero indegno.
[1] Palazzo Berlaymont è un importante edificio istituzionale di Bruxelles. Vi ha sede la Commissione Europea. La struttura è collocata a Rue del la Loi/Wetstraat.
By mm
E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"