Blog di Krugman

Il molto fiducioso Jean-Claude Trichet (16 marzo 2013)

 

March 16, 2013, 10:03 am

The Very Confident Jean-Claude Trichet

I’m somewhat belatedly getting to Jean-Claude Trichet’s op-ed in the Times; now that I have, I find myself puzzled. What, exactly, was his purpose in writing this? For that matter, what, exactly, did it say? I live and breathe this stuff, and I can’t get much of a message here except “trust us, we know what we’re doing”.

That said, I guess it’s an endorsement of austerity policies, which, he says, are working:

Confidence is returning and paving the way for growth and job creation.

And he explains why: austerity is good

Not because it is an elementary recommendation to care for your sons and daughter and not overburden them, but because it is good for confidence, consumption and investment today.

Oh, wait — the second quote there comes from remarks Trichet made in September 2010. Just as a reminder of how prescient these remarks proved:

giu 20 1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I don’t especially mean to pick on Trichet, whom I actually like as a person. But consider this another demonstration that nothing, absolutely nothing, will shake the conviction that austerity was and is the right policy.

 

Il molto fiducioso Jean-Claude Trichet

 

Sto leggendo un po’ tardivamente il commento [1]di Jean-Claude Trichet  sul Times; ora che l’ho fatto, sono anche più confuso. Quale era, esattamente, il suo proposito nello scriverlo? Perché, quelle cose, cosa significano, esattamente? Vivo e respiro questa roba, e non riesco in questo caso a ricevere altro che un messaggio: “credeteci, sappiamo cosa stiamo facendo”.

Ciò detto, penso si tratti di un sostegno alle politiche di austerità che, dice lui, stanno funzionando.

“La fiducia sta tornando e sta preparando la strada per la crescita e la creazione di posti di lavoro.”

E spiega perché: l’austerità è una buona cosa

“Non in quanto raccomandazione elementare per prendersi cura dei propri figli e non sovraccaricarli, ma in quanto è positiva per la fiducia, il consumo e gli investimenti oggi.”

Aspettate – la seconda citazione viene dalle osservazioni di Trichet del settembre del 2010. Solo per memoria di quanto quelle osservazioni si siano mostrate preveggenti:

giu 20 1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non ho particolarmente l’intenzione di prendermela con Trichet, verso il quale come individuo in effetti ho simpatia. Ma la considero un’altra dimostrazione che niente, assolutamente niente, farà vacillare la convinzione che l’austerità sia stata e sia la politica giusta.



[1] Il termine “op-ed” deriva da “opposite editorials” ed indica (ma forse è meglio dire indicava) la pagina a fronte di quella degli editoriali redazionali. Poiché, appunto, gli editoriali redazionali esprimono il punto di vista della Redazione, spesso non sono firmati. E’ dunque la pagina che noi diremmo degli “interventi”, o dei “commenti”. In “La Repubblica”, edizione domenicale, ad esempio, la pagina omologa sarebbe quella chiamata “lettere, commenti & idee”, impaginata a fronte di quella che di solito contiene la prosecuzione dell’editoriale per eccellenza, ovvero dell’articolo di Scalfari dalla prima pagina. Più o meno quella stessa pagina sarebbe quella – che però di solito è a sinistra e non a destra – del New York Times; mentre nella pagina di destra appaiono gli articoli di Krugman. Ma si tratta di una espressione probabilmente non più coerente con l’impaginazione reale. Tanto è vero che gli articoli suoi Krugman spesso li definisce “op-ed”, mentre sarebbero sulla pagina opposta, quella degli editoriali, e sembrerebbero editoriali in piena regola, visto che appaiono regolarmente due volte alla settimana.

“Op-ed” forse è un  termine oggi non più rispettato in modo rigido, e noi possiamo tradurla con “commento”.

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