March 14, 2013, 10:46 am
So, while I was dealing with real life yesterday — sorry about the blog silence, but sometimes other things are more important — Paul Ryan weighed in. Now, Ryan’s status among the Very Serious People has taken a Very Steep Plunge; at this point Dana Milbank sounds a lot like, well, me back in 2010. (But that won’t stop the VSPs from considering me unsound; I was prematurely anti-flimflam, you know.) Still, it’s worth spending a few seconds parsing his current position.
Like almost everyone on his side (and many centrists), Ryan pretends that Keynesians are for fiscal stimulus always and everywhere — as opposed to the reality, that it’s about doing something in a liquidity trap, when monetary policy can’t cure mass unemployment. But what really struck me was his assertion that the notion that spending is expansionary and austerity contractionary has been debunked by “lots of studies”. Which studies, exactly?
I think it all comes back to Alesina and Ardagna — which, to repeat has been more thoroughly refuted by both academic criticism and real-world experience than any other popular doctrine I can think of. If Ryan’s faith is unshaken, that says everything about him and nothing about the evidence.
And let me ask a broader question: what, exactly, have Ryan and the economists he likes to cite gotten right these past, oh, five years? How has the Heritage Foundation prediction of soaring interest rates from four years ago panned out? How has Ryan’s own warnings from two years ago that Bernanke’s debasing of the dollar would translate into sharply rising inflation panned out? How has Alesina’s prediction that European austerity would be consistent with a strong recovery panned out?
OK, I understand that in GOP internal politics we seem to have a principle of survival of the wrongest, in which the less real-world outcomes corroborate the dogma, the more fiercely that dogma is held. But Ryan’s complete lack of self-reflection is nonetheless something wondrous to behold.
La notte degli Alesina viventi (continuazione)
Dunque, mentre ieri ero alle prese con la vita vera – mi rammarico per il silenzio sul blog, ma alle volte altre cose sono più importanti – è intervenuto Paul Ryan. Di questi tempi, lo status di Ryan tra le Persone Molto Serie ha conosciuto una caduta a capofitto; siamo al punto che Dana Milbank assomiglia molto al sottoscritto nel 2010 [1] (la qualcosa non impedirà le Persone Molto Serie dal considerarmi dissennato; io fui contro l’ “uomo fandonia” prematuramente, sapete). Merita tuttavia spendere pochi secondi per analizzare la sua posizione attuale.
Come quasi tutti dalla sua parte (e molti centristi), Ryan pretende che i keynesiani siano per lo stimolo della finanza pubblica sempre e in ogni luogo – al contrario della realtà, che riguarda il fare qualcosa nel corso di una trappola di liquidità, quando la politica monetaria non può curare la disoccupazione di massa. Ma quello che mi lascia stupefatto è il suo giudizio secondo il quale l’idea che la spesa pubblica sia espansiva e l’austerità restrittiva è stata sfatata da “una quantità di studi”. Quali studi, esattamente?
Penso che si riferisca allo studio di Alesina ed Ardagna – che, è il caso di ripetere, è stato confutato sia dalle critiche accademiche che dall’esperienza del modo reale più definitivamente di qualsiasi altra dottrina che mi venga in mente. Se la fede di Ryan non si è mossa, questo ci dice molto su di lui, ma non costituisce una prova.
E lasciatemi porre una questione più generale: su cosa, nei passati, diciamo, cinque anni, Ryan e gli economisti ce lui ama citare hanno avuto ragione? Come mai la previsione della Heritage Foundation dei tassi di interesse che sarebbero andati alle stelle è uscita di circolazione? Come mai i personali ammonimenti di Ryan, da due anni, secondo i quali la svalutazione del dollaro da parte di Bernanke si sarebbe tradotta in una brusca accelerazione dell’inflazione è stata smentita? Come mai le previsioni di Alesina secondo le quali l’austerità europea sarebbe stata coerente con una forte ripresa sono state smentite anch’esse?
Va bene, capisco che sembra sussistere un principio di sopravvivenza per gli abbagli più grandi nella politica interna del Partito Repubblicano, secondo il quale meno risultati effettivi sono di sostegno al dogma, con più accanimento quel dogma deve essere mantenuto. Ma constatare la completa assenza di una qualsiasi riflessione su se stesso da parte di Ryan è nondimeno una cosa fantastica.
[1] Dana Milbank è un giornalista del Washington Post che in questi giorni ironizza sulla proposta di bilancio di Ryan definendola “stupefacente e fantasiosa”; ovvero riprendendo i temi sul “flimflam man” (“uomo fandonia”) di Krugman del 2010.
By mm
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