March 6, 2013, 3:54 am
Kevin O’Rourke points me to the FT’s Brussels blog, which passes on the news that various officials at the European Commission are issuing outraged tweets against yours truly. You see, I’ve been mean to Olli Rehn.
And the EC response perfectly illustrates why I do what I do.
What you would never grasp from those outraged tweets is that all my criticisms have been substantive. I never asserted that Mr. Rehn’s mother was a hamster and his father smelt of elderberries; I pointed out that he has been promising good results from austerity for years, without changing his rhetoric a bit despite ever-rising unemployment, and that his response to studies suggesting larger adverse effects from austerity than he and his colleagues had allowed for was to complain that such studies undermine confidence.
It’s telling that what the Brussels blog calls a “particularly nasty attack” was in fact a summary of Paul DeGrauwe’s work indicating that European austerity has been deeply wrong-headed, in the course of which I quoted Mr. Rehn asserting, once again, that old-time austerian faith.
Now, it’s true that I use picturesque language — but I do that for a reason. “Words ought to be a little wild”, said John Maynard Keynes, “for they are the assault of thoughts on the unthinking.” Exactly.
Kevin O’Rourke refers to the “cocooned elites in Brussels”, which gets to the heart of the matter. The dignity of office can be a terrible thing for intellectual clarity: you can spend years standing behind a lectern or sitting around a conference table drinking bottled water, delivering the same sententious remarks again and again, and never have anyone point out how utterly wrong you have been at every stage of the game. Those of us on the outside need to do whatever we can to break through that cocoon — and ridicule is surely one useful technique.
There’s an especially telling tweet in there about how “unimpressive” I was when visiting the Commission in 2009. No doubt; I’m not an imposing guy. (I’ve had the experience of being overlooked by the people who were supposed to meet me at the airport, and eventually being told, “We expected you to be taller”). And for the life of me I can’t remember a thing about the Commission visit. Still, you can see what these people consider important: never mind whether you have actually proved right or wrong about the impacts of economic policy, what matters is whether you come across as impressive.
And let’s be clear: this stuff matters. The European economy is in disastrous shape; so, increasingly, is the European political project. You might think that eurocrats would worry mainly about that reality; instead, they’re focused on defending their dignity from sharp-tongued economists.
Sugli scarafaggi e sui Commissari (europei)
Kevin O’Rourke mi rinvia al blog del Financial Times di Bruxelles, che trasmette la notizia secondo la quale vari dirigenti dell’Unione Europea stanno inviando tweets indignati nei confronti del sottoscritto. Sapete, ho trattato male Olli Rehn.
E la risposta della Commissione Europea illustra perfettamente il motivo per cui l’ho fatto.
Quello che non si afferrerebbe da quei tweets indignati è che tutte le mie critiche erano di sostanza. Non ho mai asserito che la madre del signor Rehn fosse un criceto e che suo padre odorasse di sambuco; ho messo in evidenza che egli aveva promesso per anni buoni risultati dall’austerità , senza mutare di una virgola il suo linguaggio nonostante una disoccupazione sempre crescente, e che la sua risposta agli studi che indicano effetti negativi dall’austerità più ampi di quelli che lui ed i suoi colleghi avessero messo nel conto, è consistita nel lamentarsi perché tali studi mettono a repentaglio la fiducia.
Si dice che quello che il blog di Bruxelles definisce “un attacco particolarmente maligno” fosse di fatto un mio sunto di un lavoro di Paul DeGrauwe che mostra che l’austerità europea è stata profondamente mal concepita, nel corso del quale io ho citato il signor Rehn il quale, ancora una volta, asseriva la sua fiducia filo austerità di altri tempi.
Ora, è vero che io uso un linguaggio pittoresco – ma lo faccio per un motivo. “Le parole conviene che siano un po’ impetuose“, disse John Maynard Keynes, “perché con esse i pensieri danno l’assalto all’impensabile”. Esattamente.
Kevin O’Rourke fa riferimento ai “gruppi dirigenti di Bruxelles, chiusi nel loro bozzolo”, con il che va al cuore della faccenda. La dignità di un compito pubblico può essere una cosa terribile per la trasparenza intellettuale: potete passare anni in piedi dietro ad un leggio o seduti attorno ad un tavolo bevendo acqua in bottiglia, indirizzando in continuazione le stesse osservazioni sentenziose, e non incontrare mai nessuno che vi indichi come abbiate avuto torto ad ogni passaggio della vostra partita. Quelli tra noi che sono all’esterno hanno bisogno di fare tutto quello che possono per rompere quel bozzolo – e mettere in ridicolo è sicuramente una tecnica utile.
C’è un tweet particolarmente significativo a proposito di quanto apparvi “insignificante” quando visitai la Commissione nel 2009. Non ho dubbi: non sono un personaggio imponente (ho fatto l’esperienza di non essere riconosciuto da persone che pensavo di incontrare all’aeroporto, alla fine per sentirmi dire “Ci aspettavamo fossi più alto” ). Ma, nonostante faccia il possibile, non riesco a ricordare niente di quella visita alla Commissione. Eppure: vi rendete conto di cosa queste persone considerino importante: non conta che abbiate avuto effettivamente ragione o torto sulle conseguenze della politica economica, quello che conta è se date l’impressione di essere imponente.
E fatemelo dire con chiarezza: queste sono cose importanti. L’economia è in una condizione disastrosa; dunque, sempre di più è tale anche il progetto politico europeo. Pensereste che gli ‘eurocrati’ dovrebbero principalmente preoccuparsi di quella realtà; invece si concentrano nel difendere la loro dignità dagli economisti con la lingua tagliente.
By mm
E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"