There’s a three-cornered debate among Ryan Avent, Tyler Cowen, and Karl Smith over the extent to which a more expansionary ECB policy would help the European periphery.
I very much agree with Avent and Smith that Cowen, who worries that such a policy would largely lead to inflation in Germany rather than a boom in Portugal, is completely missing the point; that’s a feature, not a bug.
But what really puzzles me about Cowen’s exposition here is his misplaced focus on the extent to which Portugal and Germany are in direct competition with each other, or to which Germany is Portugal’s main export market. This is very nearly irrelevant — because the point is that Germany and Portugal, for better or (mainly) worse, now share a currency, and what happens in Germany very much affects the value of that currency relative to other currencies.
Cowen writes that rising wages in Germany
solves (at best) only one of the core problems of the eurozone, namely incorrect relative prices between Portugal and Germany. It helps less with the “Portuguese nominal wages are too high” problem …
OK, stop right there. When you say “Portuguese nominal wages are too high”, you have to explain, too high relative to what? As Rudi Dornbusch always used to say, it takes two nominals to make a real.
And the answer, clearly, is “too high relative to German wages”. What else could it be?
But, you say, Portugal doesn’t compete that much with Germany. Ahem. Suppose that I could wave a magic wand (or play a few notes on a a Magic Flute) and suddenly increase all German wages by 20 percent. What do you think would happen to the value of the euro against the dollar and other currencies? It would drop a lot, yes? And Portuguese exports would become a lot more competitive everywhere, including non-German and indeed non-Euro destinations.
I guess I thought this was obvious. Apparently not.
Again, as Ryan says, the crucial difference between German/ Portuguese economic relations and, say, US/ El Salvador (whoops: some central American countries have dollarized. But that was their choice, not part of a grand project like the euro) relations is that Germany and Portugal share a currency. This creates obligations for Germany, whether it likes them or not.
Competizione tra i salari tedeschi e portoghesi (un po’ per esperti)
C’è un dibattito con tre posizioni tra Ryan Avent, Tyler Cowen e Karl Smith sulla misura in cui una politica più espansiva da parte della BCE aiuterebbe la periferia europea.
Io sono molto d’accordo con Avent e Smith che sul fatto che Cowen, che teme che una politica del genere porterebbe alla inflazione in Germania piuttosto che ad un boom in Portogallo, stia completamente smarrendo il problema; quello è un aspetto peculiare, non un difetto [1].
Ma quello che realmente mi sconcerta della esposizione di Cowen è il suo fuorviante soffermarsi sulla dimensione nella quale la Germania ed il Portogallo sono in diretta competizione l’uno con l’altro, oppure nella quale la Germania è il principale mercato di esportazione del Portogallo. Questo è davvero quasi irrilevante – perché il punto è che la Germania ed il Portogallo, nel bene o (soprattutto) nel male – ora hanno una stessa valuta, e quello che accade in Germania influenza moltissimo il valore di quella valuta in rapporto alle altre.
Cowen scrive a proposito dell’aumento dei salari in Germania:
“risolve (nel migliore dei casi) solo uno dei problemi principali dell’eurozona, gli scorretti prezzi relativi [2] tra Portogallo e Germania. Aiuta di meno sul problema dei “salari nominali portoghesi (che sono) troppo alti” …
Bene, fermiamoci lì. Quando si dice “i salari nominali portoghesi sono troppo alti”, si deve spiegare: troppo alti rispetto a cosa? Come Rudi Dornbusch era solito dire, occorrono due valori nominali per farne uno reale. [3]
E la risposta, chiaramente, è “troppo alti in relazione ai salari tedeschi”. Quale altra potrebbe essere?
Ma, si dice, il Portogallo non è in grande competizione con la Germania. Un momento! Supponiamo che io abbia una bacchetta magica (o che suoni poche note su un Flauto Magico) ed i salari tedeschi all’improvviso aumentino del 20 per cento. Cosa pensate accadrebbe del valore dell’euro al confronto del dollaro e delle altre valute? Cadrebbe un bel po’, no? E le esportazioni portoghesi diventerebbero un po’ più competitive dappertutto, incluse le destinazioni non-tedesche e certamente non della zona euro.
E’ possibile che pensassi che questo fosse evidente. Sembra che non lo fosse.
Ancora, come dice Ryan, la differenza cruciale tra le relazioni economiche tra Germania e Portogallo e, diciamo, le relazioni tra Usa ed El Salvador (ooops: alcuni paesi dell’Europa Centrale sono collegati al dollaro. Ma si è trattato di una loro scelta, non di una grande progetto come l’euro) è che la Germania e il Portogallo hanno una stessa valuta. Questo ha creato obblighi per la Germania, che piaccia o meno.
[1] Credo che il senso, coerentemente con una posizione assunta varie volte da Krugman, sia che una inflazione più elevata in Germania sarebbe oggi fortemente desiderabile, perché consentirebbe un recupero di competitività nei paesi della periferia europea non raggiungibile con i metodi della ‘svalutazione interna’, se non con molta maggiore difficoltà, tempo e sofferenze sociali.
[2] Il ‘relative price’ è il prezzo di una merce nei termini di un’altra merce, ovvero il rapporto di due prezzi. Esso può essere espresso nei termini di un rapporto tra due prezzi qualsiasi, oppure nei termini di un rapporto tra il prezzo di una particolare merce e la media ponderata di tutte le altre merci disponibili sul mercato.
[3] Rudiger “Rudi” Dornbusch (Krefeld, 8 giugno 1942 – Washington, 25 luglio 2002) è stato un economista tedesco.
Ha studiato all’Università di Ginevra ed ha conseguito nel 1971 il Ph.D. presso l’Università di Chicago. Robert Mundell, premio Nobel dell’economia nel 1999, scoprì le sue grandi doti durante una visita all’Università di Ginevra e lo portò con sé all’Università di Chicago. Ha insegnato tra le altre nelle Università di Chicago, di Rochester, di Londra (London School of Economics) prima di approdare al Massachusetts Institute of Technology di Boston. Al Mit è stato per 27 anni. Il suo testo universitario sulla macroeconomia scritto a quattro mani con Stanley Fischer è un manuale per i corsi di base di economia che negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso è stato il più diffuso a livello mondiale.
By mm
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