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Dalla bocca dei bambini (New York Times 30 maggio 2013)

 

From the Mouths of Babes

By PAUL KRUGMAN

Published: May 30, 2013

 

Like many observers, I usually read reports about political goings-on with a sort of weary cynicism. Every once in a while, however, politicians do something so wrong, substantively and morally, that cynicism just won’t cut it; it’s time to get really angry instead. So it is with the ugly, destructive war against food stamps.

The food stamp program — which these days actually uses debit cards, and is officially known as the Supplemental Nutrition Assistance Program — tries to provide modest but crucial aid to families in need. And the evidence is crystal clear both that the overwhelming majority of food stamp recipients really need the help, and that the program is highly successful at reducing “food insecurity,” in which families go hungry at least some of the time.

 

 

Food stamps have played an especially useful — indeed, almost heroic — role in recent years. In fact, they have done triple duty.

First, as millions of workers lost their jobs through no fault of their own, many families turned to food stamps to help them get by — and while food aid is no substitute for a good job, it did significantly mitigate their misery. Food stamps were especially helpful to children who would otherwise be living in extreme poverty, defined as an income less than half the official poverty line.

 

 

But there’s more. Why is our economy depressed? Because many players in the economy slashed spending at the same time, while relatively few players were willing to spend more. And because the economy is not like an individual household — your spending is my income, my spending is your income — the result was a general fall in incomes and plunge in employment. We desperately needed (and still need) public policies to promote higher spending on a temporary basis — and the expansion of food stamps, which helps families living on the edge and let them spend more on other necessities, is just such a policy.

Indeed, estimates from the consulting firm Moody’s Analytics suggest that each dollar spent on food stamps in a depressed economy raises G.D.P. by about $1.70 — which means, by the way, that much of the money laid out to help families in need actually comes right back to the government in the form of higher revenue.

Wait, we’re not done yet. Food stamps greatly reduce food insecurity among low-income children, which, in turn, greatly enhances their chances of doing well in school and growing up to be successful, productive adults. So food stamps are in a very real sense an investment in the nation’s future — an investment that in the long run almost surely reduces the budget deficit, because tomorrow’s adults will also be tomorrow’s taxpayers.

 

So what do Republicans want to do with this paragon of programs? First, shrink it; then, effectively kill it.

The shrinking part comes from the latest farm bill released by the House Agriculture Committee (for historical reasons, the food stamp program is administered by the Agriculture Department). That bill would push about two million people off the program. You should bear in mind, by the way, that one effect of the sequester has been to pose a serious threat to a different but related program that provides nutritional aid to millions of pregnant mothers, infants, and children. Ensuring that the next generation grows up nutritionally deprived — now that’s what I call forward thinking.

 

And why must food stamps be cut? We can’t afford it, say politicians like Representative Stephen Fincher, a Republican of Tennessee, who backed his position with biblical quotations — and who also, it turns out, has personally received millions in farm subsidies over the years.

 

These cuts are, however, just the beginning of the assault on food stamps. Remember, Representative Paul Ryan’s budget is still the official G.O.P. position on fiscal policy, and that budget calls for converting food stamps into a block grant program with sharply reduced spending. If this proposal had been in effect when the Great Recession struck, the food stamp program could not have expanded the way it did, which would have meant vastly more hardship, including a lot of outright hunger, for millions of Americans, and for children in particular.

 

Look, I understand the supposed rationale: We’re becoming a nation of takers, and doing stuff like feeding poor children and giving them adequate health care are just creating a culture of dependency — and that culture of dependency, not runaway bankers, somehow caused our economic crisis.

 

 

But I wonder whether even Republicans really believe that story — or at least are confident enough in their diagnosis to justify policies that more or less literally take food from the mouths of hungry children. As I said, there are times when cynicism just doesn’t cut it; this is a time to get really, really angry.

Dalla bocca dei bambini

di Paul Krugman

30 maggio 2013

 

Come molti osservatori, leggo frequentemente resoconti sulle vicende politiche con una sorta di annoiato cinismo. Ogni tanto, tuttavia, gli uomini politici fanno cose talmente sbagliate, nella sostanza e moralmente, che il solo cinismo non basta a attenuarle [1]; piuttosto è il momento di arrabbiarsi sul serio. Questo è il caso della guerra violenta e distruttiva contro i ‘buoni’ alimentari [2].

Il programma dei ‘buoni’ alimentari – che di questi tempi  in effetti utilizza carte di debito ed è ufficialmente conosciuto come Programma di Assistenza Nutrizionale Supplementare – cerca di fornire un aiuto modesto ma fondamentale alle famiglie bisognose. E ci sono le prove chiare e limpide sia del fatto che la schiacciante maggioranza dei beneficiari ne ha realmente bisogno, sia del fatto che il programma è molto efficace nel ridurre la “precarietà alimentare”, ovvero la condizione per la quale le famiglie sono alla fame almeno per una parte del loro tempo.

I ‘buoni’ alimentari hanno giocato un ruolo particolarmente utile – in effetti, quasi eroico – negli anni recenti. In pratica, hanno svolto tre funzioni.

La prima, nel momento in cui milioni di lavoratori hanno perso il loro lavoro non per propria responsabilità, molte famiglie si sono rivolte ai ‘buoni’ alimentari per farsi aiutare a tirare avanti – e se l’aiuto alimentare non sostituisce un buon posto di lavoro, esso ha mitigato in modo davvero significativo la loro miseria. I buoni alimentari sono stati specialmente utili per i bambini che altrimenti sarebbero vissuti in una povertà estrema, che è il modo in cui si definisce un reddito inferiore alla metà della soglia ufficiale della povertà.

Ma c’è di più. Perché la nostra economia è depressa? Perché molti dei suoi soggetti hanno tagliato le spese contemporaneamente, nel mentre relativamente in pochi avevano voglia di spendere di più. E poiché l’economia non è come una famiglia singola – nell’economia la tua spesa è il mio reddito, la mia spesa è il tuo reddito – il risultato è stato una generale caduta dei redditi e un crollo dell’occupazione. Abbiamo avuto un bisogno disperato (e ancora l’abbiamo) di politiche pubbliche che promuovano temporaneamente una spesa maggiore – e l’espansione dei buoni alimentari, che aiuta le famiglie che vivono al margine e permette loro di spendere di più per le loro necessità, è proprio tale politica.

In effetti, stime provenienti dalla società di consulenza Moody’s Analytics indicano che, in una economia depressa, ogni dollaro speso in buoni alimentari fa crescere il PIL di circa un dollaro e 70 centesimi – il che significa, tra parentesi, che gran parte del denaro utilizzato per aiutare le famiglie bisognose effettivamente torna indietro allo Stato nella forma di maggiori entrate.

Aspettate, non è ancora tutto. I buoni riducono grandemente la precarietà alimentare tra i bambini delle famiglie a basso reddito, il che, a sua volta, migliora di molto la loro possibilità di fare bene negli studi e di crescere nella prospettiva di divenire persone adulte affermate e produttive. Dunque i buoni alimentari sono in un senso molto concreto un investimento sul futuro della nazione – un investimento che nel lungo periodo quasi certamente riduce il deficit di bilancio, perché gli adulti di domani saranno anche i contribuenti di domani.

Cosa vogliono fare dunque i Repubblicani con questo programma modello? In primo luogo, restringerlo; poi, in effetti, liquidarlo.

La parte della restrizione deriva dall’ultima proposta di legge agricola messa in circolazione dalla Commissione Agricoltura della Camera (per ragioni storiche, il programma dei buoni alimentari è amministrato dal Dipartimento dell’Agricoltura). Questa proposta metterebbe due milioni di persone fuori dal programma. Si deve sapere, per inciso, che una conseguenza del cosiddetto “sequestro” [3] è stata quella di introdurre una grave minaccia ad un diverso ma connesso programma che fornisce aiuti alimentari a milioni di donne incinte, di neonati e bambini. Fare in modo che la prossima generazione cresca nell’indigenza nutrizionale – al giorno d’oggi questo è quello che  definisco pensiero illuminato.

E perché si devono tagliare i buoni alimentari? Non possiamo permetterceli, dicono uomini politici come il membro della Camera dei Rappresentanti Stephen Fincher, un repubblicano del Tennessee, che ha sostenuto la sua posizione con citazioni bibliche – e che anche ha personalmente ricevuto milioni di dollari in sussidi agricoli nel corso degli anni.

Questi tagli, tuttavia sono solo l’inizio dell’assalto ai buoni alimentari. Ricordiamo che il Bilancio del deputato Paul Ryan è ancora la posizione ufficiale del Partito Repubblicano in materia di finanza pubblica, e  quel bilancio chiede la conversione dei buoni alimentari in un programma di finanziamenti a fondo perduto con una radicale riduzione della spesa. Se questa proposta fosse stata in essere quando ha cominciato ad infuriare  la Grande Recessione [4], il programma degli aiuti alimentari non si sarebbe espanso nel modo in cui è avvenuto, il che avrebbe comportato molta maggiore sofferenza, inclusa una vasta ed autentica carestia, per milioni di americani, bambini in particolare.

Si badi, io intendo la presunta logica di tutto ciò: stiamo diventando una nazione di assistiti, fare cose come far da mangiare ai bambini poveri  e fornirli di assistenza sanitaria adeguata equivale semplicemente a creare una cultura di dipendenza – e quella cultura di dipendenza, non i banchieri fuori controllo, in qualche modo ha provocato la nostra crisi economica.

Ma mi chiedo se persino i Repubblicani possano credere sul serio a una storia del genere – o anche solo abbiano una tale fiducia nella loro diagnosi da giustificare politiche che più o meno letteralmente tolgono il cibo dalla bocca dei bambini affamati. Come ho detto, viene in momento nel quale neanche con il cinismo si sopportano cose del genere; questo è un momento nel quale bisogna davvero infuriarsi.

 

 

 



[1] “To cut” (WordReference.com, English definition, n. 16) ha anche il significato di “diluire, attenuare”, che mi pare l’unico appropriato. Oppure “reggere, sopportare”, come nella espressione “to cut pressure” (“Reggere, sopportare la pressione”).

[2] Il “Food Stamp” è il termine con il quale si indica lo SNAP (Programma di assistenza nutrizionale supplementare); fornisce aiuti finanziari per l’acquisto di cibo alle persone con redditi bassi o senza reddito che vivono negli Stati Uniti. E’ un programma di aiuti federale, amministrato dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, ma i sussidi sono distribuiti dai singoli Stati. Interessante l’elenco degli aventi diritto; oltre ai residenti, tra gli stranieri vi si trovano categorie assai specifiche: i figli di  immigrati con meno di  18 anni; gli immigrati ciechi o disabili che semplicemente hanno ricevuto sussidi per la loro disabilità; gli anziani immigrati che risiedono negli Stati Uniti dal 1996; gli Hmong, ovvero coloro che provengono dalle regioni alte del Laos e che diedero aiuti all’esercito americano durante la guerra nel Vietnam; i rifugiati e coloro ai quali è stato riconosciuto il diritto di asilo; cubani ed haitiani ….

“Food stamp” ha la forma di “buoni” (“coupons”) che imitano il denaro corrente (marroni da un dollaro, blu da 5 dollari e verdi da 10 dollari), anche se in pezzatura che è circa la metà delle corrispondenti banconote. Ma a partire dalla fine degli anni ’90 alcuni Stati sostituirono tali fogli con una carta di debito denominata Electronic Benefit Transfer (EBT). Possono essere utilizzati per generi alimentari commestibili, senza riguardo al valore nutrizionale. Ciononostante, a fianco degli aiuti esiste una serie di strumenti di educazione alimentare. Non possono essere utilizzati per acquistare cibi caldi o cibi provenienti da ristoranti “fast food”.  Questa è l’immagine della presentazione del programma da parte del Dipartimento dell’Agricoltura:

 

SNAP

 

[3] Per il termine “sequester” vedi le note sulla traduzione.

[4] Si tenga a mente che con il termine Grande Recessione Krugman si riferisce alla crisi di questi anni. Da non confondersi con la Grande Depressione, dunque, degli anni Trenta. Tecnicamente, infatti, gli Stati Uniti sono in recessione, mentre sono in depressione – ovvero in una crisi caratterizzata da determinate condizioni di regresso del PIL – i paesi dell’Europa periferica.

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