OK, sorry about the bad translingual joke. But I thought it might be interesting to try doing a bit of deductive analysis on the sudden 7 percent plunge in the Nikkei.
One important thing to bear in mind, when it comes to big financial market moves, is that there may be no fundamental explanation at all. I’m old enough to remember the 1987 stock crash, which was followed by many theories about which policy move might have been responsible. As it happened, however, Robert Shiller managed to do a real-time survey as the market was plunging, and found essentially nobody mentioning any of the reasons later given for the selling wave. Instead, everyone said that they were selling because … prices were falling.
Still, to the extent that there is some fundamental story, what clues would we look for? And the answer, surely, is to ask what was happening in other markets, especially bonds and currencies.
Let me give you three different stories, each of which could explain a Nikkei plunge:
1. Fears about weak Japanese and Asian growth.
2. Fears about Japanese debt– the bond vigilantes have finally arrived.
3. Fears about the resolution of the Bank of Japan, its willingness to persist in very expansionary monetary policy for a long time.
All of these imply a fall in stocks; but they have different implications for bond and currency markets.
Story 1 should mean a fall in Japanese interest rates, since weaker growth should imply looser money for longer. Indeed, the recent runup in Japanese stocks and interest rates have gone hand in hand, suggesting that what we’ve been seeing is basically rising optimism. (Many of us have used similar arguments to wave away the claims that debt fears are driving occasional upticks in US rates). But in this case Japanese interest rates went basically nowhere.
Story 2 should have seen bond rates rising sharply, which they didn’t. Also, it should have meant a weakening in the yen — which actually rose significantly. So, not the bond vigilantes.
What about story 3? The impact of expected future monetary policy on long-term interest rates is ambiguous — rates might rise because they expect the BoJ to tighten, or fall because they fear that it will fail to end deflation. But worry about the BoJ’s resolve should have a clear impact on the yen, which should strengthen — which it did.
So to the extent that this wasn’t just markets doing their occasional panic thing, it looks like a sudden outbreak of concern about whether the Bank of Japan has really changed as much as it seems.
Elementare, mio caro Watanabe–san (un po’ per esperti)
Ebbene, sono spiacente se lo scherzo linguistico risulta pessimo [1]. Ma pensavo che poteva essere interessante cercar di fare una po’ di analisi deduttiva a proposito dell’improvvisa caduta del 7 per cento del Nikkei [2].
Una cosa importante da tenere a mente, quando ci si accosta ai grandi movimenti del mercato finanziario, è che possono non esserci affatto spiegazioni di fondo. Sono abbastanza anziano per ricordare il crollo del mercato azionario del 1987 [3], che fu seguito da molte teorie su quali spostamenti della politica potessero essere stati responsabili. Qualunque sia stata la ragione, tuttavia, Robert Shiller cercò di fare un sondaggio in tempo reale nel mentre il mercato sprofondava, e non trovò sostanzialmente nessuno che facesse menzione di alcuna delle ragioni successivamente fornite per l’ondata di vendite.
Ancora, nella misura in cui ci può essere una qualche racconto di fondo, a quali indizi dovremmo prestare attenzione? E la risposta, con certezza, è quella di chiedersi che cosa stesse accadendo negli altri mercati, specialmente dei bonds e delle valute.
Consentitemi di fornirvi tre diverse ricostruzioni, ognuna dei quali potrebbe spiegare il crollo del Nikkei:
1 – Le paure per la debole crescita giapponese ed asiatica.
2 – Le paure per il debito giapponese. I “guardiani dei bonds” [4] alla fine sono arrivati!
3 – Le paure sulla determinazione della Banca del Giappone, la sua volontà di persistere in una politica monetaria fortemente espansiva per un lungo periodo.
Tutte queste ricostruzioni implicano una caduta nel mercato azionario; ma esse hanno differenti implicazioni per i mercati dei bonds e delle valute.
Il racconto n. 1 comporterebbe una caduta nei tassi di interesse giapponesi, dal momento che una crescita più debole dovrebbe implicare denaro più facile per un tempo più lungo. In effetti, il recente slancio delle zioni e dei tassi di interesse giapponesi hanno proceduto di conserva, suggerendo che stavamo assistendo ad un ottimismo fondamentalmente crescente (molti di noi avevano utilizzato argomenti simili per agitare le tesi che le paure del debito stavano portando a occasionali incrementi del tassi di interesse americani). Ma in questo caso i tassi di interesse del Giappone fondamentalmente non si sono mossi.
Il racconto n. 2 dovrebbe essere stato accompagnato da una crescita brusca dei tassi dei bonds, che non c’è stata. Inoltre, avrebbe dovuto comportare un indebolimento dello yen – che in effetti è cresciuto in modo significativo. Dunque, niente guardiani dei bonds.
Che dire del racconto n. 3? L’impatto della futura politica monetaria attesa sui tassi di interesse a lungo termine è ambiguo – i tassi possono crescere se ci si aspetta una stretta da parte della Banca del Giappone, o cadere se si teme che essa non riuscirà a bloccare l’inflazione. Ma la preoccupazione sulle decisioni della Banca dovrebbero avere un impatto chiaro sullo yen, che dovrebbe rafforzarsi – ed è quello che è accaduto.
Dunque, nella misura in cui non si fosse trattato soltanto di un panico occasionale dei mercati, sembra si sia trattato di uno scoppio improvviso di preoccupazione sul fatto che la politica della Banca del Giappone sia davvero cambiata come sembra.
[1] Watanabe, dice Wikipedia, è il quinto cognome più frequente del Giappone. Penso stia al posto di Watson.
[2] Il Nikkei 225 (日経平均株価, 日経225) è un segmento della Borsa di Tokyo (TSE). L’indice contiene i 225 titoli delle maggiori 225 compagnie quotate al TSE, e la media del segmento viene calcolato giornalmente dal quotidiano Nihon Keizai Shimbun dal 1971. Il listino contiene i titoli a maggiori capitalizzazione (l’unità di base è lo Yen), mentre i 225 componenti vengono ricalcolati una volta l’anno.
Iniziò ad essere calcolato a partire dal 7 settembre 1950, retroattivamente dal 16 maggio 1949. A partire da Gennaio 2010, è aggiornato ogni 15 secondi.
[3] Il 19 ottobre del 1987, data passata alla storia come il “lunedì nero”, I mercato finanziari in tutto il mondo ebbero un crollo, bruciando in breve tempo enormi valori. Il crollo ebbe inizio ad Hong Kong e si diffuse ad Occidente verso l’Europa, toccando gli Stati Uniti dopo che altri mercati avevano conosciuto significative perdite. Il Dow Jones perse punti per il 22,61 %.
[4] Per “bonds vigilantes” vedi le note finali sulla traduzione.
By mm
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