The WSJ highlights a speech by Jaime Caruana, general manager of the Bank for International Settlements, warning of the dangers of easy money and the need to raise rates now to avert … something or other. And his views matter, says the Journal:
Mr. Caruana is no disgruntled outvoted hawk on a policy-setting council, trying desperately to set the record straight after being outvoted. Rather, he’s the mouthpiece for a global college of central bankers, almost all of whom find themselves under intense pressure from their national governments to keep things ticking over while they try to repair the economy.
His views also matter for another reason: the BIS is one of the few international financial institutions (some say the only one) to see the financial crisis coming and to issue clear warnings ahead of time.
I guess we can check the record here and see just how prescient the BIS was. What I do recall, however — which the Journal apparently doesn’t — is that the BIS has spent years warning about the dangers of low interest rates. Except that a couple of years back it was telling a completely different story about why we needed to raise rates; you see, the big danger was of imminent inflation:
“Global inflation pressures are rising rapidly as commodity prices soar and as the global recovery runs into capacity constraints,” said the BIS, which acts as a central bank for the world’s central banks. “These increased upside risks to inflation call for higher policy rates.”
In fact, inflation is running below target just about everywhere. You might therefore think that the BIS would step back a bit and reconsider both its policy recommendations and the framework it uses to derive those recommendations.
But no. Higher interest rates are always the solution; it’s only the problem they’re supposed to solve that changes.
I sadomonetaristi di Basilea
Il Wall Street Journal evidenzia un discorso di Jaime Caruana, Direttore Generale della Banca dei Regolamenti Internazionali [1], il quale ammonisce sui pericoli della moneta facile e sulla necessità di innalzare subito i tassi per evitare …. non si sa che cosa. Ed i suoi punti di vista sono importanti, dice il Journal:
“Il Signor Caruana non è un falco contrariato che ha avuto la maggioranza in una riunione di definizione delle strategie e che cerca disperatamente di mettere le cose in chiaro dopo aver avuto tale maggioranza. E’ piuttosto un portavoce di una assemblea globale di banchieri centrali, quasi tutti i quali si trovano sotto la forte pressione dei loro Governi nazionali perché continuino a tirare avanti le cose nel mentre cercano di rimediare ai guai dell’economia.
I suoi punti di vista contano anche per un’altra ragione: la BRI è una delle poche istituzioni finanziarie (alcuni dicono l’unica) ad aver visto la crisi arrivare e ad aver avanzato chiari ammonimenti in anticipo.”
Suppongo che in questo caso si debba controllare il primato e andare a vedere quanto fosse stata preveggente la BRI. Quello che io ricordo, tuttavia – e che il Journal sembra non ricordare – è che la BRI ha speso anni nell’ammonire i pericoli dei bassi tassi di interesse. A parte questo, una paio di anni orsono essa raccontava una storia completamente diversa sulle ragioni per le quali avevamo bisogno di elevare i tassi, sapete, il grande pericolo di una imminente inflazione:
“Le spinte ad una inflazione globale stanno rapidamente crescendo dato che i prezzi delle materie prime si alzano e la ripresa globale si scontra con i limiti alla produttività” diceva la BRI, che opera come Banca Centrale per le Banche Centrali del mondo. “Questi aumentati rischi di una inflazione in ascesa pongono oneri più elevati alla politica.”
Di fatto, l’inflazione procede al di sotto degli obbiettivi proprio quasi dappertutto. Di conseguenza si potrebbe ritenere che la BRI voglia fare un passo indietro e riconsiderare sia le sue raccomandazioni politiche che il contesto dal quale essa deriva tali raccomandazioni.
Ma no. I tassi di interesse più elevati sono sempre la soluzione; e solo il problema che si pensa essi debbano risolvere che cambia.
[1] La Banca dei regolamenti internazionali (BRI), con sede a Basilea, ha come azionisti 56 banche centrali, tra cui la Banca d’Italia. La BRI promuove la cooperazione monetaria e finanziaria tra le banche centrali, fornisce servizi di gestione delle riserve in valuta a numerose banche centrali e svolge attività di ricerca economica e monetaria, producendo altresì statistiche sul sistema bancario e finanziario internazionale. Oltre a ospitare le riunioni periodiche dei Governatori dei paesi del G10, la BRI assicura i servizi di segretariato per vari comitati permanenti impegnati a promuovere la stabilità finanziaria e monetaria internazionale, tra cui il Committee on the Global Financial System (CGFS), il Committee on Payment and Settlement Systems (CPSS) e il Basel Committee on Banking Supervision, cui partecipano rappresentanti delle principali banche centrali e autorità di vigilanza su istituzioni e mercati finanziari, nonché per il Financial Stability Forum (FSF). La Banca d’Italia è uno dei sei soci fondatori della BRI, ed è presente attraverso i propri rappresentanti in tutti i comitati che operano nel suo ambito (da: Banca d’IItalia. Eurosistema.)
By mm
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