Blog di Krugman

La soluzione del 4 per cento (24 maggio 2013)

 

The Four Percent Solution

 

Larry Ball makes the case that we would be a lot better off with a 4 percent inflation target rather than the 2 percent that is now central bank orthodoxy. Intellectually, this position is hardly outlandish; indeed, Ball’s case is very similar to the case Olivier Blanchard made three years ago, just stated more forcefully and with more evidence.

The basic point is that a higher baseline for inflation would make liquidity traps, in which conventional monetary policy is up against the zero lower bound, less likely and less costly when they happen. Ball estimates that if we had come into this crisis with an underlying inflation rate of 4 percent, average unemployment over the past three years would have been two percentage points lower. That’s huge — it amounts to millions of jobs and trillions of dollars of extra output.

 

 

There are two main arguments against a higher inflation target. One is that events like the current crisis almost never happen. My view would be that the costs of this crisis are so large — and the difficulties we’ve had in responding so grotesque — that even if they were once-in-75-year events, that should be enough to warrant different policies. But Ball also argues that the risk of liquidity-trap events is much greater than conventional wisdom would have you believe. Just looking at US experience, the last three recessions were all “postmodern” recessions caused by private-sector overreach, not Fed tightening — and in each case the Fed had a very hard time getting traction. Both 1990-91 and 2001 were near misses in terms of the liquidity trap; 2007 onwards was actually in line with what had become the normal pattern, not a bizarre exception.

By the way, one point Ball doesn’t mention is that to the extent that we consider Japan’s issues partly demographic, that’s becoming the norm too: low fertility and, perhaps, low resulting investment returns are also becoming standard among advanced countries. Again, this calls for a higher inflation target.

 

The other argument is some kind of slippery slope thing: you decide that 4 percent is OK, and the next thing you know you’re Jimmy Carter, or maybe Weimar. As Ball says, there is really no evidence for this fear. It’s true that it’s what almost all central bankers believe; but they can’t really explain why, and we should never forget that there was once a time when almost all central bankers believed that going off the gold standard would mean the end of civilization.

The point is that the conventional 2 percent target is a prejudice, nothing more; it once rested to some extent on studies suggesting that 2 percent was enough to make the zero lower bound a non-problem, but we now know how utterly wrong that view was; so we’re left with a target that’s considered respectable because it’s what all the respectable people say, and is what all the respectable people say because it’s considered respectable.

What do we want? Four percent! When do we want it? Now!

 

La soluzione del 4 per cento

 

Larry Ball avanza la tesi che potremmo essere in condizioni un po’ migliori con un obbiettivo di inflazione al 4 per cento piuttosto che al 2 per cento, che è attualmente l’ortodossia delle banche centrali. Intellettualmente, questa posizione è solo un po’ eccentrica; in effetti, le tesi di Ball è molto simile a quella che avanzò tre anni orsono Olivier Blanchard, solo affermata con più energia e con maggiori argomenti.

L’argomento fondamentale è che un punto di partenza più elevato per l’inflazione renderebbe le trappole di liquidità, nelle quali la politica monetaria convenzionale  fa i conti con il limite inferiore dello zero, meno probabili e meno costose quando hanno luogo. Ball stima che se fossimo entrati in questa crisi con un tasso di inflazione sottostante del 4 per cento, la media della disoccupazione nei tre anni passati sarebbe stata inferiore di due punti percentuali. E’ molto – corrisponde a milioni di posti di lavoro ed a migliaia di miliardi di dollari di produzione aggiuntiva.

Ci sono due principali argomenti contro un obbiettivo di  inflazione più alto. Uno è che eventi come la crisi in corso non accadono quasi mai. La mia opinione è che i costi di questa crisi sono talmente grandi – e le difficoltà che abbiamo avuto a rispondere così grottesche – che anche se fossero eventi cha accadono una volta ogni 75 anni, sarebbe sufficiente per giustificare politiche diverse. Ma Ball sostiene anche che il rischio di eventi del genere delle trappole di liquidità è molto più grande di quanto non vorrebbe far credere la saggezza convenzionale. Solo guardando all’esperienza americana, le ultime tre recessioni sono state tutte recessioni “postmoderne” , provocate da un settore privato che si era spinto troppo oltre, non da politiche restrittive della Fed – ed in ogni caso la Fed ha avuto i suoi grattacapi nel tirarne fuori l’economia. Sia il 1990-91 che il 2001 furono quasi occasioni mancate in termini di trappola di liquidità; dal 2007 in poi fu effettivamente in linea con quello che è diventato uno schema normale, non una bizzarra eccezione.

Per inciso, un aspetto che Ball non cita è che nella misura in cui consideriamo i temi del Giappone in parte derivanti dalla demografia, anche quella sta diventando la norma: la bassa fertilità e, forse, le basse rese risultanti dagli investimenti stanno diventando normali per le economie avanzate. Anche questo è un argomento per un obbiettivo di  inflazione più elevato.

L’altro argomento è in qualche modo quello del piano inclinato: si decide che il 4 per cento va bene, e la cosa successiva in cui ci si imbatte è Jimmy Carter, o magari Weimar. Come dice Ball, non c’è alcuna prova per timori di questa natura. E’ vero che è quanto credono le banche centrali; ma in effetti esse non possono spiegare la ragione, e noi non dovremmo mai dimenticare che c’era un tempo in cui quasi tutti i banchieri centrali credevano che uscire dal gold standard avrebbe significato la fine della civilizzazione.

Il punto è che l’obbiettivo convenzionale del 2 per cento è un pregiudizio, niente di più; un tempo si fondava in qualche misura su studi che indicavano che il 2 per cento era sufficiente per far diventare un non-problema il limite inferiore di zero; ma ora sappiamo quanto fosse completamente sbagliato quel punto di vista; cosicché siamo rimasti con un obbiettivo che è considerato rispettabile perché è quello che dicono tutte le persone rispettabili, e quello che dicono tutte le persone rispettabili deriva dal fatto che è considerato rispettabile.

Di cosa abbiamo bisogno? Del quattro per cento! E quando lo vogliamo? Subito!

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