Blog di Krugman

L’economia di Neville (12 maggio 2013)

 

Nevillenomics

 

Nicholas Crafts has a really interesting piece about UK economic policy in the 1930s. The gist is that monetary policy drove recovery through the expectations channel; the Bank of England managed to credibly promise to be irresponsible, that is, to generate inflation.

 

But how did they do that? Crafts argues that it was two things: the BoE was not independent, it was just an arm of the Treasury, and the Treasury had a known need to generate some inflation to bring down high debt levels.

 

This is very closely related to Gauti Eggertsson’s analysis of Japanese policy (pdf) over the same period: there too the lack of central bank independence combined with a fiscal imperative made it possible to change monetary expectations in an unorthodox way, which was exactly what was needed (although they should have skipped the invading Manchuria part).

All of this reinforces the important point that, as I put it early in this crisis, we’ve entered a looking-glass world in which virtue is vice and prudence is folly, and in which doing the responsible thing is a recipe for economic failure.

 

And it also bodes surprisingly well for Abenomics, which might work in part precisely because of what everyone imagines to be Japan’s biggest problem, its huge public debt.

Half Column

 

L’economia di Neville [1]

 

Nicholas Crafts ha un pezzo realmente interessante sulla politica economica in Inghilterra negli anni Trenta.  Il concetto è che la politica monetaria guidò la ripresa tramite il canale delle aspettative; la Banca di Inghilterra operò in modo da promettere di essere irresponsabile [2], ovvero di generare inflazione.

Ma come fecero? Crafts sostiene che avvenne in due modi: la Banca di Inghilterra non era indipendente, era solo un braccio del Tesoro, ed il Tesoro aveva una necessità conosciuta di dar vita ad una qualche inflazione per abbassare gli alti livelli del debito.

Questo è strettamente connesso con la analisi della politica giapponese di Gauti Eggertsson [3](disponibile in pdf) nello stesso periodo: in quel caso un difetto troppo grande di indipendenza della banca centrale combinato con un imperativo di finanza pubblica rese possibile modificare le aspettative monetarie in modo non ortodosso, la qualcosa era esattamente quello di cui c’era bisogno (sebbene avrebbero dovuto evitare l’aspetto della invasione della Manciuria [4]).

Tutto questo rafforza l’importante argomento secondo il quale, come sostenni dall’inizio della crisi, siamo entrati in un mondo allo specchio, nel quale la virtù è vizio e la prudenza è follia, e nel quale comportarsi in modo responsabile è una ricetta per il fallimento economico.

Inoltre tutto ciò è un presagio sorprendentemente buono per la politica economica di Abe, la quale dovrebbe in parte funzionare precisamente in conseguenza di quello che ognuno immagina essere il più grande problema del Giappone, il suo ampio debito pubblico.



[1] Arthur Neville Chamberlain (Edgbaston, 18 marzo 1869Highfield Park, 9 novembre 1940) è stato un politico inglese membro del Partito Conservatore nonché Primo Ministro del Regno Unito dal 28 maggio 1937 al 10 maggio 1940. Chamberlain iniziò la sua carriera politica solamente nel 1911, come membro del consiglio comunale di Birmingham, carica che mantenne fino al 1918. Durante questo periodo servì anche come sindaco della città (19151916). In seguito fu eletto deputato fra le file del Partito Conservatore nel 1918. Più volte ministro (delle poste, della sanità), fu anche Cancelliere dello Scacchiere e nel maggio 1937 successe infine a Stanley Baldwin alla testa del partito e del governo britannico.

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[2] E’ un concetto, questo della promessa da parte di una Banca Centrale di “essere irresponsabile”, che Krugman ha analizzato e spiegato varie volte (di recente a proposito delle nuove politiche del Giappone). Può essere così sintetizzato: in presenza di una trappola di liquidità, nella situazione di tassi di interesse prossimi allo zero, la politica monetaria non è sufficiente a determinare condizioni per una ripresa, e diventa indispensabile l’intervento di una politica di espansione della domanda attraverso la spesa pubblica. Ciononostante, entro chiari limiti, anche una politica monetaria può avere una sua efficacia, alla condizione che la Banca Centrale mandi segnali ben percepibili sulla sua volontà a favorire una moderata inflazione anche dopo i primi cenni di ripresa. Il quale comportamento, a condizioni normali, verrebbe considerato ‘non responsabile’; dunque la Banca Centrale deve riuscire a promettere credibilmente di ‘essere irresponsabile’.

[3] Gauti Eggertsson è un  economista che opera dal 2004 presso la Federal Reserve Bank di New York. Ricercatore macroeconomico ed esperto di politiche monetarie, ha in passato collaborato alla scrittura di alcuni saggi con lo stesso Paul Krugman.

[4] L’invasione giapponese della Manciuria fu un’invasione terrestre della regione cinese della Manciuria, da parte delle unità cantonesi dell’Esercito imperiale giapponese. L’attacco cominciò il 19 settembre 1931, portando in pochi giorni all’occupazione dell’intera regione. La crisi sino-giapponese si arrestò ufficialmente il 27 febbraio 1932, quando i giapponesi instaurarono il governo fantoccio del Manciukuò e firmarono una tregua con il governo cinese, destinata a non durare a lungo. Durante l’invasione non vi furono scontri rilevanti tra i due eserciti. Nell’immagine, truppe giapponesi entrano a Mukden.

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