May 26, 2013, 10:16 am
Brad DeLong interprets the Keynes-bashing opening of Ken Rogoff’s latest as strategic hippie-punching (see definition 2.2), designed to soften up his readers for the easy-money, debt-forgiveness message that follows.
Maybe that’s it, or maybe it’s just personal ire at some of the hippies. Either way, though, there is a question about whether it’s an effective strategy. I don’t think so.
The usual form of macroeconomic hippie-punching in recent years has been the pro-stimulus or anti-austerity article that opens with several paragraphs of the dangers of long-term budget deficits and the importance of a medium-term debt strategy — often with a specific condemnation of Those Who deny the importance of such — followed by a discussion of the reasons why slashing spending right now is a very bad idea. And I’ve watched the response: the centrists who are the presumed audience read the first three paragraphs, say “Yes — the hippies are all wrong!” and never get to the part saying that, well, actually, the hippies are right on the important stuff.
To some extent this is just about the fact that the hippies have indeed been right across the board on macro, the same way they were on the Iraq war. But it’s also about journalistic messaging: if you have a point you want to get across, you should always, always, put it right up at the front, and get to the qualifications later. The patient reader who will wade through your preemptive hippie-bashing to get to the good stuff is a myth — just as much a myth as the reasonable centrist who can be won over by hippie-bashing in the first place.
Prendersela con i ‘capelloni’ (o gli estremisti, o i progressisti) in economia
Brad DeLong interpreta la battuta su Keynes dell’ultimo articolo di Ken Rogoff come un “picchiare sugli estremisti” ([1]), allo scopo di ammorbidire i propri lettori per il messaggio che segue sul denaro facile e sulla clemenza sul debito.
Forse è così, o forse si tratta soltanto di collera contro qualcuno degli estremisti. Anche se in entrambi i casi c’è da chiedersi se si tratti di una strategia efficace. A me non sembra.
Negli anni recenti, la forma consueta del prendersela con gli estremisti in economia è stato un articolo a favore della spesa pubblica o contro l’austerità che apre con alcuni paragrafi dedicati ai pericoli dei deficit di bilancio nel lungo periodo ed alla importanza di una strategia sul debito nel medio periodo – spesso accompagnati da una condanna di “Coloro i quali … [2]” negano l’importanza di tutto ciò – seguita da una discussione sulle ragioni per le quali abbattere su due piedi la spesa pubblica sia una pessima idea. Ed io ho osservato la risposta: i centristi che costituiscono il pubblico presunto leggono i primi tre paragrafi e dicono: “Si – i progressisti sbagliano tutto!” e non comprendono mai la parte che dice che, in effetti, i progressisti hanno ragione su cose importanti.
In qualche misura questo dipende proprio dal fatto che i progressisti hanno in effetti avuto ragione a tutti i livelli in tema di teoria economica, nello stesso modo in cui la ebbero sull’Iraq. Ma la cosa riguarda anche la tecnica comunicativa giornalistica: se volete trasmettere un concetto, dovreste sempre, dico sempre, metterlo in cima, e fornire successivamente le specificazioni. Il lettore che avrà la pazienza di oltrepassare la vostra battuta preventiva sui progressisti per arrivare alla roba buona è un mito – nello stesso modo in cui è un mito il centrista ragionevole che può essere convinto dalla battuta messa in bella vista sui progressisti.
[1] Il link offre vari possibili significati del termine “hippie-punching”, desunti da Urban Dictionary, e Krugman richiama la ‘definizione 2.2’. Si legge questa spiegazione: “Quello che accade agli hippies (ma il termine sta ad indicare gli estremisti di sinistra oppure i progressisti …) quando si lamentano perché non hanno altre persone che pagano la loro assistenza sanitaria attraverso la cosiddetta ‘opzione pubblica’ “. Sotto tale definizione, appare un dialogo nel quale un Tizio di destra tratta in malo modo il suo interlocutore, pensando appunto che sia un sostenitore della riforma sanitaria di Obama. In conclusione, mi pare di capire che lo “hippie-punching” sia un dar botte in modo demagogico sui progressisti.
Quanto al significato ai nostri tempi del termine “hippie” nel linguaggio politico americano, esso è ben comprensibile ed è stato usato di recente da Krugman anche a proposito del dibattito sul deficit americano che, nei mesi recenti, è stato fortemente ridimensionato dalle statistiche. In quella occasione Krugman scrisse un articolo sul NYT nel quale si chiedeva cosa sarebbe accaduto a quel punto, visto che lo stesso Ben Bernanke constatava il ridimensionamento del problema del deficit. Vedi “Ben Bernanke, hippie”, New York Times 28 febbraio 2013.
[2] Il senso ironico di “Coloro i quali …” è spiegato nel post del 25 maggio.
By mm
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