Blog di Krugman

Reinhart e Rogoff non sono sereni (26 maggio 2013)

May 26, 2013, 9:51 am

Reinhart And Rogoff Are Not Happy

Their letter is here.

This could go on forever, and both they and I have other things to do. So let me just state — clearly, I hope — where their analytical sin lies.

To some extent it lies in the downplaying of causality issues — of whether high debt causes slow growth, slow growth causes high debt, or both high debt and slow growth are the result of third factors (as was the case in demobilizing postwar America, which they highlighted in their original paper).

 

But the more important sin involves the misuse of the “90 percent” criterion.

 

There is, as everyone in this debate has acknowledged, a negative correlation in the data between debt and growth. As a result, draw a line at any point — 80 percent, 90 percent, whatever — and countries with debt above that level will tend to have slower growth than countries with debt below that level.

There is, however, an enormous difference between the statement “countries with debt over 90 percent of GDP tend to have slower growth than countries with debt below 90 percent of GDP” and the statement “growth drops off sharply when debt exceeds 90 percent of GDP”. The former statement is true; the latter isn’t. Yet R&R have repeatedly blurred that distinction, and have continued to do so in recent writings.

 

And for a country with debt in the vicinity of the 90 percent level — as, for example, in both the US and the UK — the distinction is crucial. It’s the difference between arguing that failure to impose an austerity program amounting to a few percent of GDP might reduce GDP a decade from now by a fraction of a percent at most — which is what the actual correlation suggests — to suggesting that it will reduce future GDP by 10 percent, which is what the threshold claim suggests.

Austerity-minded policy makers, of course, seized on the latter claim, citing R&R — and if the authors ever made an effort to correct this misconception, or indeed if they have ever even acknowledged that it’s a misconception, it was done very quietly.

I’m sorry, but the failure to clear up this misconception has done a great deal of harm — and this harm is not significantly mitigated by various remarks in passing to the effect that austerity might be overdone.

Reinhart e Rogoff non sono sereni

 

La loro lettera (di Reinhart e Rogoff) si trova in questo link.

Si potrebbe continuare all’infinito, e sia loro che io abbiamo altre cose da fare. Mi sia dunque permesso di enunciare – spero chiaramente – dove si basa il loro peccato analitico.

In qualche misura si basa su una minimizzazione dei temi della causalità – se sia l’alto debito a provocare la lenta crescita, la lenta crescita a provocare l’alto debito, o se sia l’alto debito che la lenta crescita siano il risultato di un terzo fattore (come fu ne caso della smobilitazione nell’America postbellica, che essi avevano sottolineato ne loro saggio originario).

Ma il peccato maggiore riguarda  l’abuso del parametro del cosiddetto “90 per cento”.

C’è, come ognuno in questo dibattito ha riconosciuto, una correlazione negativa tra i dati del debito e quelli della crescita. Di conseguenza, si tracci una linea ad un punto qualsiasi – 80 per cento, 90 per cento, quello che si vuole – ed i paesi sopra quel livello tenderanno ad avere una crescita più lenta dei paesi al di sotto di quel livello.

C’è tuttavia una enorme differenza tra la affermazione secondo la quale “i paesi con un debito sopra il 90 per cento del PIL tendono ad avere una crescita più lenta dei paesi con un debito al di sotto del 90 per cento del PIL” e la affermazione secondo la quale “quando il debito eccede il 90 per cento del PIL la crescita cala bruscamente”. La prima affermazione è vera, la seconda no. Tuttavia Reinhart e Rogoff hanno ripetutamente appannato quella distinzione, ed hanno continuato a farlo anche negli scritti recenti.

E per un paese il cui debito è prossimo al livello del 90 per cento – come, per esempio, sia gli Stati Uniti che l’Inghilterra – la distinzione è cruciale. E’ la differenza tra il sostenere che il non riuscire ad imporre un programma di austerità di pochi punti percentuali di PIL può ridurre il PIL di qua ad un decennio al massimo di una frazione di un punto percentuale – che è quello che la presente correlazione indica – ed indicare che tutto ciò ridurrà il PIL futuro di un 10 per cento, che è quello che l’argomento della ‘soglia’ suggerisce.

Gli operatori politici disposti favorevolmente all’austerità, naturalmente, hanno preso al volo la seconda affermazione, citando Reinhart e Rogoff – e che gli autori abbiano sempre fatto uno sforzo per correggere questo fraintendimento, o piuttosto abbiano persino sempre riconosciuto che si trattasse di un fraintendimento – questo è avvenuto molto tranquillamente.

Mi dispiace, ma l’incapacità a chiarire questo fraintendimento ha provocato un bel danno – e questo danno non è mitigato in modo significativo dai riferimenti incidentali alla impressione che l’austerità possa essere esagerata.

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