Blog di Krugman

Varietà di tentazioni accademiche (3 maggio 2013)

 

May 3, 2013, 10:50 am

Varieties of Academic Temptation

 

These aren’t good times for austerian economics; and, to be honest, they aren’t too good for economics in general. Even if some economists have come out of the Reinhart/Rogoff/Alesina/Ardagna business looking pretty good, the reputation of the intellectual enterprise as a whole has clearly suffered.

But what did go wrong? I’ve been seeing a lot of comments along the lines of “They’re all just tools of Pete Peterson”; so I guess I should say that this is, in these cases, way too crude an interpretation.

Notice that I say “in these cases”. There are indeed plenty of economists who are essentially hired guns for interest groups, and they don’t all work at right-wing think tanks. But the temptations that led to the current affair are, I’d argue, nowhere near that crude.

 

Start with R-R. The fact is that Carmen and Ken are fine economists. Carmen has been doing terrific empirical work on banking crises for a long time. Ken is arguably the world’s leading international macroeconomic theorist. In fact, the main reason I knew that the case for fiscal policy remained strong even in the context of New Keynesian models was that I carefully read the canonical text by Obstfeld and Rogoff.

 

So what happened here? My interpretation is that after writing a very good book, R-R dashed off a careless paper on debt and growth that was so much what the VSPs wanted to hear that it made them instant celebrities in a way they hadn’t been before — and they didn’t know how to say stop the merry-go-round, we want to think about this a bit harder. The temptation involved was one of fame and becoming a part of the alleged real world, not some crude mercenary consideration.

 

I don’t know Alesina as well, and the expansionary austerity thing has deeper roots than the 90 percent thing, but again I doubt that a crude self-interest story is appropriate.

Let me also say that even some things that are in part Peterson-funded are not part of the octopus. The Peterson Institute for International Economics sometimes pops up in conversation, and people assume that it’s part of the Committee for a Responsible Federal Budget/Concord Coalition//Fix the Debt nexus. But it isn’t — it used to be the good old Institute for International Economics, a boutique think tank doing very good work on international trade and finance issues, and the grant it got from Peterson hasn’t changed its character at all.

Again, I’m not saying that crude flacks are absent from the scene. But the temptations that led people astray in these cases were subtler and sadder than that.

 

Varietà  di tentazioni accademiche

 

 

Non sono tempi buoni per I patiti dell’economia dell’austerità e, ad essere onesti, non sono così buoni neanche per l’economia in generale. Anche se sembra che alcuni economisti siano venuti fuori dalla faccenda Reinhart/Rogoff/Alesina/Ardagna abbastanza bene, la reputazione della disciplina intellettuale nel suo complesso ne ha sofferto chiaramente.

Cosa non ha funzionato? Ho letto molti commenti sulla falsariga del “Sono tutto soltanto strumenti al servizio di Pete Peterson” [1]; così penso che dovrei dire che, in casi come questi, questo sia un modo troppo rozzo di giudicare.

Si noti che dico “in casi come questi”. Ci sono, in effetti, una quantità di economisti che sono essenzialmente fucili al servizio di gruppi di interesse, e non lavorano tutti presso i gruppi di ricerca della destra. Ma le tentazioni che hanno condotto alla vicenda attuale non sono, per quello che posso dire, in alcun modo assimilabili a tale rozzezza.

Cominciamo con Reinhart e Rogoff. Il punto è che Ken e Carmen sono bravi economisti. Carmen è venuta svolgendo un magnifico lavoro sulle crisi bancarie per un lungo periodo. Ken è probabilmente il principale teorico di economia internazionale del mondo. Nei fatti, la principale ragione per la quale sapevo che l’argomento a favore di una politica della finanza pubblica rimaneva forte anche nel contesto di modelli neokeynesiani era che avevo letto scrupolosamente il testo canonico di Obstfeld e Rogoff.

Cosa è successo, dunque? La mia interpretazione è che, (se) dopo aver scritto un libro eccellente, Reinhart e Rogoff hanno buttato giù in fretta e furia un saggio superficiale su debito e crescita che era talmente quello che le Persone Molto Serie volevano sentirsi dire, che li ha resi sull’istante celebrità come non erano mai stati in precedenza  e non hanno saputo negarsi al carosello, noi dobbiamo rifletterci un po’ più attentamente. La tentazione che li ha coinvolti è stata quella della celebrità e del finire con l’essere parte del mondo reale, non una banale considerazione mercenaria.

Non conosco altrettanto Alesina, e la storia dell’austerità espansiva ha radici più profonde della faccenda del 90 per cento [2], ma anche in questo caso dubito che una racconto in termini di interesse personale sia appropriato.

Lasciatemi dire che anche alcune cose che sono finanziate in parte da Peterson, non sono componenti della ‘piovra’. Talvolta il Peterson Institute for International Economics compare all’improvviso nel confronto, e le persone considerano che esso sia un aspetto della connessione che esiste tra il Comitato per una Bilancio Responsabile/Coalizione Concorde ed il Riformare il debito [3]. Ma non è così – di solito si tratta del buon vecchio Institute for International Economics, un gruppo di ricerca rinomato, che fa un buon lavoro sulle tematiche del commercio internazionale e della finanza, e la donazione che ha ricevuto da Peterson non ha affatto alterato il suo carattere.

Ancora, non sto dicendo che i puri e semplici portavoce stipendiati [4] siano fuori dalla scena. Ma le tentazioni che hanno portato le persone sulla cattiva strada in questi casi sono state più sottili e più tristi.



[1] E’ il nome di un potente miliardario americano assai impegnato nel sostegno al Partito Repubblicano ed alle campagne contro lo Stato assistenziale.

[2] Ovvero, del supposto ‘limite’ del 90 per cento nel rapporto debito/PIL, oltre il quale il debito avrebbe conseguenze negative sulle crescita, che era l’idea contenuta nel saggio di Reinhart-Rogoff.

[3] Ovvero, associazioni o movimenti di orientamento politico di destra.

[4] “Flack” è una persona pagata per rappresentare un interesse costituito, un portavoce  stipendiato per rappresentare il punto di vista di una impresa, di una organizzazione etc. Da non confondersi con “flak”, che invece significa “opposizione, critica, biasimo, ramanzina”.

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