Blog di Krugman

Contro la stupidità, anche il FMI non può far niente (15 giugno 2013)

 

June 15, 2013, 4:32 pm

Against Stupidity, The IMF Itself Contends In Vain

Yesterday the IMF chided the United States for spending too little and cutting its budget deficit too fast — and most people, if they heard about it, just shrugged. To be honest, that was my initial reaction too: we’ve come to accept the sheer stupidity of our current economic policies, and the fact that apparently nothing can be done about it, as part of the “new normal”.

Still, every once in a while we should step back and consider the awesomeness of the situation. Normally, we expect governments to have trouble containing demands that they spend more and/or tax less. Normally, we expect the IMF to be a fiscal scold, telling spendthrift governments to make tough choices; the old joke is that IMF stands for It’s Mostly Fiscal.

 

But now we’re in a situation — a liquidity trap — in which more government spending is a good thing, because it helps put unemployed resources to work; meanwhile, the cost in terms of future debt service is minimal, because interest rates are so low. Both ends of the intellectual case for austerity — the claim that spending cuts are actually expansionary and the claim that terrible things happen when debt rises even if interest rates are low — have collapsed. What could be easier, then, than for politicians to make constituents happy by spending more on things voters like?

 

So what happens? More austerity, because a party dedicated to the proposition that less government is always more blackmailed Obama into accepting the sequester, and now uses its blocking power to prevent any solution; and it’s true, Obama has chosen not to make this a central political issue. There are many ways to show how big the government shortfall is; here’s a comparison of the track of overall government spending (federal, state, and local) during the last recession and aftermath with the Great Recession and aftermath, just in dollar terms (if we did it in, say, real per capita terms you’d see that spending is falling fairly quickly):

 

If government spending had grown at normal rates since 2007, it would be hundreds of billions higher than it is — and the unemployment rate would probably be 6 percent or less. At this point austerity is the main reason we’re still in an inadequate recovery.

But there isn’t even a hint of significant movement on fiscal policy. It’s really amazing.

 

Contro la stupidità, anche il FMI non può far niente

 

Ieri il FMI ha sgridato gli Stati Uniti per spendere troppo poco e per i tagli troppo frettolosi  i suoi deficit di bilancio – e gran parte delle persone, ammesso che l’abbiano sentito, hanno solo scrollato le spalle. Ad essere onesto, questa è stata anche la mia iniziale reazione: siamo arrivati al punto di accettare la pura e semplice stupidità delle nostre attuali politiche economiche, ed il fatto che in apparenza non si possa far niente al proposito, come una componente della “nuova normalità”.

Eppure, una volta ogni tanto dovremmo fare un passo indietro e considerare quanto la situazione sia terrificante. Normalmente, ci aspettiamo che i Governi abbiano difficoltà nel contenere le richieste che spendano maggiormente e/o tassino di meno. Normalmente, ci aspettiamo il FMI come una istituzione che avanza rimproveri dal punto fi vista della finanza pubblica, intimando a governi spendaccioni di fare scelte dure; una volta il gioco era che il FMI sosteneva ciò che era soprattutto dal punto di vista degli equilibri di bilancio.

Ma ora siamo in una situazione – una trappola di liquidità – nella quale una maggiore spesa pubblica è una cosa buona, perché contribuisce a mettere in opera risorse non utilizzate; nel frattempo, il costo nei termini di futuro servizio del debito è basso, perché i tassi di interesse sono quanto mai bassi. Entrambi gli aspetti degli argomenti teorici per l’austerità – la pretesa che i tagli alla spesa siano effettivamente espansivi e quella relativa alle cose tremende che accadono quando il debito cresce anche se i tassi di interesse sono bassi – sono collassati. Che cosa dovrebbe esserci di più semplice, dunque, per gli uomini politici che far felice l’elettorato spendendo di più su cose che gli elettori gradiscono?

Dunque cosa accade? Più austerità, perché un partito devoto al concetto che meno Stato è sempre meglio ha ricattato Obama ad accettare il cosiddetto “sequestro” [1], ed ora usa il potere di interdizione per impedire ogni soluzione; ed è vero che Obama ha scelto di non fare di questo un tema politico centrale. Ci sono molti modi per dimostrare quanto sia grande la caduta dell’intervento pubblico; ecco un confronto tra l’andamento della spesa pubblica generale (federale, degli Stati e locale) durante l’ultima recessione [2] e nel periodo successivo e quello durante la Grande Recessione e nel periodo successivo, solo in termini di dollari (se, ad esempio,  facessimo il confronto in termini reali pro capite si vedrebbe che la spesa sta cadendo abbastanza rapidamente):

Se la spesa pubblica fosse cresciuta a ritmi normali a partire dal 2007, essa sarebbe più elevata di centinaia di miliardi – ed il tasso di disoccupazione sarebbe probabilmente al 6 per cento o meno. A questo punto l’austerità è la principale ragione per la quale siamo ancora in una ripresa inadeguata.

Ma non c’è nemmeno un cenno di qualche movimento nella politica della spesa pubblica. E’ davvero stupefacente.

 



[1] Per il termine “sequester” vedi le Note finali sulla traduzione.

[2] La “ultima” recessione del confronto è quella relativa al 2001. La Grande Recessione è invece quella in corso (da non confondersi con la “Grande Depressione” degli anni Trenta). I periodi temporali sono misurati in trimestri e, come si può notare, a partire da circa il 12° trimestre l’andamento espansivo della spesa pubblica nella recessione in corso (linea rossa) si è interrotto.

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