Blog di Krugman

Il deprimente Draghi (8 giugno 2013)

 

Depressing Draghi

 

A correspondent directs me, despairingly, to the last part of Mario Draghi’s latest press conference — and the correspondent is right, it does give cause for despair. Draghi is, after all, as smart and flexible an ECB president as we’re likely to get for a long time; quite possibly ever, because the euro might not last. Yet what he has to say about inflation manages to be wrong on multiple levels, and this kind of thing has to be damaging to ECB policy.

 

So, the remarks: a questioner, presumably from Spain, asks:

I am from a country that has an unemployment rate of 27%, which is a number of a great depression, a fiscal policy that is contractionary and a monetary policy in Spain and also in other countries that is also contractionary because credit is not available to small and medium-sized companies. Are you telling the Spanish, Portuguese, Irish or even Italian people that the ECB can’t do anything else with inflation actually lower than 2%?

Draghi’s reply:

Well, I am not sure I get the point, but I think I get it. First, the fact that inflation is low is not, by itself, bad; with low inflation, you can buy more stuff. Second, we don’t see deflation and that is what we have to fear. We don’t see that yet.

He then goes on to defend austerity policies, making several other bad arguments in the process. But let’s just do this part.

 

First, “with low inflation, you can buy more stuff”???? Don’t we teach students in Econ 101 exactly why that’s a naive fallacy, that lower inflation also means lower growth in earnings, and that the cost of inflation has nothing to do with reduced purchasing power?

 

OK, but while that’s upsetting, what matters for policy is Draghi’s statement that “we don’t see deflation and that is what we have to fear.” Wow. Maybe not in Econ 101, but I thought every professional economist understood that there isn’t a red line at zero inflation, so that low inflation becomes a potential problem if and only if it crosses zero.

Look, there are two reasons to believe that inflation in advanced economies in general, and in Europe especially, is too low, and that excessively low inflation is doing harm.

 

The first is that we’re suffering from inadequate demand, and the zero lower bound on interest rates is an important constraint on monetary policy. Larry Ball estimates that U.S. unemployment rates in recent years would have been, on average, 2 percentage points lower if we had entered the financial crisis with 4 percent rather than 2 percent inflation. Europe has the same problem, exacerbated by the lack of fiscal integration, which has caused it to adopt overall a much tighter fiscal policy than the United States.

This isn’t a new argument, nor is it way out there; it’s been made by many people, including the chief economist of the IMF. Yet Draghi talks as if low inflation is no problem, that only deflation is an issue.

 

But we’re not done. The other inflation-related issue is downward nominal wage rigidity, and to some extent downward nominal price rigidity. You might think that these are issues only if we have actual deflation; but because relative prices and wages are changing all the time, the truth is that this downward rigidity starts to become a problem in a depressed economy even at low positive rates of inflation; it’s quite clear in the United States. And in the euro area, where debtor countries are expected to achieve huge “internal devaluations”, it’s a much bigger issue.

Now, I find it hard to believe that Draghi is unaware of these issues; maybe he’s just playing to the inflation hawks on his board. But even so, the fact that at this late date, with Europe very much in what amounts to a depression, the old fallacies are still being trotted out is very, well, depressing.

 

Il deprimente Draghi

 

Una persona con cui sono in corrispondenza mi indirizza, con una certa disperazione, all’ultima parte dell’ultima conferenza stampa di Mario Draghi – e il corrispondente ha ragione, ci sono motivi per disperare. Draghi è, dopotutto, un intelligente e flessibile Presidente della BCE come probabilmente dovevamo avere da lungo tempo; forse proprio da sempre, perché l’euro era possibile che non ce la facesse. Tuttavia quello che crede di dover dire sull’inflazione riesce ad essere sbagliato in molti sensi, e questo genere di cose sono una danno per la politica della BCE.

Dunque, le osservazioni: l’interrogante, presumibilmente uno spagnolo:

“Vengo da un paese che ha un tasso di disoccupazione al 27 per cento, una dato che indica una grande depressione, una politica della finanza pubblica restrittiva ed una politica monetaria, in Spagna come in altri paesi, anch’essa restrittiva, perché il credito non è disponibile per le piccole e medie imprese. Lei sta dicendo alla gente della Spagna, del Portogallo, dell’Irlanda e persino dell’Italia, che la BCE non può fare nient’altro, con una inflazione che è in effetti più bassa del 2 per cento?”

 La risposta di Draghi:

“Bene, non sono sicuro di aver compreso il punto, ma penso di aver capito. In primo luogo, il fatto che l’inflazione sia bassa non è di per sé negativo; con una inflazione bassa si può comprare più cose. In secondo luogo, noi non vediamo deflazione, ed è quella che dobbiamo temere. Non la vediamo ancora”.

Egli poi passa a difendere le politiche della austerità, avanzando nel frattempo altri argomenti negativi. Ma limitiamoci a questa parte.

In primo luogo “con l’inflazione si possono comprare più cose” ???? Non insegniamo agli studenti del corso di laurea proprio che questo è un errore ingenuo, che una inflazione più bassa significa anche una crescita più bassa nel guadagni, e che il costo dell’inflazione non ha niente a che vedere con un ridotto potere di acquisto?

Va bene, ma se questo è impressionante, quello che da un punto di vista politico è rilevante nel discorso di Draghi è “Non vediamo deflazione ed è quella che dobbiamo temere” . Oddio! Forse non in un corso di laurea, ma io pensavo che ogni economista di professione comprendesse che non c’è una riga rossa presso l’inflazione zero, in modo tale che una bassa inflazione diventa un possibile problema se e soltanto se oltrepassa lo zero.

Si badi, ci sono due ragioni per ritenere che l’inflazione, nelle economie avanzate in generale ed in Europa in particolare, sia troppo bassa, e che una inflazione eccessivamente bassa stia provocando danni.

La prima è che noi stiamo soffrendo per una domanda inadeguata, ed il limite inferiore di zero nei tassi di interesse è un condizionamento importante per la politica monetaria. Larry Ball stima che i tassi di disoccupazione negli Stati Uniti negli anni recenti sarebbero stati, in media, due punti più bassi se fossimo entrati nella crisi finanziaria con una inflazione al 4 per cento, anziché al 2. L’Europa ha lo stesso problema, esacerbato dalla mancanza di integrazione nelle politiche della finanza pubblica, che l’ha costretta ad adottare nella sua interezza una politica della finanza pubblica molto più restrittiva degli Stati Uniti.

Questo non è un argomento nuovo, e non c’è via di scampo; è stato avanzato da molte persone, compreso il massimo economista del FMI [1]. Tuttavia Draghi dice che la bassa inflazione non è un problema, che solo la deflazione è un problema.

Ma non abbiamo finito. L’altro tema connesso con l’inflazione è la rigidità dei salari nominali verso il basso, ed in qualche misura la rigidità verso il basso dei prezzi nominali. Si potrebbe pensare che questi siano problemi solo se abbiamo una inflazione effettiva; ma poiché i prezzi relativi ed i salari cambiano in continuazione, la verità è che questa rigidità verso il basso in una economia depressa comincia ad essere un problema anche con tassi positivi di inflazione; ciò è abbastanza chiaro negli Stati Uniti. E nell’area euro, dove ci si aspetta che i paesi debitori raggiungano ampie “svalutazioni interne”, è un problema molto più grande.

Ora, trovo difficile credere che Draghi sia inconsapevole di queste tematiche; forse egli sta soltanto compiacendo il falchi dell’inflazione presenti nel suo Consiglio. Ma anche così, il fatto che in questo ultimo appuntamento, con molto in Europa che corrisponde ad una depressione, il fatto che siano ancora tirati in ballo vecchi errori, è, diciamolo, molto deprimente.



[1] Ovvero il suo direttore, Olivier Blanchard.

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