Brad DeLong has a long meditation on policy that, surprisingly, includes some things I strongly disagree with. I guess I should start by saying that when he describes his fairly complacent view of macroeconomics on the eve of the crisis, he’s describing a view that many economists shared — but I wasn’t one of them. Japan’s troubles and the Asian financial crisis destroyed my faith that we had the business cycle under control; I wrote a whole book about the return of depression economics back in 1999.
But here’s where I think Brad is getting something wrong now: when he says that
It is unfair for Keynesians to be making fun of the people who call for austerity by saying “confidence fairy” when they are making similar expectational-shift arguments themselves.
He’s referring to calls for the Fed and other central banks to raise expectations of future inflation as a way to get some traction in a liquidity trap — which is certainly something I and others support. But there are two crucial differences between us and the expansionary austerity types.
First, our expectations argument is a hope; theirs is a plan. I want the Fed, the Bank of Japan, etc. to target higher inflation, in the hope that it might help, but it’s a hope, and meanwhile we need to fight demands for fiscal austerity and even push for stimulus. The expansionary austerity types, on the other hand, are (or were) actually counting on the supposed rise in confidence to avoid what would otherwise be nasty recessions, which have in fact materialized.
Which brings us to the second point: those of us hoping to summon the expectations imp want to do so with policies that are at worst harmless, such as expanding the monetary base under conditions where this has no direct inflationary impact. The austerians, on the other hand, have pushed directly destructive policies — fiscal contraction in depressed economies — in order to achieve their hoped-for shift in expectations.
So this is the difference between “Let’s try this possibly ineffective remedy, it might work and in any case won’t do any harm” and “Let’s do the opposite of what standard analysis says we should be doing, just trust me”.
One other thing: Brad takes fairly seriously the calls for higher interest rates to avoid bubbles, or something, essentially because low rates create moral hazard for the financial sector. Can we say that those moral hazard problems would have to be incredibly severe to justify contractionary monetary policy in a depressed economy?
And I can’t help noticing that the people now demanding that we raise rates to curb hypothetical bubbles are the same people who, a while back, were demanding that we raise rates to head off inflation. (I often make fun of Allan Meltzer for his inflation warnings, but had forgotten that Feldstein was doing the same thing at the same time). In other words, I don’t think we should ignore the evidence that some people always want higher rates, and just keep changing the justification.
La Fata della fiducia, il ‘folletto’ delle aspettative e l’ossessione sul picco dei tassi.
Brad DeLong svolge una lunga riflessione sulla politica nella quale compaiono, sorprendentemente, alcune cose sulle quali sono in forte disaccordo. Credo che dovrei partire col dire che quando egli espone il suo abbastanza compiaciuto punto di vista sulla macroeconomia nell’epoca della crisi, egli stia descrivendo una opinione condivisa da molti economisti – ma io non ero di quest’avviso. I guai del Giappone e la crisi finanziaria asiatica avevano distrutto la mia fiducia che avessimo il ciclo economico sotto controllo; scrissi nel passato 1999 un libro intero sul ritorno delle depressioni economiche.
Ma ecco dove penso che adesso si sbagli Bard, quando egli dice:
“E’ ingiusto che i keynesiani prendano in giro la gente che si pronuncia per l’austerità con l’espressione “fata della fiducia”, quando essi stessi avanzano simili argomenti di cambiamento basato sulle aspettative”.
Egli si riferisce all’invito alla Fed ed ad altre banche centrali ad incrementare le aspettative per una inflazione futura come un modo per ottenere una certa spinta in una trappola di liquidità – che è sicuramente qualcosa che io sostengo assieme ad altri. Sennonché ci sono due differenze cruciali tra noi ed i soggetti della austerità espansiva.
In primo luogo, il nostro argomento è una speranza; il loro è un programma. Io voglio che la Fed, la Banca del Giappone etc. fissino un obbiettivo più elevato di inflazione, nella speranza che esso possa essere di aiuto, ma è una speranza, e contemporaneamente dobbiamo combattere le richieste per una austerità della finanza pubblica ed anche di spingere per misure di spesa pubblica. I soggetti della austerità espansiva, d’altra parte, contano (o contavano) effettivamente su un preteso incremento di fiducia per evitare quelle che in altro modo sarebbero state pessime recessioni, che in realtà si sono avverate.
Il che mi porta al secondo punto: coloro tra di noi che sperano di far apparire il “folletto” [1] delle aspettative vogliono farlo con politiche che siano nel peggiore dei casi non dannose, come quella di espandere la base monetaria con modalità per le quali essa non abbia alcun impatto inflattivo. I patiti dell’austerità, dall’altra parte, hanno spinto per politiche esplicitamente distruttive – la contrazione della finanze pubblica in economie depresse – allo scopo di ottenere il loro cambiamento auspicato nelle aspettative.
Questa è dunque la differenza tra “Proviamo questo forse inefficace rimedio, potrebbe funzionare ed in ogni caso non farà alcun danno” e “Facciamo l’opposto di quello che la normale teoria dice dovremmo fare, basta che mi crediate”.
Un’altra cosa: Brad prende abbastanza sul serio le richieste di tassi di interesse più elevati, o qualcosa del genere, essenzialmente perché i bassi tassi creano ‘azzardo morale’ nel settore finanziario. Si può affermare che questi problemi dell’azzardo morale sarebbero così incredibilmente gravi da giustificare una politica monetaria restrittiva in una economia depressa?
E non posso fare a meno di osservare che le persone che oggi chiedono di elevare i tassi per frenare bolle ipotetiche siano le stesse persone che, un po’ di tempo fa, chiedevano che aumentassimo i tassi per sbarrare la strada all’inflazione (io spesso prendo in giro Allan Meltzer per i suoi ammonimenti sull’inflazione, ma mi ero dimenticato che Feldstein faceva nello stesso momento la stessa cosa). In altre parole, non credo che dovremmo ignorare il fatto che molte persone vogliono sempre tassi più alti, e soltanto continuano a cambiare la giustificazione.
[1] Questo ‘folletto’ è un novità …. devo ora integrare la nota sulla traduzione relativa alla “fata della fiducia”. In sostanza è una creatura magica anch’esso, di appannaggio questa volta dei keynesiani, ma, come spiega il post, rispetto alla “fata” è un peccato veniale.
By mm
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