Blog di Krugman

La macroeconomia della disunione europea (3 giugno 2013)

 

The Macroeconomics of European Disunion

 

Wolfgang Münchau makes a point that isn’t new, but still gets overlooked too often: the euro area is, for practical macroeconomic purposes, a single unit — and one that doesn’t really do all that much trade with the rest of the world. Aggregate euro area policy, monetary and fiscal, should therefore be subject to more or less the same rules that apply to the United States.

Yet because monetary union wasn’t accompanied by political union, the continent as a whole is pursuing what amount to insanely restrictive policies. Here we have an economy with massive unemployment and inflation that is too low by any reasonable standard (Europe, even more than America, would do a lot better with a 4 percent inflation target):

3 giugno 1

 

 

 

 

 

 

 

 

Yet what we see is sharply restrictive fiscal policy:

3 giugno

 

 

 

 

 

 

 

 

And the ECB isn’t even trying to offset this fiscal drag with expansionary monetary policy, in part because of fear of adverse reactions to possible higher inflation in Germany.

We can and often do get bogged down in the details of country analysis, not to mention the difficult politics of the situation. But every once in a while it’s worth backing up and thinking about the fundamental craziness of aggregate European policy.

 

La macroeconomia della disunione europea

 

Wolfgang Münchau avanza una idea che non è nuova, ma sulla quale si sorvola ancora troppo spesso: l’area euro è, per gli scopi della pratica economica, una unità singola – ed è quella che effettivamente non ha grandi scambi commerciali col resto del mondo. La politica dell’area euro nel suo insieme, dovrebbe di conseguenza essere soggetta più o meno alle stesse regole che si applicano agli USA.

Tuttavia, poiché l’unione monetaria non è stata accompagnata da una unione politica, il continente nel suo complesso persegue quello che corrisponde a politiche irragionevolmente restrittive. Ecco che abbiamo un’economia con una massiccia disoccupazione e con una inflazione che è troppo bassa secondo ogni ragionevole criterio (l’Europa, anche più dell’America, farebbe molto meglio con un obbiettivo di inflazione al 4 per cento):

3 giugno 1

 

 

 

 

 

 

Tuttavia quello a cui assistiamo è una politica della finanza pubblica rigidamente restrittiva [1]:

 

3 giugno

 

 

 

 

 

 

 

 

E la BCE non sta neppure cercando di bilanciare questo ‘dragaggio’ delle finanze pubbliche con una politica monetaria espansiva, i parte per il timore di reazioni contrarie ad una possibile inflazione più elevata in Germania.

Noi possiamo impantanarci  come spesso facciamo nei dettagli delle analisi del singolo paese, per non parlare della difficoltà politiche della situazione. Ma ogni tanto merita fare un passo indietro e pensare alla sostanziale follia della politica complessiva dell’Europa.



[1] La tabella sottostante mostra l’”avanzo primario” dell’area euro, corretto sulla base del ciclo economico. Il che significa l’equilibrio attivo dei conti pubblici, al netto del pagamento degli interessi, e ‘depurato’ degli effetti straordinari della crisi. Che, come si vede, dopo essere caduto a seguito della crisi finanziaria del 2008 (e presumo dei salvataggi finanziari) si è impennato a partire dal 2010. Se c’è avanzo di amministrazione, chiaramente, c’è restrizione delle spese pubbliche.

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