Blog di Krugman

Questa non è una discussione seria, versione Obamacare (1 giugno 2013)

 

We Are Not Having A Serious Discussion, Obamacare Edition

 

I fairly often receive mail pleading with me to take a more even tone, to have a respectful discussion with people on the other side rather than calling them fools and knaves. And you know, I do when I can. But the truth is that on most of the big issues confronting us, there just isn’t anyone to have a serious discussion with. Ezra Klein offers a nice illustration of this point today, in his takedown of Avik Roy on Obamacare in California.

The thing you want to bear in mind is that Roy is widely considered a good example of a reformist conservative, not to mention a health policy wonk. So what does this reform-minded wonk have to say about Obamacare?

 

Klein tries really hard to keep his temper even; too hard, I think, because I wonder how many readers will stay with him all the way through. But to cut to the chase, Roy claims that Obamacare will cause soaring insurance rates, using a comparison that is completely fraudulent — and I say fraudulent, not wrong, because he is indeed enough of a policy wonk here to know that he is pulling a fast one.

So here’s the comparison Roy uses: he points out that the insurance premiums that will apparently be charged on the California exchange will be higher than the lowest rates being offered by some insurers in California right now.

As Klein says, this isn’t just comparing apples and oranges; it’s comparing apples with oranges you can’t even buy.

 

Right now, California has a basically unregulated individual market, in which insurers are free to reject whoever they choose, and charge whatever rates they choose. This means that a few young, healthy people with no record of prior medical problems can get cheap plans; these are, of course, precisely the people who need insurance least, and these plans are cheap not just because they’re only available to the very healthy but because they don’t provide much insurance. If you’re not healthy or wealthy enough to get by with this kind of insurance, too bad.

 

So looking at these rates tells you nothing at all about the success of a program that offers insurance to everyone, regardless of medical history, and sets fairly high minimum standards for the quality of that insurance.

 

What’s more, this isn’t some obscure issue. When people try to explain the logic of ObamaRomneyCare — certainly when I try to explain it — they often start from precisely this point, pointing out that unregulated insurance markets give the healthy and wealthy a pretty good deal but leave everyone else out in the cold, then work from that point toward the “three-legged stool” of community rating, mandates,and subsidies that supports reform. So Roy has to know that he’s making an essentially fraudulent argument — and does it anyway.

 

And Roy is about as good as you get in this stuff: his tone is even, he actually knows something. Nonetheless, he goes for the cheap, misleading shot.

I know that a lot of people wish we lived in a country where debates about things like health care policy were serious, honest discussions of debatable points. I like to hope that by the time I retire I’ll actually live in a country like that. But right now, and surely for years to come, it’s basically facts versus fraud.

 

Questa non è una discussione seria, versione Obamacare

 

Ricevo abbastanza spesso mail con le quali mi si supplica di tenere un tono diverso, di avere un dibattito rispettoso con gli individui dell’altro schieramento, piuttosto di definirli sciocchi e bricconi. E sapete, quando posso lo faccio. Ma la verità è che sulla gran parte dei temi in confronto, non c’è proprio nessuno con cui avere un dibattito serio. Ezra Klein mi offre oggi una descrizione graziosa  di questo punto, nel suo commento su Avik Roy a proposito della riforma della assistenza di Obama in California.

La cosa che dovete tenere a mente è che Roy è generalmente considerato un buon esempio di conservatore riformista, per non dire di esperto di politica sanitaria. Dunque, cosa ha da dire sulla riforma di Obama questo esperto ben disposto verso la riforma?

Klein cerca a fatica persino di contenersi; troppo difficile, penso, perché mi chiedo quanti lettori lo seguiranno per tutto il tempo (in quello sforzo). Ma per andare dritto al punto, Roy sostiene che la riforma di Obama provocherà un forte innalzamento delle aliquote assicurative, usando un paragone che è del tutto fraudolento – e dico fraudolento e non sbagliato, perché egli è abbastanza esperto di politica per non sapere che sta ingannando la gente.

Ecco dunque il confronto che usa Roy: egli mette in evidenza che i premi assicurativi che pare saranno addebitati sul listino della California saranno più elevati delle più basse aliquote offerte in questo momento in California da qualche assicuratore.

Come Klein sa, questo non è neppure un paragonare le mele con le pere; è confrontare le mele con pere che non si possono nemmeno comperare.

In questo momento la California è fondamentalmente un mercato individuale [1] privo di regole, nel quale gli assicuratori sono liberi di respingere chiunque vogliano, e imporre qualsiasi aliquota vogliano. Questo significa che pochi giovani in salute con nessuna esperienza di precedenti problemi sanitari possono ottenere programmi convenienti; queste sono, per inciso, le persone che hanno meno bisogno di assicurazione, e questi programmi sono convenienti non solo perché sono disponibili soltanto per le persone che godono di ottima salute, ma anche perché non forniscono molta copertura assicurativa. Se non siete in salute o se non siete ricchi abbastanza per procurarvela con assicurazioni di questo genere, è un guaio.

 

Dunque, osservare quelle aliquote non  dice proprio niente sulla fortuna di una programma che offre assicurazione a tutti senza riguardo alla storia sanitaria pregressa, e dispone standards minimi abbastanza elevati quanto alla qualità di quella assicurazione.

Quello che è ancora più importante è che non c’è alcuna problematica oscura. Quando le persone cercano di spiegare la logica della riforma di Obama (e di Romney [2]) – di sicuro quando cerco di farlo io – spesso cominciano precisamente da questo punto, mettendo in evidenza come i mercati individuali senza regole offrono soluzioni abbastanza buone per le persone in salute e ricche, ma lasciano tutti gli altri al freddo, dopodiché, da quel punto in avanti, opera quella sorta di “sgabello a tre gambe” delle ‘valutazioni comunitarie’, delle deleghe alle persone e dei sussidi che sostengono la riforma [3].

E Roy si comporta abbastanza bene quando vi addentrate in questa roba: è tale persino nel tono,  conosce effettivamente un po’ di cose. Nondimeno, sceglie l’argomento più scadente ed ingannevole.

Conosco molta gente che vorrebbe vivessimo in un paese nel quale i dibattiti su cose come la politica dell’assistenza sanitaria fossero discussioni  serie ed oneste sugli aspetti controversi. Voglio sperare che quando sarò in pensione effettivamente vivremo in un paese del genere. Ma in questo momento, e sicuramente negli anni a venire, in sostanza abbiamo da una parte i fatti e dall’altra gli inganni.



[1] “Individuale” nel senso che ci si riferisce a quella parte di assistenza sanitaria che gli individui acquistano presso le assicurazioni private. Gli altri comparti della assistenza sono; quella pubblica per gli anziani (Medicare), quella pubblica per i più poveri (Medicaid) e quella coperta direttamente dalle imprese.

[2] Perché l’ex Governatore del Massachusetts aveva fatto approvare nel suo Stato, in precedenza,  una riforma simile a quella nazionale di Obama, salvo non potersene vantare durante la campagna presidenziale del 2012, perché a quel punto il Partito Repubblicano si era ulteriormente spostato a destra, ed era diventato contrario ad ogni riforma che non puntasse alla liquidazione die principali programmi sanitari federali.

[3] Per le ‘valutazioni comunitarie’ e per le ‘deleghe agli individui singoli’ vedi le note 1 e 2 all’articolo del 27 maggio sul New York Times: “La scossa della riforma sanitaria di Obama”.

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