June 14, 2013, 7:58 am
Cardiff Garcia has a nice survey of the two main groups of stimulati — those who want policy makers to be doing much more in the way of fiscal expansion, and those who want much more in the way of monetary expansion. As he says, most (but not all) of the players here are, as a practical matter, OK with trying both, so in policy terms there isn’t much argument between them.
I’d just add two points.
First, my own evolution: in 1998, looking at Japan, I concluded that monetary policy could be effective, but only if — in what I guess is now a widely used phrase — the central bank could credibly commit to being irresponsible, that is, to allowing inflation to rise, not tightening money as soon as the economy recovered. When crisis struck more widely, it became clear to me just how hard this would be to achieve — in part because it would obviously take years to persuade central bankers that they needed a higher inflation target, and further time to convince investors that the central bankers really had changed their spots.
So I became a pragmatic fiscalist, for reasons best laid out by Mike Woodford: the great thing about fiscal stimulus is that it doesn’t depend on expectations, and it works even if nobody believes it will work.
Unfortunately, this pragmatic case for fiscal policy runs into a different real-world problem: the obduracy of policymakers, who quickly turned to austerity policies, reaching for any argument they could find. This has led me and others to spend a fair bit of time calling for monetary expansion, simply because the central bank retains some freedom of action.
Second, I’m surprised that Garcia doesn’t mention Richard Koo, who would seem to be the prime candidate on the fiscalist side for someone who is adamant that we not try monetary policy on the side. I’ve written about my puzzlement over Koo’s position.
The main thing, I think, is to recognize that while we have our differences, the important thing is to try everything that might help. The greatest intellectual sin here is to care more about protecting your turf — my answer is the only answer! — than about the real economy that desperately needs every form of help we can deliver.
Sostenitori dell’intervento della finanza pubblica, dell’intervento di politica monetaria, credibilità e “difesa del territorio”.
Cardiff Garcia scrive un bel saggio sui due principali gruppi di “stimolisti” – coloro che vogliono che gli operatori politici operino di più nel senso della espansione della spesa pubblica, e coloro che lo vogliono nel senso della politica monetaria. Come egli dice, gran parte (ma non tutti) quei soggetti sono, da un punto di vista pratico, favorevoli ad entrambe, cosicché in termini politici non c’è molta discussione tra di loro.
Vorrei aggiungere due punti.
Il primo, a proposito della mia evoluzione: nel 1998, guardando il Giappone, io conclusi che la politica monetaria potrebbe essere efficace, ma alla condizione che – con una espressione che credo sia oggi largamente utilizzata – la banca centrale potesse credibilmente impegnarsi ad essere irresponsabile; cioè a consentire che l’inflazione cresca, non restringendo la moneta appena l’economia si riprende. Quando la crisi colpì in modo più vasto, divenne chiaro per me quanto questo sarebbe stato difficile da ottenere – in parte perché ci sarebbero voluti evidentemente anni per persuadere i banchieri centrali che avevano bisogno di un obbiettivo di inflazione più elevato, e tempo ulteriore per convincere gli investitori che i banchieri centrali avevano davvero cambiato posizione.
Sono dunque diventato un sostenitore dell’intervento di finanza pubblica, per ragioni che sono state esposte nel migliore dei modi da Mike Woodford: la grande cosa dello stimolo attraverso le finanza pubblica è che esso non dipende dalle aspettative, e funziona anche se nessuno ci crede.
Sfortunatamente, questo argomento pragmatico a favore della politica della finanza pubblica si scontra con un diverso problema del mondo reale: la ostinazione degli operatori politici, che rapidamente si sono spostati verso politiche di austerità, cercando di usare ogni argomento che potevano trovare. Questo ha portato me ed altri a dedicare un po’ di tempo a favore di una politica di espansione monetaria, semplicemente perché la banca centrale mantiene qualche libertà di iniziativa.
In secondo luogo, sono sorpreso del fatto che Garcia non rammenti Richard Koo, che sembrerebbe essere il primo candidato dalla parte dei sostenitori della finanza pubblica come uno che sia irremovibile nel non utilizzare la politica monetaria. Ho scritto (già) a proposito i miei dubbi sulla posizione di Koo.
La cosa principale, penso, sia riconoscere che se abbiamo le nostre differenze, la cosa importante è provare ogni cosa che possa essere di aiuto. In questo caso, il peccato maggiore è quello di preoccuparsi di più di difendere il proprio territorio – la mia risposta è l’unica risposta! – che non dell’economia reale che ha disperatamente bisogno di ogni forma di sostegno che possiamo assumere.
By mm
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