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Tre parole indicibili (28 giugno 2013)

 

June 28, 2013, 1:15 pm

Three Unsayable Words

Brad DeLong finds Allan Meltzer inveighing against quantitative easing, and notes that Meltzer’s story (in which it’s all Obama’s fault) is completely at odds with data on both investment and interest rates.

But there’s a larger story here. Some readers may recall that four long years ago Meltzer warned, in the direst of tones, that we faced a looming danger of inflation from expansionary Fed policy. Those of us who had studied Japanese experience, and more broadly thought through the implications of the liquidity trap, shot back that this was foolish — even if the Fed greatly expanded its balance sheet, the funds would just sit there, for example accumulating as excess bank reserves.

So here we are, with inflation low and falling despite a huge Fed expansion, and with Meltzer himself pointing out that the bulk of that expansion just sat there, largely in the form of excess reserves. In a better world, Meltzer would say the three unsayable words — “I was wrong” — and maybe even admit that the other side of the argument had something to it.

 

But no; his predictions didn’t go completely wrong because his analysis was wrong, it was all the Affordable Care Act, or something. And like so many people who originally raged against easy money because it would cause inflation, the failure of inflation to take off has simply led them to invent new reasons to take the same hard-money position.

And I’m trying, unsuccessfully, to think of a single prominent conservative economist who has responded to the complete failure of his predictions by changing his views. This has long since stopped being merely an analytical issue; it has become a moral issue, a test of character. And almost everyone on that side of the debate has failed.

 

Tre parole indicibili

 

Brad DeLong sorprende Allan Meltzer ad inveire contro la “facilitazione quantitativa” [1], ed osserva che il racconto di Meltzer  (secondo il quale la colpa è interamente di Obama) è completamente il contrario di quello che risulta dai dati sugli investimenti e sui tassi di interesse.

Ma c’è qua una vicenda più ampia. Alcuni lettori possono ricordare che quattro anni orsono Meltzer mise in guardia, con i toni più esagitati, che eravamo dinanzi ad un pericolo imminente di inflazione, a seguito della politica espansiva della Fed. Quelli tra noi che avevano studiato l’esperienza giapponese, e più in generale che avevano riflettuto sulle implicazioni della trappola di liquidità, replicarono che era una sciocchezza – anche se la Fed espandeva grandemente i propri equilibri finanziari, i fondi erano soltanto accantonati, ad esempio accumulati come riserve in eccesso delle banche.

E così ora ci siamo, con una inflazione bassa e in calo nonostante una vasta espansione della Fed, e con lo stesso Meltzer che mette in evidenza come il grosso di quella espansione sia proprio fermo a quel punto, in gran parte nella forma di riserve in eccesso. Con una espressione migliore, Meltzer avrebbe potuto usare tre parole indicibili – “Io avevo torto” – e forse avrebbe potuto persino ammettere che l’altra componente di quel dibattito aveva avuto qualche ragione.

Invece no: le sue previsioni sono risultate false non perché la sua analisi fosse sbagliata, è dipeso della Legge sulla Assistenza Sostenibile, o a qualcosa del genere. E nello stesso modo di molti che agli inizi erano in collera contro il denaro facile perché avrebbe provocato inflazione, il fatto che l’inflazione non si sia materializzata li ha semplicemente indotti ad inventarsi nuove ragioni per prendere la stessa posizione a favore di una moneta forte.

Sto cercando, senza riuscirci, a farmi venire in mente un singolo importante economista conservatore che abbia risposto al completo fallimento delle sue previsioni cambiando i suoi punti di vista. E’ da molto tempo che questo ha cessato di essere un imperativo semplicemente analitico; è diventato un imperativo morale, una prova del carattere. E su quel versante del dibattito quasi tutti hanno mancato.


[1] Vedi le note finali sulla traduzione a “quantitative easing”.

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