July 31, 2013, 7:01 am
Neil Irwin urges us to stop talking about inflation hawks and doves. Tim Duy agrees that the terminology is misleading, but admits that it’s not going to change, so that we should focus on clarifying what the distinction really means. And I’d liketo second that.
For the hawks/doves divide at the Fed, and more broadly, isn’t really about inflation tolerance. Nor is it about toughness, about being willing to do what needs to be done. It’s about economic models.
First, a word on inflation tolerance: the truth is that nobody at the Fed is advocating a significant rise in the inflation target. At most, some players want to turn 2 percent into a true target, with deviations on either side regarded as equally bad; this would actually represent a change in behavior, since the Fed has in practice treated 2 percent as a ceiling. But there’s nothing like Abenomics, an effort to boost the economy by fundamentally changing inflation expectations, on anyone’s agenda — at least not yet. (Give us a lost decade or two, and that may change).
So if there isn’t a big divide on the inflation target, what is the difference? The answer is that the hawks believe in immaculate inflation — they believe that a large Fed balance sheet can translate into an inflation surge even with the economy depressed.
It’s not clear how they think this would work; who, exactly, is going to raise prices in the face of all that economic slack? At some level, however, I think the hawks view what we’re going through as a supply-side phenomenon; they don’t really believe that we are suffering from a demand shortfall, and they also don’t seem to think that the zero lower bound makes any difference.
And the crucial point is that they have been wrong every step of the way, but keep demanding monetary tightening anyway.
So the hawks aren’t people willing to do what needs to be done; they’re people with a strange compulsion to do what doesn’t need to be done. And that’s why we need more doves at the Fed.
A proposito di pennuti
Neil Irwin ci sollecita a smetterla di parlare di falchi e di colombe. Tim Duy concorda che si tratti di una terminologia inopportuna, ma riconosce che non è destinata a cambiare, cosicché dovremmo concentrarci nel chiarire che cosa quella distinzione realmente significhi. Che è quello che vorrei cercar di fare.
Perché la divisione tra falchi e colombe alla Fed, e più in generale, non riguarda in verità la apertura mentale verso l’inflazione. Né ha a che fare con la durezza, con il voler fare quello che deve essere fatto. Riguarda i modelli economici.
In primo luogo, una parola a proposito della apertura mentale verso l’inflazione: la verità è che alla Fed nessuno sta sostenendo una crescita significativa dell’obbiettivo di inflazione. Al massimo, alcuni protagonisti vorrebbero passare da un obbiettivo del 2 per cento ad un obbiettivo effettivo, considerando le deviazioni in ogni verso da quell’obbiettivo come egualmente negative; questo in effetti rappresenterebbe un cambiamento nella condotta della Fed, dal momento che essa ha in pratica considerato il 2 per cento come un tetto. Ma non c’è alcunché, sulla agenda di nessuno, che assomigli alla politica economica di Abe, ad uno sforzo per incoraggiare l’economia attraverso mutamenti di fondo nelle aspettative di inflazione – almeno non ancora (dateci un decennio o due, e questo magari cambierà).
Dunque, se non c’è una grande distinzione sull’obbiettivo di inflazione, quale è la differenza? La risposta è che i falchi credono nella ‘immacolata inflazione’ – credono che un grande bilancio patrimoniale della Fed si possa tradurre in una crescita dell’inflazione anche in una economia depressa.
Non è chiaro come essi pensino che questo funzioni; chi, esattamente, alzerà i prezzi, a fronte di quel rallentamento dell’economia? In qualche modo, tuttavia, io credo che i falchi ritengano che stiamo attraversando un fenomeno dal lato dell’offerta; non credono realmente che stiamo soffrendo di una caduta della domanda e neanche sembra che pensino che il ‘limite inferiore di zero’ faccia alcuna differenza.
E il punto cruciale è che hanno avuto torto ad ogni passaggio, ma insistono nel chiedere in ogni modo una restrizione monetaria.
Cosicché i falchi non sono persone che vogliono fare quello che è necessario fare; sono persone con uno strano impulso a fare quello che non c’è bisogno di fare. E questa è la ragione per la quale abbiamo più bisogno di colombe alla Fed.
By mm
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