July 8, 2013, 9:50 am
Continuing the ongoing attempt to characterize the economists and economist wannabes who keep warning about inflation from the Fed’s efforts to do something about a weak economy, Noah Smith suggests that none of the inflationistas really believe what they’re saying. Instead, he writes, they’re either trying to defend economic models that defined their careers, but failed; lashing out because they personally have been made to look like fools; or playing to a lucrative audience of grumpy old rich white men, who are natural goldbugs:
So to sum up, there are three main reasons for predicting inflation, in defiance of both market expectations and recent past experience. These are 1. Commitment to a research paradigm, 2. Emotive expressions of political and personal anger, and 3. Cynical affinity manipulation.
I’d go along with most of this, with two caveats.
One is that my guess is that even the worst of these guys probably aren’t as self-consciously cynical as Smith seems to suggest. Snidely Whiplash types, twirling their mustaches and smirking over their evilness, do exist, but they’re rare. For the most part, people have an amazing ability to rationalize their actions: objectively, they’re cynically exploiting the rubes, but in their own minds they’re honest warriors for Truth, Justice, and the Austrian Way.
More important, I think Smith has missed an important category. Look at the 23-economist letter warning Bernanke against QE, and you’ll see several people who really don’t fit his typology. Michael Boskin, Douglas Holtz-Eakin, John Taylor, and several others have not, historically, been equilibrium-macro types, devoting their careers to the proposition that monetary policy can do nothing but cause inflation. On the contrary, their analytical models have always, whether they admit it or not, been more or less Keynesian. The same is true for a few other monetary hawks who didn’t sign this letter, e.g. Allan Meltzer and Martin Feldstein. (Way back, one colleague described Meltzer’s work with Karl Brunner as “Just Tobin with some original errors”)
So what is it that makes these guys — whose analytical framework, when you come down to it, doesn’t seem very different from Bernanke’s, or mine — so hostile to expansionary monetary policy? What do they have in common? The obvious answer is that they’re all very committed Republicans. And it’s hard to escape the suspicion that what’s really going on is that they’re bitterly opposed to expansionary policy when a Democrat is in the White House.
We could have tested that proposition if Mitt Romney had won. But doing that test would have been a clear case of unethical human experimentation.
Inflazionisti politici
Proseguendo il suo tentativo in corso di distinguere gli economisti e gli aspiranti economisti che continuano a mettere in guardia dall’inflazione dagli sforzi della Fed di fare qualcosa per un economia debole, Noah Smith suggerisce che nessuno degli ‘inflazionisti’ effettivamente crede in quello che dice. Piuttosto, scrive, costoro o stanno cercando di difendere i modelli economici che hanno caratterizzato le loro carriere, ma non hanno funzionato, dando colpi perché personalmente gli è stata fatta fare la figura degli sciocchi; oppure stanno recitando ad un pubblico ben redditizio di bianchi, vecchi ricchi e scontrosi, che sono naturalmente fanatici dell’oro:
“Dunque, per riassumere, ci sono tre principali ragioni per pronosticare l’inflazione, sfidando sia le aspettativa dei mercati che la recente passata esperienza. Queste sono: 1 – la coerenza verso un paradigma di ricerca; 2 – l’espressione emotiva di una rabbia politica e personale; 3 – la cinica manipolazione delle somiglianze.”
Sarei d’accordo con gran parte di ciò, con due avvertenze.
La prima: la mia impressione è che persino i peggiori di questi personaggi non sono così auto consapevolmente cinici come Smith sembra suggerire. I tipi alla Snidely Whiplash [1], che si accarezzano i baffetti e fanno sorrisetti malvagi, esistono per davvero, ma sono rari. Per la maggior parte dei casi, le persone hanno una sorprendente capacità di razionalizzare le loro azioni: obiettivamente, essi stanno cinicamente approfittando dell’ignoranza diffusa, ma nelle loro teste sono degli onesti combattenti per la Verità, la Giustizia ed il “Metodo” austriaco [2].
Penso sia più importante il fatto che Smith si è scordato di una categoria. Si guardi la lettera dei 23 economisti che hanno messo in guardia Bernanke contro la “Facilitazione Quantitativa”, e si vedranno alcuni individui che in realtà mal si adattano alla sua tipologia. Michael Boskin, Douglas Holtz-Heakin, John Taylor e vari altri non sono stati, storicamente, cultori delle teorie economiche dell’equilibrio, avendo dedicato le loro carriere al concetto che la politica monetaria non può fare altro che provocare inflazione. Al contrario, i loro modelli analitici sono sempre stati, che lo ammettano o no, più o meno keynesiani. La stessa cosa è vera per un po’ di altri ‘falchi’ monetari che non hanno firmato quella lettera, come Allan Meltzer e Martin Feldstein (nel passato, un collega descriveva il lavoro di Meltzer assieme a Karl Brunner come si trattasse “proprio di Tobin con alcuni errori originali”.
Dunque, cosa rende questi soggetti – il cui schema analitico, quando si va a fondo, non sembra molto diverso da quello di Bernanke o mio – costì ostili alla politica dell’espansione monetaria? Cosa hanno in comune tra di loro? La risposta evidente è che sono per davvero impegnati con i Repubblicani. Ed è difficile sfuggire al sospetto che quello che è davvero accaduto è che essi si sono opposti aspramente alla politica espansiva da quando un Democratico è alla Casa Bianca.
Potremmo aver provato questa affermazione se Mitt Romney avesse vinto. Ma fare una prova del genere sarebbe stato un chiaro caso di immorale esperimento con esseri umani.
[1] E’ un personaggio di un cartone animato, presumibilmente cinico:
[2] Ovvero, della scuola economica austriaca.
By mm
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