Blog di Krugman

La bicicletta di Ponzi della Cina sta andando a sbattere contro un muro di mattoni (19 luglio 2013)

 

 

 

July 19, 2013, 9:26 am

China’s Ponzi Bicycle Is Running Into A Brick Wall

In this morning’s session, I found myself using various metaphors to explain pretty much the same points I made in today’s column.

One of them was that in a way, China’s low-consumption high-investment economy was a kind of Ponzi scheme. Chinese businesses were investing furiously, not to build capacity to serve consumers, who weren’t buying much, but to serve buyers of investment goods — in effect, investing to take advantage of future investment, adding even more capacity. Would there ever be final buyers for what all this capacity could produce? Unclear. So, a kind of Ponzi scheme.

Also, my worries are that China doesn’t know how to slow down — that it’s a bicycle economy that falls over if it stops moving forward.

And of course I’ve argued that running out of peasants creates a wall.

So, the Chinese Ponzi bicycle is running into a brick wall. Also, the fascist octopus has sung its swan song.

Still not sure I’m living up to the world’s worst sentence, however.

 

La bicicletta di Ponzi della Cina sta andando a sbattere contro un muro di mattoni

 

Nella sessione di stamane, mi sono ritrovato a utilizzare varie metafore praticamente gli stessi punti che ho avanzato nell’articolo odierno.

Una di esse riguardava il modo in cui l’economia cinese basata sui bassi consumi e su alti investimenti fosse una specie di “schema Ponzi” [1]. L’economia cinese è consistita nell’investire furiosamente, non per dotarsi di una capacità produttiva per servire i consumatori, che non acquistavano granché, ma per servire gli acquirenti di beni di investimento – in effetti investendo per avvantaggiarsi di futuri investimenti, sommando una capacità produttiva anche maggiore. Ci sarebbero stati gli acquirenti finali per tutto ciò che questa capacità produttiva avrebbe prodotto? Non è chiaro. Dunque, una specie di schema Ponzi.

Inoltre, le mie preoccupazioni sono che la Cina non sappia come rallentare, che essa sia una economia della bicicletta [2] che inciampa se smette di muoversi in avanti.

E naturalmente ho sostenuto che quell’esaurimento della forza lavoro agricola crea un muro.

Dunque, la bicicletta cinese di Ponzi sta andando a sbattere in un muro di mattoni. Per giunta, la piovra fascista ha intonato il suo canto del cigno.

Non sono ancora sicuro, tuttavia, di essere in sintonia con la peggiore condanna del mondo [3].


[1] Lo schema Ponzi è un modello economico di vendita truffaldino che promette forti guadagni alle vittime a patto che queste reclutino nuovi “investitori”, a loro volta vittime della truffa. La tecnica prende il nome da Charles Ponzi, un immigrato italiano negli Stati Uniti che divenne famigerato per avere applicato una simile truffa su larga scala nei confronti della comunità di immigrati prima e poi in tutta la nazione. Ponzi non fu il primo a usare questa tecnica, ma ebbe tanto successo da legarvi il suo nome. Con la sua truffa coinvolse infatti 40 000 persone e, partendo dalla modica cifra di due dollari, arrivò a raccoglierne oltre 15 milioni.

Lo schema di Ponzi si è sviluppato nel tempo in varianti più complesse, pur mantenendo la stessa base teorica e continuando a sfruttare l’avidità delle persone. Lo schema di Ponzi è tornato alla ribalta internazionale il 12 dicembre 2008, a causa dell’arresto di Bernard Madoff, ex presidente del NASDAQ e uomo molto famoso nell’ambiente di Wall Street. L’accusa nei sui confronti è di aver creato una truffa compresa tra i 50 e i 65 miliardi di dollari (una delle maggiori della storia degli Stati Uniti) proprio sul modello dello schema di Ponzi, attirando nella sua rete molti fra i maggiori istituti finanziari mondiali. Il 12 marzo 2009 Bernard Madoff si dichiarò colpevole di tutti gli undici capi d’accusa a lui ascritti e fu condannato a 150 anni di carcere (Wikipedia).

Ed ecco il nostro connazionale, in una quasi sorridente fotografia carceraria:

Ponzi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[2] Di recente di intende per “economia della bicicletta” una variante di un modello economico di tipo ecologico, capace di prestazioni importanti sotto i profili della salute e della riduzione dell’inquinamento ed anche di nuove forme di consumo equilibrato.

[3] Interpreto in questo modo “ I’m living up to …”, che più letteralmente sarebbe “soddisfare (una aspettativa, un obbligo, un principio”), ovvero essere all’altezza. Il link, infatti, è con l’articolo di questi giorni sul NYT, che si conclude con il dubbio che, preoccupati sono ad ieri della competizione cinese, oggi ci si debba preoccupare dei guai della Cina. Quanto al fatto che la Cina venga definita “piovra fascista”, per chi lo ritenesse un po’ semplicistico, una spiegazione viene fornita nel successivo post del 20 luglio dal titolo “Orwell, la Cina e il sottoscritto”. .

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