Blog di Krugman

La frazione Farbissen (4 luglio 2013)

 

July 4, 2013, 10:11 am

The Farbissen Faction

My late father burst out laughing when I told him that the Lotte Lenya character in the Austin Powers movies is named Frau Farbissina; I’m sufficiently cut off from my cultural heritage that I had to ask him why. It turns out that it comes from farbissen, which — as is typical in Yiddish — has connotations that go beyond its usual translation as “bitter”. A farbissineh (think clenched teeth) is someone who not only isn’t enjoying herself, but is determined to make sure that nobody else has any enjoyment either.

All this came to mind as I contemplated the increasingly loud campaign demanding that the Fed stop its bond purchases and indeed start raising interest rates. It’s a chorus coming from Martin Feldstein, the Bank for International Settlements, Raghuram Rajan, John Taylor, and more. I believe that this chorus has already had significant malign effects; it effectively bullied the Fed into talking about “tapering” despite a total absence of economic justification, and this — by leading markets to believe that the Fed was turning more hawkish in general — has led to higher long-term interest rates.

The question is, what lies behind this campaign? It’s remarkably hard to explain in terms of any coherent logic; as David Glasner says, the members of this group seem to believe, somehow, that the Fed is powerless to boost the real economy yet retains vast power over real interest rates.

More than that, the general principle behind the economic analysis seems to be that economic agents are selectively stupid — that is, that different classes of investors are stupid in different ways, that just happen to justify tighter monetary policy in the face of mass unemployment. On one side, we have Feldstein and others assuring us that higher interest rates won’t deter real investment, because they’ll still be low; it’s news to me that demand curves turn vertical at low prices, but whatever. On the other side, they insist that low rates will induce financial investors to make irrational choices and blow bubbles. Now, bubbles happen; but is there any real evidence that low interest rates are the key? The worst of both the dotcom and the housing bubble took place when rates were much higher than they are now.

 

The key observation here, I think, is that by and large the people now demanding higher interest rates have been against easy money all along — it’s just their alleged justifications that keep changing. Back when they were warning against inflation, presumably because loose money would overheat the economy; now they’re declaring that loose money does nothing to the real economy, but is causing bubbles. In other words, it feels like an attitude looking for justifications, not an analysis.

And the attitude is farbissen — a gut dislike of the idea that money is cheap.

 

La frazione Farbissen

 

Il mio defunto genitore scoppiava a ridere quando gli raccontavo che il personaggio di Lotte Lenya, nei film degli Austin Powers, si chiamava ‘Frau Farbissina” [1], ed io mi ero sufficientemente estraniato dalla mia eredità culturale che dovevo chiedergli il motivo. Scoprii che esso veniva dal termine “farbissen” che – come è caratteristico dello Yiddish – ha connotazioni che vanno oltre la sua semplice traduzione di “amaro”. Una “farbissineh” è qualcuna che non solo non sa godere per suo conto, ma vuole essere sicura che neppure nessun altro abbia soddisfazione (si pensi all’immagine dei denti stretti).

Tutto questo mi è venuto a mentre nel mentre assistevo alla pressante campagna con la quale si chiede che la Fed interrompa i suoi acquisti di bonds e in sostanza cominci ad alzare i tassi di interesse. E’ un coro che proviene da Martin Feldstein, dalla Banca dei Regolamenti Internazionali, da Raghuram Rajan, da John Taylor ed altri ancora.  Credo che questo coro abbia già avuto i suoi effetti maligni; esso ha effettivamente intimorito la Fed, spingendola a parlare di una “stretta” nonostante la totale assenza di motivazioni economiche, e questo – inducendo i mercati a credere che la Fed stesse diventando in termini generali più restrittiva – ha portato a tassi di interesse sul lungo termine più elevati.

La domanda è: cosa c’è dietro questa campagna? E’ considerevolmente difficile spiegarla nei termini di una logica coerente; come dice David Glasner  i membri di questo gruppo sembrano, in qualche modo, ritenere che la Fed sia impotente nell’incoraggiare l’economia, eppure mantenga un potere reale sui tassi di interesse.

Oltre a ciò, pare che il principio generale che presiede a quella analisi economica sia che gli agenti economici siano stupidi in modo selettivo – vale a dire che le diverse categorie degli investitori siano stupide in modi diversi, al punto che una politica monetaria più restrittiva a fronte di una disoccupazione di massa si giustifica solo casualmente. Da una parte, abbiamo Feldstein ed altri che ci assicurano che i tassi di interesse più alti non scoraggeranno gli investimenti reali, perché essi saranno ancora bassi; per me è una novità che le curve della domanda si indirizzino verticalmente a prezzi bassi, ma tant’è. Dall’altra parte, ribadiscono che i tassi bassi indurranno gli investitori finanziari a fare scelte irrazionali ed a gonfiare bolle. Ora, le bolle possono aver luogo; ma c’è una qualche reale prova che i bassi tassi di interesse siano una chiave?  Le cose peggiori sia nella bolla dell’informatica che in quella immobiliare si produssero quando i tassi erano molto più alti di quanto non siano oggi.

In questo caso l’osservazione fondamentale, credo, è che in linea di massima le persone che oggi chiedono tassi di interesse più alti sono state contrarie al denaro facile sin dall’inizio – sono solo le loro pretese giustificazioni che continuano a cambiare. Nel passato essi mettevano in guardia contro l’inflazione, presumibilmente perché un denaro con minori condizionamenti avrebbe surriscaldato l’economia; ora stanno affermando che un denaro più libero non avrà effetti sull’economia reale, ma sta provocando bolle. In altre parole, la si percepisce come una attitudine a cercare giustificazioni, non come una analisi.

E questa attitudine è “farbissen” – una autentica repulsione nei confronti dell’idea del denaro facile.


[1] “Frau Farbissina” è una personaggio femminile di films della serie “Austin powers” . E’ una specialista di tecniche di attacco e di difesa al servizio del Dr. Evil, con il quale ha avuto anche un figlio, agli inizi della loro relazione, pur essendo di tendenze omosessuali. Da quello che capisco, il personaggio di Frau Farbissina compare anche nel film di Fleming “Dalla Russia con amore”, in quel caso interpretato nel 1963 dalla attrice Lotte Lenya (che fu anche cantante ed importante attrice del teatro brechtiano).  Ecco le due diverse interpreti di Farbissina:

z 71                     z 72

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                       

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