July 12, 2013, 8:19 am
Update: a hint for all those readers demanding data for other countries: those things with blue lines underneath are hyperlinks, and in this case lead you right to the full dataset.
Roger Cohen has a nice piece making, impressionistically, a point I’ve been meaning to make quantitatively: things are not as bad in France as a lot of Anglo-Saxon reporting would have you believe. Yes, the French seem morose; but the French always seem morose. Just because they aren’t have-a-nice-day types doesn’t tell you much about the state of either their society or their economy.
And although you’d never know it from anything you read here, in some ways the French economy is still doing better than ours.
Dean Baker touched on one aspect the other day: youth unemployment. Yes, the unemployment rate among young French people is much higher than the rate here. But as Dean points out, the fraction of young people who are unemployed is about the same here and there. How is that possible? Because many fewer French college students have to seek work, thanks to vastly more generous scholarships.
But there’s an even more striking comparison — one I learned from Dean. Let’s not look at unemployment rates, which can be distorted in the way we’ve just seen. Instead, look at employment rates — the fraction of the population that has a job. And break it down by age (pdf):
Young French are much less likely to be working, as we’ve already mentioned. So are older French, because of policies that made early retirement financially attractive. But in prime working years, surprise! The French employment picture, at least as of late last year, was significantly better than ours.
And bear in mind that this is in a system where there is much less misery if, as it so happens, you don’t have a job.
Put it this way: right now, there is a lot less actual misery in France than there is here. Don’t let those morose faces fool you.
“Les (non tanto) Miserables”
Aggiornamento: un accenno per tutti quei lettori che chiedono dati sugli altri paesi: queste cosine con le righe blu sottostanti sono collegamenti intertestuali, e in questo caso vi portano dritti ai dati completi.
Roger Cohen scrive un bel pezzo, rendendo in modo impressionistico un aspetto che avevo intenzione di esporre in termini quantitativi: le cose non sono così cattive in Francia come una quantità di resoconti anglosassoni vorrebbero farci credere. E’ vero, la Francia sembra cupa; ma i francesi sembrano sempre cupi. Il solo fatto che siano individui con le cose che gli vanno di traverso non vi dice molto delle condizioni della loro società e della loro economia.
E per quanto non l’abbiate mai saputo da quanto leggete qua, in qualche modo l’economia francese sta facendo meglio delle nostre.
Dean Baker è intervenuto su un aspetto l’altro giorno: la disoccupazione giovanile. E’ vero, il tasso di disoccupazione tra i giovani francesi è molto più alto che da noi. Ma come mette in evidenza Dean, la percentuale di giovani che sono disoccupati è grosso modo la stessa, là e qua. Come è possibile? Perché molti meno studenti universitari francesi devono cercar lavoro, grazie alle notevolmente più generose borse di studio.
Ma c’è un confronto persino più impressionante, che ho appreso da Dean. Non guardate ai tassi di disoccupazione, che possono essere distorti per la ragione che ho appena detto. Guardate, invece, ai tassi di occupazione – la parte della popolazione che ha un lavoro. E disaggregatela secondo l’età (disponibile in pdf):
I giovani francesi è molto meno probabile che lavorino, come ho già ricordato. Lo stesso vale per i francesi più anziani, a causa delle politiche che rendono i pensionamenti precoci finanziariamente attraenti. Ma, negli anni della principale età lavorativa [1], sorpresa! Il quadro della occupazione francese, almeno quella dell’ultimo anno, era significativamente migliore del nostro.
E tenete a mente che questo accade in un sistema nel quale c’è molta meno miseria, se vi succede di non avere un posto di lavoro.
Mettiamola così: in questo momento, c’è molta meno effettiva miseria in Francia che qua da noi. Non consentite che quelle facce cupe vi prendano in giro.
[1] Ovvero, nella popolazione tra i 25 ed i 54 anni. Per questo traduco “prime working age” come “principale età lavorativa”; perché quegli non sono gli anni della “prima età lavorativa” (evidentemente, sulla cinquantina, non si è alla “prima esperienza”). Sono gli anni dove si concentra la “principale” esperienza lavorativa delle persone.
By mm
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